Domenica 17 agosto, come da programma, leviamo le ancore (beh, veramente una sola …) per affrontare la navigazione di circa 400 miglia fino alle Fiji. La preparazione della rotta, questa volta, è un po’ più elaborata del solito: il nostro amico Cristiano, incontrato a Tahiti e da allora sentito quasi ogni sera alla radio SSB, ci aveva infatti inviato un file con 60 (sessanta!) scogli e reef ASSENTI nella cartografia cartacea ed elettronica. L’elenco è frutto di segnalazioni riferite negli ultimi 20 anni da navi e barche transitate nel tratto di mare tra Tonga e Fiji. Accuratamente riportiamo sulla carta Navionics dell’Ipad le coordinate di questi 60 punti (alcuni descritti come “reef con diametro di 6 miglia”!) ed ecco che la nostra tappa diventa … un campo di battaglia. Per non farci cogliere impreparati, prima della partenza ripassiamo le operazioni per l’abbandono della barca; le consegne per chi è di guardia sono: scrutare spesso l’orizzonte per scorgere eventuali frangenti, prestare massima attenzione all’ecoscandaglio (il nostro indica profondità inferiori a 200 metri), e nel caso dovesse apparire il valore di profondità, accendere immediatamente il motore ed ammainare le vele.
Tracciata la rotta in modo da stare alla larga dagli ostacoli-fantasma, lasciamo quindi Tongatapu con una buona dose di adrenalina in corpo, e usciamo a motore dalla barriera per caricare le batterie; con tempismo perfetto e come da previsione, il vento arriva dopo circa 4 ore.
Al calar delle tenebre, con in mente sempre gli ostacoli non cartografati, ci sentiamo come stessimo attraversando a piedi, con gli occhi bendati, un’autostrada a 8 corsie. La luna è calante, si leva dopo mezzanotte, e solo allora la sua fievole luce ci da’ un po’ di conforto.
Man mano che procediamo, comunque, subentra l’abitudine e impariamo a convivere con questo rischio (ma li avranno segnalati tutti? non toccherà a noi scoprirne di nuovi?); per fortuna il tempo ci da’ una mano: cielo sereno, vento costante sui 15 nodi al giardinetto, procediamo ad una velocità media di 6,5 nodi, c’è un po’ di onda lunga da SSW sui 3 metri, non molto fastidiosa, anzi beneficiamo di un orizzonte più ampio quando siamo sulla cresta.
Finalmente dopo tanto tempo rimetto la traina per rimpinguare la scorta di pesce: in una sola mattina due prese troppo grosse spezzano il nylon da 90mm e mi fanno fuori tutta l’esca. Sconsolato, ripongo la canna nel gavone.
Martedì 19 agosto, alle 15.45 local time, un grande evento: da longitudine 180° Ovest passiamo a 179° 59,999’ Est ! Siamo di nuovo nell’emisfero a Est di Greenwich, e a Lilli sembra di essere piu’ vicina a casa.
Mercoledì 20 alle 9.30 ancoriamo nel porto di Suva (18°07.54S 178°25.44E); il Port Control, chiamato per radio sul canale 16, ci invita a prendere accordi con il Royal Suva Yacht Club per le operazioni doganali.
La nostra prima impressione è negativa: ci troviamo in un’area portuale enorme, piena di navi (alcune ancorate, molte in stato di abbandono, altre sono solo relitti, più o meno affioranti), l’acqua è maleodorante, di color petrolio.
Alle 14.30, accompagnati dal marinaio del Royal Suva Yacht Club, arrivano prima i funzionari della salute e della Biosecurity per la quarantena, poi quelli dell’immigrazione e della dogana; le operazioni si svolgono velocemente e soprattutto senza i controlli meticolosi di cui avevamo letto nelle guide.
Alle 15.30, terminate le operazioni, ci spostiamo di qualche centinaio di metri più a nord e prendiamo una boa (18°07.382S 178°25.558E) fuori del marina, che purtroppo, con la bassa marea, ha fondali inferiori ai 2 metri.
Per le operazioni doganali paghiamo in $ fijiani, valore 0,4 rispetto all’euro:
- 60 $ (24 euro) per il servizio svolto dal marina per le pratiche, cioè il water-taxi
- 172,50 $ (69 euro) per il ministero della salute
- 89,70 $ (36 euro) per la Biosecurity.
Il Marina si trova a circa 2 km da Suva, capitale delle Isole Fiji: una grande città moderna, più grande e popolosa di Papeete a Tahiti. Il mercato municipale è enorme e fornito di una grande quantità di prodotti di coltivazione locale, molti i supermercati di vario livello; la stazione degli autobus, adiacente al mercato, è altrettanto grande e caotica; ad occhio sembra che metà delle auto in circolazione siano taxi, per cui è facile trovarne uno libero e le tariffe sono veramente economiche, circa 3 $ (poco più di un euro) per una corsa.
Colpisce girando per Suva il gran numero di indiani, la cui presenza alle Fiji risale ad oltre un secolo fa. Il governo coloniale inglese, tra il 1879 e il 1916, ne fece arrivare più di 60 mila, per farli lavorare nelle grandi piantagioni, soprattutto di canna da zucchero. Moltissimi sono rimasti ed hanno fatto venire dall’India le loro famiglie, diventando col tempo la comunità non solo più numerosa dopo quella locale, ma anche economicamente molto potente. Purtroppo, anche se nei nostri giri non ne abbiamo riscontrato segni evidenti, apprendiamo che esistono tuttora forti conflitti razziali.
Domani mattina, lunedì 25 agosto, Franco lascerà Refola per rientrare in Italia, mentre nel pomeriggio arriveranno Giancarlo e Angelo. Il tempo per rifornire la cambusa, mettere a punto le ultime cose (revisione zattera di salvataggio, riparazione vela, montaggio pompa) e poi si riparte alla scoperta delle isole fijiane minori, a detta di molti le più belle al mondo … vi racconteremo …
Siamo nell’emisfero EST !!!! … quasi a casa …
Il non proprio ospitale porto di Suva, con le navi abbandonate …
Il piccolo ma piacevole marina del Royal Suva Yacht Club
Il grande mercato di Suva
- 89,70 $ (36 euro) per la Biosecurity.
Il Marina si trova a circa 2 km da Suva, capitale delle Isole Fiji: una grande città moderna, più grande e popolosa di Papeete a Tahiti. Il mercato municipale è enorme e fornito di una grande quantità di prodotti di coltivazione locale, molti i supermercati di vario livello; la stazione degli autobus, adiacente al mercato, è altrettanto grande e caotica; ad occhio sembra che metà delle auto in circolazione siano taxi, per cui è facile trovarne uno libero e le tariffe sono veramente economiche, circa 3 $ (poco più di un euro) per una corsa.
Colpisce girando per Suva il gran numero di indiani, la cui presenza alle Fiji risale ad oltre un secolo fa. Il governo coloniale inglese, tra il 1879 e il 1916, ne fece arrivare più di 60 mila, per farli lavorare nelle grandi piantagioni, soprattutto di canna da zucchero. Moltissimi sono rimasti ed hanno fatto venire dall’India le loro famiglie, diventando col tempo la comunità non solo più numerosa dopo quella locale, ma anche economicamente molto potente. Purtroppo, anche se nei nostri giri non ne abbiamo riscontrato segni evidenti, apprendiamo che esistono tuttora forti conflitti razziali.
Domani mattina, lunedì 25 agosto, Franco lascerà Refola per rientrare in Italia, mentre nel pomeriggio arriveranno Giancarlo e Angelo. Il tempo per rifornire la cambusa, mettere a punto le ultime cose (revisione zattera di salvataggio, riparazione vela, montaggio pompa) e poi si riparte alla scoperta delle isole fijiane minori, a detta di molti le più belle al mondo … vi racconteremo …
Siamo nell’emisfero EST !!!! … quasi a casa …
Il non proprio ospitale porto di Suva, con le navi abbandonate …
Il piccolo ma piacevole marina del Royal Suva Yacht Club
Il grande mercato di Suva