sabato 23 luglio 2016

PNG: NEW BRITAIN, RABAUL

4°12.477'S 152°10.658'E
Martedì 19 luglio alle 8.00 salpiamo da Boimago Island.
La nostra destinazione è la baia di English Cove, sulla punta sud dell'isola di New Ireland, a circa 250 miglia; per affrontare questa tappa abbiamo atteso la finestra più duratura di vento favorevole: la previsione dei grib files ci dà vento fino a circa metà percorso, poi dovremmo passare attraverso un'area temporalesca, che rappresenta un'incognita.
Dopo le prime 24 ore con vento fresco e velocità media superiore a 7 nodi, per evitare un atterraggio notturno decidiamo di allungare il percorso di 40 miglia, fino a Rabaul, sull'isola di New Britain.
Il secondo giorno abbiamo un temporale dietro l'altro, ma proseguiamo a vela fino al pomeriggio, quando il vento cala lasciando un'onda fastidiosa, costringendoci a dare motore per alcune ore.  Verso sera il mare si appiattisce e torna un vento leggero, che ci sospinge gentilmente.  All'alba del 21 luglio, avanzando lentamente a 3-4 nodi accompagnati dal dolce sciabordio su un mare ormai piatto, entriamo nella grande baia di Rabaul; alle 7.15 ancoriamo davanti al Rabaul Yacht Club, sulla parte NE della baia. Il fondale è di sabbia e fango, con buona tenuta, sui 7-8 metri (4°12.477'S 152°10.658'E). 
Ci sono una quindicina di boe libere e un pontile in legno con 3 barche a motore ed una barca a vela un po' in disarmo.

Quando andiamo a terra, con il dinghy, prendiamo le prime informazioni dalla ragazza del bar dello Yacht Club. L'ancoraggio è gratuito e sicuro, l'area è illuminata e guardianata, le boe ed il pontile (con acqua e corrente) sono a pagamento: tariffa "una tantum", senza limiti di tempo, di 200 kina (circa 70€); per andare in città c'è un pulmino collettivo che fa servizio continuativo, costo 1 kina.
In città, vicino al porto, c'è un bel mercato, con settori dedicati ad artigianato, frutta e ortaggi; sulla via principale, numerosi supermercati di stile "cinese", cioè che vendono un po' di tutto, ma non quello che cerchiamo noi: formaggi, olio d'oliva, pasta.
Per il rifornimento di carburante c'è la Islands Petroleum che consegna, senza sovrapprezzo,  bidoni da 200 litri fino al pontile dello Yacht Club; purtroppo a noi servono solo 170 litri, perciò abbiamo rimandato l'acquisto in attesa di procurarci altre due taniche di scorta.
Per il gas da cucina, ancora una volta non riusciamo a rifornirci: si può solo fare il cambio con bombole dello stesso tipo.
Nella seconda guerra mondiale Rabaul è stata un'importante base giapponese; lo testimoniano ancora oggi i numerosi relitti sparsi in tutta la baia. A circa 800 metri dallo Yacht Club, sulla strada che porta in città, c'è un piccolo museo e sulla collina, a circa 2 km, un belvedere con una lapide posta dai giapponesi in memoria dei caduti.

Sulla grande baia si affacciano 3 vulcani, di cui uno ben visibile sul lato est, ancora in attività con fumarole che escono dal cratere. Proprio quest'ultimo nel 1994 ha avuto una forte eruzione che ha sommerso di cenere l'intera città, metri e metri che arrivavano fino ai tetti delle case. Da allora la città è stata ripulita, ma molta gente si è trasferita nella ansa sud della baia, a Kokopo, che da allora è diventato di fatto il nuovo capoluogo dell'isola.
Kokopo si raggiunge in poco meno di mezz'ora, con il pulmino collettivo (linea n.1A, prezzo 3 kina, circa 1€); il 22 luglio Lilli ed io andiamo a visitarla: un bellissimo e fornitissimo mercato, pulito e ordinato, strade e parcheggi, molta gente, insomma quasi una vera città. Oltre ai soliti supermercati cinesi, con piacere ne troviamo anche uno "vero", come piace a noi occidentali: si chiama "Anderson", e si trova circa 1 km dopo il capolinea del pulmino che proviene da Rabaul.
Il 23 luglio, io e Luciano andiamo di nuovo a terra per comprare un po' di verdura, e passando davanti alla grande chiesa cattolica ci fermiamo per fare due chiacchiere col parroco, che ci avevano detto essere italiano. Troviamo invece Padre Ernesto, un giovane prete argentino che  parla un buon italiano e ci fornisce un po' di notizie interessanti. La comunità cattolica è numerosa, attualmente il vescovo si è spostato a Kokopo, ma prima dell'eruzione del 1994 la cattedrale era questa: era stata costruita subito dopo la guerra e infatti, anche se oggi avrebbe bisogno di riparazioni, dalle lavorazioni di pavimenti e colonne, dall'imponenza si vede che è stata una chiesa importante.
Chiediamo del vulcano, se è tranquillo: l'eruzione più devastante è stata nel 1937, quando sono nati i 3 vulcani presenti ora nella baia, compreso uno emerso improvvisamente dal mare.
Oggi, dopo l'ultima eruzione del 1994, Rabaul sopravvive perché c'è il porto commerciale, di cui Kokopo è sprovvista. Sulla collina c'è una stazione vulcanologica che monitorizza tutti i vulcani della PNG; tutte le settimane una squadra di tecnici compie rilevazioni per prevedere nuove attività sismiche. C'è una bella escursione di circa 2 ore sulla montagna; da lassù, dove fa anche un po' fresco, si domina tutta la baia ed anche i vulcani.
Chiediamo informazioni su atti di violenza o furti ai danni delle barche di passaggio, di cui abbiamo letto su Noonsite: ci risponde che Rabaul è tranquilla, non gli risultano atti di questo tipo, ed effettivamente anche la nostra sosta qui conferma le sue parole.
Domani, 24 luglio, piccola tappa di 25 miglia fino a Mioko lsland, nel Duke of York Group.