8°51.313'S 151°08.303'E
Quando salpiamo da Alotau sono le 9.30 di lunedì 11 luglio: dobbiamo percorrere circa 40 miglia, di cui almeno metà controvento, rinforzato peraltro sui 16 nodi. Per un attimo penso di rimandare la partenza, perché una velocità ridotta rischia di farci arrivare a Nuakata con poca luce, ma poi prevale la voglia di lasciare Alotau.
Facciamo un lungo bordo a motore, con la randa cazzata, fin quasi a sfiorare la costa sud di Milne Bay, poi viriamo e riusciamo a tenere anche il genoa, con rotta sull'isola di Nuakata.
Nuakata si trova ad est di Alotau, ed è contornata da una barriera. La particolarità è che la rotta delle navi in transito sulla direttrice nord sud di questo tratto di Pacifico attraversa in senso longitudinale l'intera laguna. Le navi usano le due pass che si trovano a nord e a sud, noi invece entriamo attraverso il Dangedu Channel, a NW, segnalato da una coppia di beacon (entrando, rosso a destra e verde a sinistra). Il passaggio non crea alcuna difficoltà, è profondo e ben segnalato. La laguna è disseminata di bassi fondali, di cui solo alcuni segnalati, ma la cartografia Navionics e C-Map è sufficientemente dettagliata.
Alle 16.45 giungiamo ad Haliwa Una Bay, sulla parte settentrionale di Nuakata; le profondità sono sui 18-20 metri fin quasi a riva, dove si vede affiorare il reef, l'acqua è discretamente pulita, ma non si vede il fondo.
Dopo un giro di perlustrazione, diamo fondo su 20-22 metri d'acqua; dalla presa presumo di aver beccato un tratto sabbioso, ma nel brandeggio si sente la catena passare sul corallo. L'ancoraggio è ben ridossato, senza onda, solo qualche raffica passa sopra l'isola e arriva in baia (10°16.491'S 151°00.594'E).
Inizia subito la girandola delle visite: in breve Refola è attorniata da una decina di canoe, provenienti dal vicino villaggio.
Come sempre la nostra prima domanda riguarda i coccodrilli, ed anche qui la risposta è “Si, ci sono, ma sono timidi”; quasi tutte le canoe portano qualcosa da scambiare: ortaggi, frutta, anche belle conchiglie. In cambio di un paio di papaie e un po' di fagiolini, distribuiamo qualche pacco di riso e zucchero; facciamo due chiacchiere con James, un giovanotto gentile che è arrivato per primo, e solo all'imbrunire tutte le canoe ritornano a terra.
Il giorno dopo, martedì 12 luglio, passiamo una giornata tranquilla, senza scendere a terra; poiché la prossima tappa è di circa 100 miglia, programmiamo di partire verso sera.
Alle 16.30 iniziamo a salpare: dopo aver recuperato pochi metri di catena, quando abbiamo il segnale dei 60 metri sul musone, ci rendiamo conto che la catena è incattivata, non viene su neanche a pagarla. Dopo vari tentativi di recupero, da diverse direzioni, siamo sempre bloccati nello stesso punto; in barba ai coccodrilli, provo a scendere una decina di metri in apnea, ma non riesco a vedere il fondo. La luce sta ormai diminuendo e cominciamo a pensare di dover aspettare l'indomani, per andare sotto con le bombole e vedere come uscirne.
Ma prima di rassegnarmi, faccio un ultimo tentativo: calo altri 10 metri di catena, fino a 70, metto in tiro, poi comincio a recuperare trascinato in avanti dalla catenaria, senza dare motore … evviva! passiamo il punto critico e senza altri intoppi recuperiamo tutta la catena. Sono le 17.15.
Mentre innesto la marcia indietro per mettere la prua verso il largo, si accosta una canoa con a bordo una persona di mezza età che mi chiede se abbiamo avuto difficoltà con il reef. Credendo che volesse solo partecipare al nostro problema, gli rispondo affermativamente, ma poi ritorno ad occuparmi della manovra; nel frattempo il tizio si attacca alla battagliola e dice a Luciano che gli dobbiamo dei soldi, perché abbiamo rovinato il reef! Io faccio un gesto per dire che è matto e accelero, fino a che, in piedi sulla canoa, il tipo molla la presa. Prova a inseguirci pagaiando con forza per cinquanta metri, poi finalmente si convince che il suo facile guadagno è sfumato!
Alle 20.10 usciamo dalla barriera attraverso l'ampio Goschen Strait, ad est di Nakuata, spegniamo il motore e facciamo rotta verso nord, con il vento al lasco e tutte le vele a riva.
La nostra rotta è parallela al traffico navale nord-sud, circa 10 miglia più ad ovest; vediamo con l'AIS sul plotter decine di navi che si inseguono e si incrociano, sentiamo al VHF alcune chiamate per confermare il “Port to Port” .
La notte scorre tranquilla e verso le 9.30 del mattino affrontiamo la pass adiacente a Tabuia Point, l'estremità SW di Vakuata, che ci immette nella laguna; procediamo con cautela, perché la cartografia ha scarsi dettagli sui fondali; la visibilità è discreta, con qualche passaggio nuvoloso. Il fondale minimo nella pass è di 6 metri, poi proseguiamo su profondità medie di 9-10 metri, che si riducono a 6-7 sopra qualche macchia di reef.
Ancoriamo a circa 400 metri dalla costa sud, su un fondale esteso di sabbia chiara sui 7 metri, finalmente acqua limpidissima e ottima visibilità (8°51.313'S 151°08.303'E).
Il posto è isolato, la baia è molto ampia ed il villaggio si trova a circa 1,5 miglia sul lato NE; ciononostante una barca a motore e poi alcune canoe a vela ci raggiungono e chiedono il permesso di accostarci per parlare un po'.
Tutti molto gentili, non sono venuti per vendere sculture o scambiare ortaggi, ma solo per sentire da dove veniamo, dove siamo diretti. Ci invitano a visitare il villaggio, che ha persino “negozi”; sono fieri della loro isola, ci raccontano che hanno tutto di che vivere: pesce nella laguna, frutta, cocchi, ortaggi, e inoltre … non ci sono i coccodrilli.
Vakuata Island è la più a sud delle Trobriand Islands: leggendo sul portolano di Alan Lucas (1980), che lui aveva addirittura evitato di visitare queste isole, perché i venditori di sculture erano troppo insistenti e aggressivi, eravamo un po' prevenuti sull'atteggiamento dei locali, invece per la prima volta abbiamo trovato una calda accoglienza senza secondi fini.
L'ancoraggio è piacevole, ventilato ma protetto. Il 14 luglio ci concediamo una giornata di (si fa per dire) riposo: piccole manutenzioni, completata la pulizia della carena, reciproco taglio di capelli tra me e Lilli.
Domani, venerdì 15 luglio, proseguiamo nelle Trobriand: scopriremo se la nostra prima impressione era giusta, o se aveva ragione il vecchio Lucas.