mercoledì 13 marzo 2019

DA KNYSNA A CAPO AGULHAS, AL CAPO DI BUONA SPERANZA E POI…LA DIFFICILE CONQUISTA DI CAPE TOWN


Knysna è una località turistica del Sudafrica, ostica da raggiungere via mare ma attraente e godibile, con la sua laguna calma e protetta, per i visitatori che la raggiungono via terra.
La prima serata la passiamo allo Yacht Club, approfittando prima dell’happy hour e poi cenando con gli amici di Tala 2. 
Ci salutiamo sul loro pontile verso le 22.30, saliamo sul dinghy per rientrare in barca ed ecco in agguato l’avventura che non ti aspetti: nel buio becchiamo una zona di basso fondale, il dinghy tocca la sabbia e si ferma, dobbiamo scendere in acqua e spingerlo per fortuna solo una ventina di metri; risaliti e quasi arrivati alla barca, il motore si spegne. Una forte corrente, almeno 2-3 nodi, ci trascina velocemente indietro e la direzione della corrente, purtroppo, è verso l’uscita in oceano. Roberto e Lilli cercano di contrastarla pagaiando con le braccia, mentre io tento vanamente di rimettere in moto. Veniamo trasportati impotenti per circa 500 metri, quando fortunatamente riusciamo a fermarci attaccandoci ad un catamarano ancorato sul nostro percorso. Sul dinghy non abbiamo i remi, dimenticati su Refola, fa freddo e siamo poco vestiti, che fare? Falliti gli ulteriori tentativi di riaccendere il motore, chiamiamo al telefono Wayne di Tala 2, che per fortuna risponde subito, ci viene in soccorso con il suo dinghy e ci porta in salvo. Poteva andare molto peggio!
Il giorno successivo, mentre Lilli e Roberto vanno a terra per pagare la sosta in laguna (tariffa per un mese 515 rand - 33 € - non esiste tariffa giornaliera), mi dedico al ripristino dell’autoclave, perché ci hanno lasciato a piedi entrambe le pompe: quella elettronica continua a pompare anche quando i rubinetti sono chiusi mentre il motore della seconda, quella col vaso di espansione, non gira anche se c’è tensione ai morsetti.
Riesco a far funzionare quella elettronica, che aspirava aria dal filtro. Nella seconda, dopo aver aperto la calotta del motore, trovo intorno al collettore una quantità incredibile di fuliggine delle spazzole, nonché una spazzola con la molla rotta e snervata. Pulisco tutto, sostituisco la molla della spazzola e rimonto il motore; risultato: funziona, ma la pressione non è sufficiente per attivare l’intervento del pressostato, dovrò continuare la ricerca…


Facciamo una passeggiata a terra. Il marina è molto piccolo per quanto riguarda i posti barca, ma in compenso è pieno di negozi, per lo più di abbigliamento e souvenirs, nonché di cafè, ristoranti e ristorantini. Un porticciolo turistico molto curato e grazioso, arricchito anche da numerosi atelier di pittura e scultura. 
L’atmosfera tranquilla ci invoglia a fermarci per mangiare qualcosa: manco a dirlo la nostra scelta ricade sul cafè “Da Mario”, che esibisce in prima fila grandi latte di “Fiamma Vesuviana, pomodori pelati in succo di pomodoro”, dove mangiamo una pizza discreta.
Fuori dal marina la cittadina è altrettanto pulita e ordinata; non ci sono palazzi, quasi tutte le costruzioni ad uso sia abitativo che commerciale sono su un unico livello. Troviamo un ottimo supermercato dal nome evocativo, Food lovers (amanti del cibo), dove ci riforniamo di frutta, verdura e piccoli generi di conforto (cioccolata, patatine, mandorle etc) di una qualità che non vedevamo da tempo.
Nonostante siamo appena arrivati, sia noi che Tala 2 non facciamo che studiare le previsioni meteo per capire quando potremo ripartire. Ai soliti problemi di navigazione del Sudafrica (brevi finestre tra lunghi periodi di vento avverso da SW) qui si aggiunge il problema di uscire dalla laguna, cosa che va fatta con l’alta marea e possibilmente senza trovare onde gigantesche e frangenti aldilà del passaggio. Con Wayne concordiamo che si potrebbe partire sabato 9 per passare i due Capi, Agulhas e Buona Speranza, ed arrivare a Cape Town in circa 48 ore. Altrimenti di partire non se ne potrà parlare fino a giovedì 14, tra una settimana, e tutto da verificare. Le condizioni del 9, abbastanza ventose, non sono proprio le migliori sperabili sia per l’uscita da Knysna (20-22 nodi) che per il passaggio dei due capi (25-30 nodi con raffiche a 35 al Capo di Buona Speranza).
Lilli e Sue preferirebbero aspettare una previsione migliore, ma le incertezze sull’evoluzione meteo sono troppe per restare in attesa. Inoltre Roberto deve prendere l’aereo a Cape Town il 19 e non possiamo correre il rischio di farglielo perdere… per cui si va.
Resta da decidere l’orario preciso di partenza: Wayne è per la partenza con la marea delle 5.30 del mattino, io invece per quella delle 17 pomeridiane; sottoponiamo a Des il quesito: lui non si schiera, ma pone in risalto vantaggi e svantaggi di entrambe le opzioni. Decidiamo quindi di tentare l’uscita del mattino: se troviamo condizioni favorevoli proseguiamo, altrimenti torniamo ad ancorare in laguna e rimandiamo al pomeriggio.

Sabato 9 marzo sveglia alle 4.15; alle 4.45 salpiamo. È ancora buio pesto, ma seguendo la traccia dell’ingresso arriviamo di fronte all’uscita alle 5.20 e ancoriamo in acque calme in attesa di un po’ di luce. Facciamo colazione; vediamo sull’AIS che Tala 2 non si è ancora mosso, li chiamiamo al telefono, ci dicono che stanno per salpare ora che comincia a fare chiaro.
Alle 6.15 c’è luce sufficiente, Tala 2 è in arrivo, tiriamo su l’ancora e inforchiamo l’uscita. Il mare sembra abbastanza spianato, do motore prima a 1600 giri, poi a 2200 e infine a 2500. La nostra velocità arriva a 7,5 nodi. Verso la metà del passaggio iniziano le onde, corte e profonde; le prime due le cavalchiamo, la terza, più alta, piega Refola di 45° e la solleva, per un attimo ho temuto che ci portasse sulle rocce, invece la barca cade nel cavo e prosegue la sua marcia senza danni, fondale minimo 7-8 metri. Lilli ha preso una grande paura, che si porterà dietro tutto il giorno. Io invece, che ho vissuto l’esperienza al timone, continuo a pensare “Ho sbagliato qualcosa? Non ho scelto il momento giusto? È solo questione di fortuna? Le onde non si vedono da lontano…”. Comunque in pochi minuti siamo fuori, tiriamo su le vele e facciamo rotta su Capo Agulhas, a 160 miglia. Anche Tala 2 è fuori e ci segue.

Il vento è sui 25 nodi da est, rispetto alla nostra rotta lo prendiamo da 120°; con genoa e randa filiamo 8-9 nodi. Verso le 12.00 gira a ENE e cala a 16-20, abbatto la randa mettendola a farfalla: la velocità resta buona, 7 nodi, le onde sui 3 metri arrivano da est.
Verso sera il vento rinforza a 22-25 nodi, sempre da est, 170° rispetto alla nostra rotta. Avvolgiamo la randa e proseguiamo con il solo genoa: la velocità media resta sui 7-8 nodi. Alle 5.00 Roberto mi dà il cambio: siamo a Capo Agulhas, abbattiamo nuovamente e impostiamo la rotta a 295°, sul Capo di Buona Speranza. Il vento ci segue da SE, in fil di ruota, sui 25-30 nodi, l’onda in poppa è aumentata a 3-3,5 metri e ci fa fare delle surfate a 11-12 nodi. 177 miglia percorse nelle 24 ore.
Passiamo il Capo di Buona Speranza alle 16.10, con il vento sempre in fil di ruota, cercando di guadagnare qualche grado verso il largo per rimanere sulla batimetrica dei 100 metri. Secondo le previsioni dovremmo trovare un aumento del vento, che invece rimane costante. Accostiamo per nord, l’angolo del vento si sposta a 160° dalla prua e ci possiamo rilassare, non c’è più pericolo di strambate involontarie.

Alle 20.00 mancano 11 miglia a Grager Bay, l’ansa un miglio ad ovest dell’ingresso al porto di Cape Town dove abbiamo deciso di ancorare per la notte. Navighiamo a 7-8 nodi di velocità ed il mare si è ridotto: “Ragazzi, questa sera si cena a tavola e si dorme in baia” comunico a Lilli e Roberto non senza una certa esultanza.
Di lì a poco una raffica a 35 nodi ci colpisce al traverso; riduco prontamente il genoa ma la randa, sventata, fatica ad avvolgersi, provocando lo scatto dell’interruttore termico. Altra raffica a 40 nodi. Riattivando più volte l’interruttore riusciamo a ridurre la velatura: abbiamo fuori due triangoli di circa 6 metri quadri ciascuno, Refola vola a 8 nodi con il vento al traverso sui 35-40-45 nodi. Questo è il vento che pensavamo di trovare al Capo di Buona Speranza e che credevamo di avere evitato, invece eccolo qui ad aspettarci al varco, poco prima che raggiungessimo la meta. Decisamente è stato un bene essere partiti al mattino!
Anche il mare si è ingrossato, treni di onde colpiscono la fiancata e sollevano la barca, all’interno Lilli continua a raccogliere le cose che volano da un lato all’altro della dinette mentre tutto scricchiola in modo impressionante. Per le ultime 5 miglia il vento si stringe fra i 30 ed i 60°, avvolgo il genoa e accendo il motore, ma il vento non ci dà tregua, continua a soffiare oltre i 35 nodi, con raffiche a 45. Le onde spazzano la coperta e la capottina; alle 22.30, facendo un largo giro per far portare la randa che seppure ridotta è indispensabile per avanzare, ancoriamo a Granger Bay su un fondale di 12 metri (33°53.84S 18°25.10E). Calo 75 metri di catena, che si tende come la corda di un violino, ma finalmente siamo fermi.
Ceniamo con una minestrina Knorr, zuppa di funghi; dopo circa 40’ arriva anche Tala 2, che ancora poco distante. Ci sentiamo via radio: il finale è stato tosto anche per loro, ovviamente, ma tutto è bene quel che finisce bene. Lilli e Roberto vanno a dormire, io invece rimango di guardia. Ho impostato l’allarme ancora sul GPS, ma vorrei vedere calare questo ventaccio, che invece all’1.30 soffia ancora a 30-35 nodi. “Se l’ancora ha tenuto fino ad ora, continuerà a farlo…”, penso alla fine, e mi butto in branda.
Nonostante il rumore del vento che ulula incessante riesco a dormire profondamente. Il mattino seguente il cielo è grigio e piove, il vento è calato ma non moltissimo, ci sono dai 20 ai 30 nodi. Chiamiamo al telefono Joshio, il direttore del marina, e concordiamo la tariffa di ormeggio per Refola. “Per la vostra barca sarebbero 480 Rand/giorno, ma visto che rimanete 2-3 settimane, facciamo 350” dice Joshio. “Ok, entriamo nel primo pomeriggio” dico io.

Tala 2 entra alle 12.00. Alle 13.45 il vento è calato sui 16-22 nodi e comincia a farsi vedere il sole. Salpiamo, chiediamo al Port Control il permesso di entrare in porto, chiediamo al Bridge Control l’apertura dei due ponti pedonali e arriviamo nel lussuoso e iper protetto Waterfront Marina, ormeggio A8 (33°54.547’S 18°25.063E). Il cielo è azzurro, il vento quasi inesistente, rispetto a ieri sembra di essere in un altro mondo.