Mercoledì 24 maggio alle 8.45 lasciamo
Newport per una tappa di 45 miglia fino a Martha’s Vineyard, una delle isole
più rinomate ed esclusive della East Coast americana. C’è pochissimo vento,
andiamo a motore. Ecco i nostri due nuovi ospiti:
Fabrizio e Jesus si sono ambientati subito su Refola, e mostrano di apprezzare enormemente la filosofia che sta dietro alle barche Amel, almeno quelle vecchiotte come la nostra: attenzione massima alla sicurezza e al comfort, soluzioni semplici per evitare il più possibile problemi e preoccupazioni. Proprio spinti dal loro interesse per le Amel erano venuti a trovarci all’inizio di luglio 2022 sul pontile del Regatta Point Marina di Deltaville, dove tengono stabilmente il loro Catalina 46 Water Dawg. Scambi di cene e aperitivi, e da allora siamo rimasti sempre in contatto: sono venuti a trovarci a Verona durante le vacanze di Natale 2022, hanno dato un’occhiata a Refola nel cantiere Stingray Point durante la nostra assenza… Nel momento in cui hanno espresso il desiderio di provare un’esperienza di navigazione su una barca Amel, siamo stati ben lieti di proporre loro un giro su Refola. Fabrizio è nato a Cantù e vive da trent’anni negli USA, Jesus è originario di Portorico, ma parla benissimo l’italiano: la conversazione è facile!!! Abbiamo due Fabrizi a bordo: per non fare confusione Lilli li ribattezza Fabrizio Ita e Fabrizio Usa.
Arriviamo a Martha’s Vineyard alle 16. Attendiamo l’apertura di uno stretto ponte mobile ed entriamo nella vasta laguna dove ancoriamo in 4-5 metri di fondale fangoso (41°27.207’N 70°35.082’W).
Con la solita eccezione di Lilli, andiamo
a terra con il dinghy e scopriamo un paesino carino a vocazione prettamente
turistica, tanti bei negozi, soprattutto di abbigliamento, un sacco di gente a
passeggio. Prima di rientrare ci fermiamo in una pescheria e compriamo una
buona quantità di cozze, da cucinare in barca.
Una volta a bordo, vediamo Jesus assumere
il ruolo di chef e prepararci una pepata di cozze al pomodoro con spaghetti,
una prelibatezza!
Venerdì 26 maggio alle 8.15 attendiamo
nuovamente l’apertura del piccolo ponte e mettiamo la prua su Nantucket,
a 30 miglia, altra gemma turistica di questa parte di costa americana
sull’atlantico.
Ci troviamo in una zona di alta pressione, sui 1024 millibar, e il poco vento che c’è ci viene principalmente sul naso: navighiamo a motore e arriviamo alle 13.25.
Il canale di accesso alla grande baia su
cui si affaccia la cittadina di Nantucket si trova sul versante settentrionale
dell’isola. Gran parte dell’area è occupata da gavitelli e, rispettando lo
spazio di manovra per i numerosi traghetti provenienti da Martha’s, Newport,
Boston, resta davvero poco posto per ancorare. Prendiamo quindi, al costo di 65
$ /notte, una boa (41°17.001N 70°05.449’W).
Caliamo il dinghy per un giro di
perlustrazione a terra (lasciando ancora una volta Lilli in barca) e troviamo
un paese che si sviluppa quasi completamente intorno al porto, con numerosissimi
negozi, bar, ristoranti, tutti molto frequentati. Dopo questo bagno di folla siamo
ben contanti di risalire a bordo per l’aperitivo serale, con il nostro solito
Gin&Tonic.
Il giorno seguente programmiamo una
partenza nel tardo pomeriggio, alle 17.35, per raggiungere Cape Cod, una penisola
a forma di uncino, ambita meta estiva non solo per i locali (siamo ormai in Massachusetts),
ma per tutto il nord est americano. La nostra meta è Provincetown, la distanza
da coprire 86 miglia. Finalmente troviamo un po’ di vento: 10-15 nodi da SW;
iniziamo con vela e motore fino alle 21.30, poi solo vela con il vento in poppa
fino a destino.
La notte scorre tranquilla; all’alba, dopo aver aggirato a nord la penisola, arriviamo avvolti in un panorama incantato: una lunga striscia di dune di sabbia, che ci introduce nella grande baia di Provincetown.
Alle 7.15 caliamo l’ancora in prossimità
dell’ingresso E del porto, su un fondale sabbioso di 4-5 metri (42°03.174N
70°10.416W).
Fabrizio e Jesus conoscono bene questa
zona: per molti anni, quando ancora vivevano a NYC (ora la loro casa è in New
Jersey, in mezzo ai boschi) facevano base a Provincetown per le vacanze. Hanno
ancora molti amici qui, con cui sono restati in contatto; già il primo giorno
infatti scendiamo a terra nel pomeriggio per incontrarne alcuni, con cui
avevano preso appuntamento. Poi giriamo per il centro, gremito di gente,
passeggiando ancora una volta tra negozi, bar, ristoranti e belle case.
Il giorno seguente gli amici di Fabrizio e Jesus ci invitano a casa loro per un drink (e non solo). L’invito era esteso anche a Lilli, ma lei declina per i noti motivi. La casa è bellissima, a tre piani, con un’incantevole vista panoramica sulla baia. Ci vengono offerti, oltre all’aperitivo, torta, caffè, gelato; tutto squisito.
Sulla via del ritorno, non manchiamo di fermarci in pescheria: ci facciamo preparare due grosse aragoste (cucinate a vapore) per la nostra cena a bordo. Le aragoste locali, bisogna riconoscerlo, meritano tutta la loro fama: sono infatti buonissime, con due grosse chele come i nostri astici e tanta carne all’interno.
Mercoledì 31 maggio alle ore 9.00
salpiamo per Boston, a 48 miglia. Abbiamo poco vento da SE, che prendiamo al
gran lasco; procediamo a vela e motore fino alle 17.00, quando arriviamo al
Boston Harbour Shipyard & Marina, dove avevamo prenotato un ormeggio (come
sempre “salato”), attraverso l’efficiente motore di ricerca Dokcwa.
Evvai !!!!