lunedì 24 luglio 2017

Arrivo a Phuket e prime impressioni

Sono le 12.05 di sabato 22 luglio quando, recuperato il nostro coprigommone ed i nuovi copri-oblò, salpiamo dalla baia di Telaga: abbiamo 26 miglia da percorrere, manco a dirlo ancora a motore. Alle 16.15 arriviamo a Ko Lipe, l'isoletta più meridionale del Butang Group; ancoriamo nella parte nord, nel canale che la separa dalla maggiore isola di Adang, su un fondale sabbioso di 9-10 metri (6°29.872'N 99°18.030'E) .
In avvicinamento notiamo sulla spiaggia centinaia di piccole imbarcazioni, probabilmente di pescatori che solo verso sera iniziano la loro attività, ma quello che ci colpisce maggiormente sono i colori dell'acqua, dall'azzurro chiaro al blu, trasparente da vedere il fondo.
Ci eravamo ormai dimenticati che l'acqua può essere anche trasparente: se escludiamo qualche punto dalle parti dell'isola di Komodo, per riacciuffare un ricordo di acqua pulita dobbiamo tornare indietro a settembre 2016, quando eravamo nel parco di Raja Ampat a nord della Papua.
Finalmente facciamo il primo bagno della stagione, dopo due mesi! Con l'occasione ho voluto fare un controllo della chiglia. Un piccolo tarlo mi infastidiva da quando abbiamo lasciato Pangkor: al primo ancoraggio all'isola di Madang, durante la solita perlustrazione della piccola baia, ho sentito la barca toccare il fondo. Eravamo praticamente fermi, solo un po' di scarroccio per la corrente, lo scandaglio segnava 4-5 metri di fondo ma la visibilità era zero. Ebbene, dobbiamo aver urtato contro uno scoglio coperto da appena un metro e mezzo d'acqua e purtroppo non con la chiglia, ma con la punta del timone, che è strutturalmente più debole. Ecco la foto del danno, non gravissimo ma sempre sgradito. 
A parte questa amara constatazione, cui porremo rimedio tra un mesetto quando Refola uscirà nuovamente dall'acqua, il nostro ancoraggio si è rivelato piacevole e discretamente protetto dalla risacca.
Il giorno seguente riprendiamo la navigazione verso Phuket, per un'altra tappa giornaliera fino all'isola Ko Rok Nok, a 46 miglia; le autorità thailandesi permettono alcune soste nel loro territorio prima di formalizzare l'ingresso, ma non troppe e soprattutto entro 7 giorni dalla partenza da Langkawi bisogna registrare ufficialmente l'entrata.
Alle 15.30 arriviamo a destinazione. Ko Rok Nok è un parco naturale, il paesaggio suggestivo e l'acqua limpida.
Per evitare che le barche danneggino i coralli con l'ancora, nella baia sono posizionate diverse boe; ne prendiamo una di quelle più esterne, fondale di 33 metri, con un cimone molto robusto e soprattutto di recente installazione (7°12.847'N 99°04.374'E).
Poco dopo di noi arriva un catamarano, proveniente da nord, e prende una boa nelle acque più basse.
Naturalmente non rinunciamo ad un bel bagno ristoratore (anche se la temperatura dell'acqua è sui 27-28°) e ceniamo in pozzetto nella quiete più assoluta.
Sul portolano avevamo letto che essendo l'isola parco naturale viene richiesto il pagamento di una tassa di 500 bath (circa 13 €). Sarà forse perché è domenica, ma nel nostro caso nessuno è venuto a riscuotere, e per fortuna, visto che siamo totalmente sprovvisti di valuta locale.
Lunedì 24 luglio alle 8.20 molliamo l'ormeggio. Nel programma avevamo previsto prima di Phuket un'altra tappa intermedia, di 37 miglia; ma leggendo su www.noonsite.com gli orari di apertura degli uffici per il check-in abbiamo realizzato che in nessun caso saremmo riusciti a registrare il nostro ingresso nello stesso pomeriggio dell'arrivo. Gli orari sono infatti 9.00-12.00 e 13.00-15.00. Avremmo aggiunto un giorno ai 7 che siamo obbligati a passare fuori dalla Malesia, e visto che (tanto per cambiare) siamo di corsa optiamo per un tappone unico da 59 miglia che ci porta direttamente alla baia di Chalong, sul versante meridionale di Phuket, dove è previsto fare le pratiche per l'ingresso in Thailandia.
In avvicinamento arriva anche un po' di vento, prima sugli 8-10 nodi e quasi all'arrivo sui 15, ma ce l'abbiamo proprio sul naso, peccato, è troppo tardi per tirare qualche bordo.
Per entrare a Chalong, provenendo da sud, lasciamo a sinistra l'isola Ko Hi, dove c'è il mondo: paracaduti ed enormi bruchi gonfiabili trainati da potenti motoscafi, una spiaggia che sembra un formicaio, centinaia di turisti e numerosissime barche che fanno la spola per riportarli all'isola principale.
Imbocchiamo il canale tra Phuket e l'isola Ko Lon e alle 16.40 siamo a Chalong Bay: una baia immensa, piena di imbarcazioni di ogni genere e dimensione, diporto, pescherecci, turismo, navi cargo. Più che in mare ci sembra di essere su una pista di autoscontro.
La maggior parte delle barche sono alla boa, e molte boe sono in effetti libere, ma non si sa fino a quando, c'è il rischio che il legittimo titolare venga prima o poi a reclamarla.
Decidiamo quindi di ancorare in uno spazio libero dietro ad un grosso motoscafo, ma ci rendiamo presto conto che lo spazio è libero perché è il tratto delimitato dai segnali di accesso, infatti quando inizia il rientro delle orde turistiche vediamo barche sfrecciarci sia a destra che a sinistra, anche a notevole velocità. Ci spostiamo allora fuori dalla prima coppia di segnali, costituiti da 2 alti piloni in cemento, su un fondale di 5-6 metri (7°48.839'N 98°21.468'E).
Abbiamo ancora un po' di tempo prima del buio, così mettiamo in acqua il nostro dinghy e scendiamo a terra giusto per dare un'occhiata in giro ed agli uffici dove andremo domani, ma soprattutto per prelevare ad un ATM e acquistare una sim locale per la connessione internet.
Lasciamo il dinghy all'estremità esterna del lungo pontile in cemento lungo (circa un chilometro) che collega la terraferma ai diversi punti di attracco dei traghetti turistici, su cui trova posto anche una grande costruzione moderna, col tetto blu, che ospita gli uffici di dogana, immigrazione e Harbour Master. Restiamo nuovamente basiti dall'intensità del traffico turistico: una fila di spartani camioncini fa la spola per riportare ai loro pullman centinaia e centinaia di persone. Noi invece preferiamo andare a piedi (non solo non abbiamo i soldi per pagare il biglietto, ma nemmeno avremmo voglia di essere stipati come sardine insieme a tutta quella gente). Lilli dice: "Per farmi fare la turista in quel modo dovrebbero pagarmi, e tanto!". Ancora una volta ci rendiamo conto di quanto siamo fortunati, ad essere qui per conto nostro, su una barca-casa tutta nostra, che ci porta dove vogliamo!

Preso un po' di denaro e la sim Thai, in tutta fretta ce ne torniamo su Refola per passare la prima notte all'ancora, nella baia di Chalong.