lunedì 15 aprile 2019

WALVIS BAY


La navigazione da Luderitz a Walvis Bay, per la prima volta in questa stagione, si svolge tranquilla: venti al massimo sui 18 nodi, ma mediamente sui 12-14 nodi, onda massima da 2 a 2,5 metri. Unico neo: pesca fallimentare, una grossa preda ha abboccato all’amo, ma in breve si è portata via l’esca e una buona dose di filo. Peccato!
Al mattino la visibilità si riduce di molto, non più di 400-500 metri, per poi migliorare verso mezzogiorno a 2-3 miglia, quando il sole è alto. Fa sempre freddo; dormiamo sotto 3 coperte ed escluse le ore centrali della giornata, dalle 11 alle 15, teniamo chiuso il pozzetto con la capottina verticale.
I delfini ci accompagnano per lunghi tratti. La seconda ed ultima serata, nel buio pesto, sono di turno dalle 21 alle 23: le onde sono fluorescenti per effetto del plancton; per un po’ mi godo lo spettacolo ma poi la fluorescenza dell’acqua comincia a sembrarmi un po' eccessiva, “ci sono al massimo 18 nodi di vento, come possono essere le onde così grosse e veloci?” Guardo con più attenzione e vedo che le striature bianche tutt’intorno alla barca, non sono onde bensì delfini! Ad ogni loro respiro, a pelo d’acqua si forma una scia luminosa che riflette la luce delle stelle. È incredibile, rimango per minuti incantato, incapace di distogliere lo sguardo!
Per il resto dobbiamo annotare un problema al dissalatore, che non tiene costante la pressione e di conseguenza produce non più di 10-20 litri/ora di acqua dolce. Mentre ancora stavamo navigando, controllo se ci sono perdite a valle delle membrane, dietro il pannellino dove ci sono i comandi; è un’operazione complicata perché per arrivare all’impianto bisogna prima svuotare mezzo gavone in pozzetto, poi infilarsi nel gavone, e in quella “comoda” posizione smontare un pannello fissato con viti… comunque perdite non ce ne sono; approfitto dell’occasione per sostituire il pressostato di cui avevo il ricambio, ma purtroppo l’anomalia si verifica ancora. All’arrivo a Walvis Bay chiamerò il nostro dealer Philppe per chiedere lumi.
Alle 11.45 di martedì 9 aprile, dopo aver chiesto l’autorizzazione al Port Control, entriamo a Walvis Bay e ci dirigiamo alla baia ad ovest del porto, davanti allo Yacht Club. Ci sono molte boe, per lo più occupate da catamarani usati per le gite dei turisti. Quelle che troviamo libere non ci danno molto affidamento. Dopo un paio di giri esplorativi ne troviamo una che sembra fare al caso nostro: ne controlliamo l’attacco alla catena, è a posto, ormeggiamo. Ovviamente ignoriamo chi ne sia il proprietario, ma al volo chiediamo ad una delle barche turistiche se possiamo restare a questo ormeggio e il comandante, con il pollice in su, ci dà l’OK.
Chiamo Philippe per il dissalatore; mi risponde subito, gli espongo il problema e i tentativi che ho effettuato, lui mi dice che arriva poca acqua alle membrane: potrebbe essere il filtro sporco o la pompa di alta pressione.
Apro il filtro da 5 micron e lo trovo molto sporco con una patina oleosa; lo sostituisco, faccio una prova e sembra che la pressione rimanga stabile… speriamo, sarebbe un bel problema partire senza dissalatore!
Il giorno seguente facciamo un giro a terra; ci sono alcuni ristorantini che si affacciano sulla baia e molte agenzie che organizzano per i turisti escursioni con catamarani a motore sui 10-12 metri. Sulla sinistra della baia ci sono grandi lavori per costruire un marina ed il nuovo terminal passeggeri. 



Andiamo all’ufficio dello Yacht Club dove ci accoglie una simpatica grossa signora; le chiediamo se la boa che abbiamo preso è del club, lei ci dice che è privata e che il proprietario dovrebbe arrivare domani da Cape Town, perciò è meglio che la lasciamo libera e ne prendiamo una del club. Sono distinguibili dalle altre perché hanno l’anello della boa blu. Le promettiamo di spostarci appena rientreremo in barca.



La città è a circa 2,5 km, 20-30 minuti a piedi, ma mentre stiamo discutendo se sgranchirci o no le gambe, arriva un taxi che scarica alcune persone perciò saliamo al volo utilizzando la sua corsa di ritorno per il centro. La tariffa dallo Yacht Club è di 10 N$ a persona, mentre per tornare è di 20 N$ (circa 0,6€ e 1,2€ rispettivamente).
La città non è particolarmente attraente: case recenti in muratura, strade ampie che formano un reticolo squadrato, una via principale dove ci sono tutti i negozi, due supermercati (SPAR e OK food), tre banche; ricarichiamo la nostra SIM di cui avevamo esaurito il credito, acquistiamo pane e frutta al supermercato e rientriamo in barca.

Con il dinghy facciamo nuovamente il giro delle boe per trovarne una dello Yacht Club, ma sono tutte occupate, così decidiamo di stare sulla boa che abbiamo preso, in attesa che torni il suo proprietario.
Il mattino seguente un ragazzo di colore con il suo dinghy si avvicina; non si piega bene, sembra che il proprietario sia tornato, ma possiamo utilizzare la boa fino alla prossima settimana. Poco dopo però torna nuovamente per dirci che il proprietario è allo Yacht Club e dobbiamo andare a terra con lui per parlargli, poi cambia idea e dice che andrà a prenderlo per portarlo qui su Refola.
Per farla breve, dopo qualche minuto il proprietario arriva incazzato come una bestia perché abbiamo utilizzato la sua boa, e ci intima tra un impropero e l’altra di lasciarla libera subito. A nulla servono le nostre scuse e i tentativi di sapere se possiamo restare, visto che lui non sembra doverla utilizzare. “Se mi aveste telefonato, vi avrei autorizzato senza alcun problema, ma ora è troppo tardi, ve ne dovete andare”. Sempre incazzato, ci indica un’altra boa libera lì vicino e se ne va.
Anche noi un po’ contrariati per l’intrattabilità dell’individuo, molliamo la sua boa per prendere quella vicina; ha l’anello blu e sembra sicura: l’attacco della catena è robusto con due anelli in acciaio inox da 10 mm. Speriamo di trovare pace!
In baia ritroviamo una coppia di giovani velisti francesi che avevamo conosciuto alla festa di Luderitz. Navigano su una piccola barca in alluminio, e sono in partenza per un’escursione a terra di 4 giorni. Ci offriamo di legare il loro dinghy al nostro durante la loro assenza (non crediamo saggio lasciarlo incustodito al moletto) e loro accettano ringraziando.
Purtroppo le previsioni meteo (venti forti sabato 13, domenica 14 e lunedì 15, con onda da sud sui 4 metri, in calo da martedì 16) ci impongono una sosta che avremmo preferito più breve. Qui vicino non c’è molto da vedere; sarebbe stato carino visitare la Sandwich Bay, una baia 40 km più a sud, dove le grandi dune del deserto arrivano a lambire l’oceano, ma abbiamo rinunciato una volta saputo che l’escursione, di sole 4 ore, costa 100 € a persona. Impensabile andarci in barca perché la baia non offre alcun riparo dall’onda.
Le giornate scorrono così pigramente, quasi tutte uguali; c’è nebbia la sera e al mattino fin quasi a mezzogiorno, il cielo è grigio (tranne dalle 12 alle 14) e fa freddo.


Qualche piccolo lavoro di manutenzione rompe la monotonia. Abbiamo sostituito il motore della pompa di sentina che faceva uno rumore nuovo; smontata la pompa, troviamo la ruota dentata del riduttore rotta. Per fortuna è venuto buono il ricambio che avevo a bordo.
Abbiamo notato che il winch di dritta non girava in modo fluido; lo puliamo, per accorgerci che a frenare la rotazione non era la sporcizia, bensì l’anello stacca cima che ad ogni giro si spostava leggermente dalla sua sede. L’origine di questo malfunzionamento stava nel peduncolo della piastra superiore in bronzo cromato, che si era leggermente deformato lo scorso anno quando lo stacca cima si era rotto e la cima si era incattivata riavvolgendosi sul winch. Con qualche moderata martellata e aiutandoci esercitando trazione mediante l’altro winch, il peduncolo è stato sistemato.
Domenica 14 Angelo ed io siamo andati in città per rimpinguare la cambusa, soprattutto di frutta e verdura.
Oggi, lunedì 15, saldiamo il conto per l’uso della boa dello Yacht Club (100N$ a notte, circa 6€); la signora gentilmente ci accompagna con la sua auto all’ufficio immigrazione, che si trova presso l’ingresso principale del porto commerciale. Vi troviamo un impiegato che ci fa un po' di storie per timbrare il passaporto con un giorno di anticipo rispetto alla nostra partenza. Dopo un po’ di manfrine abbassa la voce e dice: “Se metto il timbro oggi io corro dei rischi, però se pagate qualcosa…”. Lilli è disgustata e smette il suo servizio di interprete. Cedo: gli metto un biglietto da 200 N$ (circa 12 €) nel passaporto e lui timbra. Sempre a bassa voce ci fa capire che i soldi erano in uno solo dei 3 passaporti. A quel punto siamo stufi e gli diciamo che non di soldi non ne abbiamo più. Con Lilli nera di rabbia andiamo alla Dogana e alla Port Autority, che ci rilasciano ciascuna la sua clearance, velocemente e senza problemi.
Concludiamo i rifornimenti con tre taniche di gasolio, pane e sigarette per Lilli: un ultimo pranzetto allo Yacht Club e rientriamo in barca.
Domani si parte: è previsto vento sui 16-20 nodi, l’onda dovrebbe essere calata sui 2.7 metri. Rotta 286°, 1222 miglia; il 19 la luna sarà piena, speriamo illumini bene le nostre notti in mare fino a S.Elena.