martedì 30 agosto 2016

Vanimo, ultima sosta in PNG

2°41.046'S 141°17.840'E
Alle 6.50 di sabato 13 agosto salpiamo da Mal Island. Usciamo dal gruppo delle Ninigo attraverso la pass che separa Ahu Island dall'isolotto Pelepa, a sud di Ahu; la profondità minima nella pass è di 13 metri, e troviamo circa 1 nodo di corrente entrante.
Finalmente abbiamo un vento costante sui 14-15 nodi: quasi non ci sembra vero, dopo settimane di motore, così ci godiamo queste 200 miglia, a vele spiegate fino a Vanimo.
Alle 14.30 di domenica 14 gettiamo l'ancora in prossimità del molo, nell'angolo SE di Vanimo Harbour (2°41.046'S 141°17.840'E).
Vanimo rappresenta per noi una tappa importante, perché dobbiamo ritirare presso il Consolato il visto per l'Indonesia (richiesto, tramite un agente con sede a Bali, quando eravamo ancora in Nuova Zelanda) e ottenere la clearance di uscita dalla Papua Nuova Guinea. Ci impensierisce il controllo dell'immigrazione: abbiamo sforato il termine di 30 giorni fissato per chi come noi non ha un visto di ingresso in PNG, che scadeva il 6 agosto. Ci faranno problemi?
Un po' ansiosi lunedì 15 agosto, alle 8.15 di mattina, siamo già nell'ufficio dell'Harbour Master per iniziare le pratiche.
Gli altri navigatori passati di qui hanno scritto che l'Harbour Master è molto "helpful" e "yacht friendly", cioè che fornisce aiuto e assistenza agli yacht in transito. Con disappunto veniamo a sapere che l'Harbour Master è cambiato, ma non così, per fortuna, la gentilezza e disponibilità del nuovo incaricato e dei suoi collaboratori. Ad uno di questi, infatti, il capo consegna le chiavi della propria auto per accompagnarci agli uffici della Custom, distanti circa 2-3 km.
L'ufficiale della Custom ritira la clearance interna che ci avevano rilasciato a Kavieng e ci consegna un certificato che attesta il nostro arrivo  a Vanimo, rimandandoci però al giorno della partenza per il ritiro della clearance di uscita dalla PNG; con sollievo apprendiamo che lui stesso potrà timbrare l'uscita sui nostri passaporti, evitandoci di passare dall'ufficio immigrazione. Forse questo ci aiuterà a farla franca!
Quando usciamo dall'ufficio della Custom realizziamo che il nostro autista non c'è più, se n'è andato senza dirci niente! Perplessi ci guardiamo intorno per capire come fare a tornare indietro, ma dopo un attimo un simpatico personaggio della Biosecurity ci offre il suo aiuto e ci porta prima al Consolato Indonesiano, e poi addirittura a fare acquisti.
Al Consolato sembra tutto facile: compiliamo qualche modulo, consegniamo copia della "sponsor letter" della nostra agente di Bali e del CAIT (permesso di navigazione in acque indonesiane, ottenuto sempre tramite la stessa agente). "Venite a ritirare il visto alle 14" ci dice l'impiegato.
Scarrozzati dal nostro "autista personale", facciamo un giro per i (piuttosto miseri) negozi. Vanimo è l'ultima città della Papua Nuova Guinea, a circa 50 km dal confine con l'Indonesia, ma non per questo diversa dalle altre viste in precedenza: alcuni supermercati cinesi, 2-3 negozi di ferramenta e casalinghi, un mercato grande ma povero, con molti banchi vuoti.
Le abitazioni sono sparpagliate nel verde fuori dal centro commerciale, ma un grande tabellone davanti al palazzo della provincia mostra il piano cinquantennale di sviluppo della città (2016-2066). Questa sì che è lungimiranza!
Rientriamo in barca per pranzare velocemente ed alle 13,45, sotto un'implacabile canicola, ci rechiamo a piedi al consolato indonesiano.
E qui inizia il calvario: un altro impiegato, di grado superiore, ci comunica che sono necessari documenti originali, o almeno delle copie a colori. "Ma non abbiamo originali, abbiamo ricevuto tutto via mail dalla nostra agente!" dice Lilli. "Tornate domani" è la laconica risposta, che ci lascia ancora una volta perplessi e un po' preoccupati.
Non ci perdiamo d'animo e nel frattempo organizziamo il rifornimento di carburante: con vento così scarso, ahimè, i consumi di gasolio sono alle stelle!!!
Il giorno successivo torniamo al Consolato. L'impiegato "superiore" ripete che non può accettare i nostri documenti, ma noi insistiamo che non abbiamo altro da produrre, e che i documenti sono validi, timbrati e firmati… Ci dice di aspettare. Una buona mezz'ora di attesa e poi veniamo fatti entrare in una saletta con un grande tavolo, per parlare con uno ancora più importante (che sia il console in persona?). Ci fa domande sullo scopo del nostro viaggio, ci assicura che l'Indonesia è felice di accogliere le barche, ma ... le procedure … bla, bla, bla. Vedendo che butta male, gli dico: "Per favore, ci aiuti!". Lilli gli mostra sull'I-Phone la mail ricevuta dall'agente, e la inoltra all'indirizzo del Consolato. Senza sapere come andrà a finire, veniamo rimandati alle panchine di attesa. Solo dopo un'altra ora veniamo chiamati allo sportello, dove finalmente ci consegnano i passaporti, con incollato il visto indonesiano. È fatta!!!!
Se ci va dritta anche con l'uscita dalla PNG, apriamo una bottiglia (l'ultima) di prosecco!
Mercoledì 17 agosto di buonora l'impiegato dell'Harbour Master ci riaccompagna alla Custom: in 10 minuti otteniamo la clearance di uscita e i timbri sui passaporti, senza alcuna difficoltà. Siamo liberi di partire!
Alle 9.30 salpiamo: perdiamo mezzora per lavare catena e ancora, intrise di fango, e mettiamo la prua su Jayapura, nostra prima meta Indonesiana, a 38 miglia.

NOTE PRATICHE PER I NAVIGATORI:
VANIMO HARBOUR: per motivi di sicurezza l'ancoraggio consigliato da altri navigatori è il più vicino possibile al molo, facendo attenzione a non intralciare le manovre delle navi: essendo una zona illuminata, è più difficile subire intrusioni a bordo e furti. In ogni caso è sempre consigliabile chiudere la barca quando si va a terra, e non lasciare in coperta niente che possa essere rimosso.
All'arrivo abbiamo chiamato via VHF il Port Controll per chiedere il permesso di ancorare: nessuna risposta, ma era domenica e sicuramente l'ufficio era chiuso. Abbiamo ancorato, senza problemi, nell'angolo SE di Vanimo Harbour (2°41.046'S 141°17.840'E); fondale di sabbia/fango, profondità sui 5-6 metri.
ATTERRAGGIO: per andare a terra col dinghy il posto più sicuro è a destra del molo, dietro al relitto, dove c'è anche uno scivolo un po' rovinato; non è comodissimo, perché con la bassa marea bisogna camminare sulle rocce, ma almeno si può lucchettare il dinghy al relitto.

FORMALITÀ: l'ufficio dell'Harbour Master si trova alle spalle del molo, seminascosto dai container; il cancello di ingresso è proprio a fianco dello scivolo suddetto.
La Custom si trova a circa 3 km, proseguendo sulla strada tra la spiaggia e l'aereoporto, al primo incrocio a sinistra, Best National Building; comunque presentandosi all'Harbour Master, c'è la possibilità di essere accompagnati in auto.
L'Immigrazione ha normalmente sede all'aeroporto, ma il timbro di ingresso o uscita si può ottenere dalla Custom.
Il Consolato è a circa 800 metri dal grande incrocio accanto al porto; è necessario compilare un modulo e allegare 2 foto tessera, e pagare 120 kina a persona (circa 36 €).
CARBURANTE: ci sono due compagnie  che vendono carburante in barili (drum) da 200 litri, oltre ad un paio di distributori dove si può far rifornimento con le taniche. Noi abbiamo utilizzato la compagnia più vicina al nostro ancoraggio (200 metri dopo l'Harbour Master), J.B. Distributors LTD. Abbiamo pagato 3,25 k/litro, il prezzo più caro in PNG, consegna dei barili sul molo, dove abbiamo accostato con la barca, previa autorizzazione dell'Harbour Master; sono attrezzati di pompa e filtro ed il personale fornisce assistenza per il travaso.