Se all’arrivo a Port Elizabeth la sensazione
prevalente era la contentezza di aver raggiunto un porto sicuro, la mattina
dopo guardandoci intorno il primo pensiero è: andiamo via di qui al più presto!
Siamo infatti in un porto commerciale con grossi depositi di gasolio, un
importante centro di trasporto del carbone e numerosi pescherecci. Le barche da
diporto sono per lo più molto vecchie e non sembrano usate di frequente. Il
“marina” ha sgangherati pontili galleggianti, niente acqua né elettricità al
nostro ormeggio.
Insieme all’equipaggio di Tala2 ci rechiamo alla “reception”, collocata in un container blu,
dove veniamo accolti da due anziani signorotti, che ci invitano a compilare i
moduli di arrivo. Paghiamo un deposito di 250 rand (circa 16 €), che sarà
restituito alla partenza, per la chiave di accesso ai pontili; la tariffa di
ormeggio per la nostra barca è 150 rand/notte. La buona notizia è che non è
necessario recarsi in altri uffici.
La giornata è ventosa ma ben soleggiata; Lilli
Roberto ed io decidiamo di fare un giretto in città. Il primo tratto di strada
è all’interno della grande area portuale, dotata di parecchie infrastrutture
legate alla pesca: produzione del ghiaccio, fabbrica di cassette, attrezzature
e lavorazioni varie. Una volta usciti, il centro città è a cinque minuti di
cammino. All’inizio siamo colpiti dai bei palazzi in stile coloniale, ma
avanzando ci rendiamo presto conto che la zona, pur molto suggestiva, ha subito
negli ultimi anni un notevole degrado.
L’area pedonale che attraversiamo è
molto animata, ma solo da gente di colore, i negozi sono molto poveri e in giro
c’è molta sporcizia. “I bianchi, e con loro i negozi di maggior pregio, hanno
abbandonato il centro cittadino per spostarsi nei quartieri sulle colline sovrastanti”,
leggeremo una volta rientrati in barca sulla guida Lonely Planet.
Infatti è stato impossibile trovare un negozio
Vodacom per acquistare nuovo credito dati, e chiedendo informazioni ci è stato
detto che l’area lì intorno è poco sicura, di stare attenti a zaini, borse e
cellulari. Un po’ delusi ci affrettiamo a tornare al marina: la ricarica la
faremo on line!
Studiamo la situazione meteo: c’è una breve finestra,
poco più di 24 ore, che però sarebbero sufficienti per raggiungere Mossel Bay,
a 190 miglia. Il problema è che su internet leggiamo che il marina è chiuso dalla
fine di gennaio 2019. Sembra che l’autorità portuale abbia dato lo sfratto al locale
Yacht Club, che si è opposto in tribunale; la causa è stata lunga, ma alla fine
lo Yacht Club ha perso ed ora lo sfratto è diventato esecutivo. Giusto per non
lasciare nulla di intentato proviamo a telefonare, ma non otteniamo risposta.
Che fare? Ci confrontiamo con Sue e Wayne di Tala2: alcuni loro amici si sono fermati
a Knysna, circa 45 miglia prima di Mossel Bay, un posto molto bello dove si può
ancorare in una laguna iper protetta. Fantastico! Il nostro entusiasmo cala un
po’ quando apprendiamo che l’ingresso in laguna è molto stretto, le onde dell’oceano
frangono sugli scogli e bisogna entrare solo con l’alta marea.
Sottoponiamo a Des, il “nostro” meteorologo, questa
idea: fermarci a Knysna e da lì ripartire venerdì 8 o sabato 9, per le ultime
285 miglia che ci separano da Cape Town. Ci risponde subito: “Knysna potrebbe essere
una buona soluzione, ma troverete all’ingresso un’onda di 3.7 metri, e all’uscita
un’onda di 5 metri! So della chiusura del marina di Mossel Bay, ma il comandante
del porto è sempre stato molto sensibile e comprensivo con le barche di
passaggio, e vi troverà una sistemazione”. Controllo i dati del fondale: la barra
sabbiosa ha una profondità minima di 4-5 metri, per cui con onda come quelle
previste da Des è facile toccare anche passando con l’alta marea! Questo
complica le cose: c’è da dire che controllando su Windity le previsioni dell’onda
troviamo dati che non corrispondono a quelli di Des. Chi avrà ragione?
Nel frattempo raccogliamo tutte le informazioni
possibili su Knysna. È una località turistica, con il suo Yacht Club, il cui sito
web fornisce istruzioni sull’ingresso in laguna, nonché numeri telefonici vari
da chiamare; c’è anche una webcam posta sul passaggio: l’immagine si aggiorna ogni
5 minuti ed è visibile all’indirizzo http://www.theheads.co.za/.
Facciamo un summit con Tala2: anche
loro sono perplessi sui dati riferiti da Des, così alla fine decidiamo di
partire l’indomani mattina alle 9. Una volta arrivati davanti all’ingresso di
Knysna, verificheremo le condizioni e se proprio fossero proibitive proseguiremo
per Mossel Bay, tentando di arrivare prima del buio.
Comunichiamo a Des la decisione e questi ci
risponde che è un’ottima soluzione; prevede troveremo vento da E sui 10-15 nodi,
che poi rinforza a 15-20 da NE.
Alle 9 di martedì 5 marzo molliamo gli ormeggi. Una
volta aggirato Cape Recife, verso le 13 il vento si fa sentire, leggero, da ESE.
Spegniamo il motore e proseguiamo a vela. Il vento rinforza gradatamente e
verso sera arriva stabile sui 25 con raffiche a 30 nodi, mentre dopo mezzanotte
cala nuovamente. Alle 2.30 Lilli, di turno, mi viene a svegliare perché non
riesce a far andare la barca: il vento è calato sotto i 10 nodi ed il genoa con
il rollio si sventa continuamente. Chiudo il genoa, apro randa e mezzana,
accendo il motore e mi metto in rotta; la velocità si stabilizza sui 6 nodi, il
vento è quasi in poppa piena, l’onda incrociata SE e SW ci fa rollare come nel
cestello della lavatrice, ma l’attrezzatura non ne risente.
Alle 10 del mattino dopo siamo davanti all’ingresso
di Knysna. Ancoriamo su un fondale di 15-17 metri e ballando sulle onde osserviamo
il loro frangere sulle rocce ai lati del passaggio. Bisogna cogliere l’attimo, trovare
il momento di calma fra un treno di onde ed il successivo.
Aspettiamo l’arrivo di Tala2, dietro di noi di qualche miglio. Siamo senza segnale
telefonico e non possiamo contattare l’interno. Il vento è girato ad ovest sui
10-15 nodi: se non riuscissimo a entrare sarebbe problematico arrivare a Mossel
Bay prima del buio.
Quando Tala2 ci
raggiunge inizia una serie di conversazioni via VHF con navigatori ormeggiati
all’interno, nonché con un catamarano che, proveniente dall’interno della
laguna, si era avvicinato al passaggio: voleva uscire ma le condizioni non gli
sono parse buone e riproverà verso le 14.30. Dal marina ci comunicano che
l’orario migliore per entrare è alle 15.00, un’ora prima dell’alta marea,
confermando che bisogna tenersi più a sinistra dell’allineamento, passando
vicino alle rocce sul lato ovest.
Poco dopo le 14 esce un grosso gommone, che porta
fuori i turisti per le escursioni; al timone c’è “Scafo”, che avevamo poco
prima sentito alla radio. Ci accosta e ci dice che la sua escursione durerà
circa 45 minuti, alle 15.00 sarà di ritorno e ci piloterà all’interno fino
all’ancoraggio in acque sicure, mentre Tala2
andrà all’ormeggio al marina. Le condizioni del passaggio ci sembrano migliorate
col trascorrere delle ore, il tempo di calma fra un treno di onde ed il
successivo è più ampio e questo ci rassicura un po'.
Alle 14.45 salpiamo l’ancora. Pochi minuti dopo Tala2 si avvicina all’ingresso e mi sto
apprestando a seguirli quando Lilli mi stoppa: “Dobbiamo aspettare Scafo,
sarebbe una scortesia entrare per conto nostro quando lui è stato così gentile
da offrirci assistenza.” Un po’ a malincuore devo ammettere che ha ragione, e
faccio un altro giro fuori.
Scafo arriva con qualche minuto di ritardo, si
posiziona un po' più a sinistra dell’allineamento, indicato da una luce rossa
lampeggiante sulla prima isoletta ed un’altra luce lampeggiante sulla collina.
Mi dice di seguirlo standogli vicino, porto il motore a 2100 giri, la velocità
della barca arriva a 7 nodi.
A metà percorso, sempre via radio, Scafo ci invita
ad aumentare la velocità. Porto il motore a 2500 giri e ormai siamo dentro. Nessuna
onda ci ha fatto balzare in avanti, il fondale minimo è stato 7 metri.
Seguiamo il gommone fino all’ancoraggio,
percorrendo circa 2,5 miglia nelle acque piatte della laguna, il fondale minimo
incontrato è 3,5 metri. Caliamo l’ancora esattamente nel posto indicatoci, su una
profondità da 4,5 a 5,5 metri, con bassi
fondali sabbiosi sia a destra che a sinistra (34°02.723’S 23°02.432’E); intorno
a noi una decina tra monoscafi e catamarani, nessuno con gente a bordo. Il sole
splende e il posto è incantevole. Anche questa è fatta!