Le
incertezze della navigazione fino a Richards Bay sono state tali e
tante che Lilli non si è potuta astenere dal baciare il molo in
cemento cui siamo ormeggiati. Ma non è la sola ad essere contenta:
nonostante l'ora mattutina decidiamo di festeggiare l'arrivo con un
brindisi.
Una
breve pausa di relax, ed è subito ora di pensare alle formalità di
ingresso. Le notizie che abbiamo letto su Noonsite non sono
confortanti: procedure poco chiare, ufficiali poco disponibili, tempi
indefiniti (alcuni navigatori hanno impiegato più di una settimana
solo per fare il check-in). Siamo un po' preoccupati.
A
confermare le difficoltà ci pensa un velista canadese, Leo, che
viene a salutarci mentre ancora stiamo completando l'ormeggio: con la
moglie Diane, a bordo della loro barca Borée, è
arrivato qui venerdì (tre giorni fa!) e in questo tempo non è
riuscito a vedere neanche l'ombra di un ufficiale.
Pare
però che gli agenti dell'immigrazione vengano oggi sulla sua barca,
così lo preghiamo di chiedere loro se possono passare anche da noi.
E in effetti, dopo poco, gli agenti arrivano a bordo di Refola:
controllo passaporti, compilazione di un modulo e dei cartoncini di
ingresso (come quelli che consegnano in aereo) e timbro sul
passaporto. Saputo che torniamo in Italia in ottobre, ci timbrano un
visto turistico di soli 30 giorni, mentre agli amici canadesi ne
hanno concessi 90, come dovrebbe essere di prassi.
Regolarizzata
la posizione personale nostra e dell'equipaggio, dobbiamo ora
occuparci della burocrazia relativa alla barca. Concordiamo con Leo
e Diane di condividere un taxi per recarci alla Dogana, in
città. La procedura, una volta compilati due lunghi moduli,
si svolge abbastanza velocemente; sembra che non sia richiesto altro
per formalizzare l'ingresso (l'autorità portuale è già stata
avvisata dal Port Control, di quarantena nessuno sa niente). Ci
consideriamo fortunati, e approfittiamo del taxi per prelevare
all'ATM un po' di valuta locale (Rand), acquistare una sim card
sudafricana (Vodacom) e fare un piccolo rabbocco alla cambusa.
Richards
Bay è un grande porto commerciale, dedicato soprattutto al trasporto
di carbone. Numerose navi sono all'ancora fuori dal canale di accesso
e altrettanto numerosi rimorchiatori sono ormeggiati all'interno del
porto. Noi siamo all'International Jetty dello Small Craft Harbour.
L'ormeggio è gratuito e pare che, facendo richiesta al Port Control via VHF, si possano avere acqua ed elettricità in banchina, ma noi non l'abbiamo verificato. Sullo Small Craft Harbour si affacciano diversi ristoranti, un ufficio di informazioni turistiche in realtà piuttosto misero e alcuni negozi, oltre al Tuzi Gazi Waterfront, un piccolo marina usato principalmente da barche locali.
Poco distante in linea d'aria (e d'acqua) e raggiungibile a piedi con una bella passeggiata c'è lo Zulu Land Marina, leggermente più grande e attrezzato, dove si trova anche un negozio per la nautica.
L'ormeggio è gratuito e pare che, facendo richiesta al Port Control via VHF, si possano avere acqua ed elettricità in banchina, ma noi non l'abbiamo verificato. Sullo Small Craft Harbour si affacciano diversi ristoranti, un ufficio di informazioni turistiche in realtà piuttosto misero e alcuni negozi, oltre al Tuzi Gazi Waterfront, un piccolo marina usato principalmente da barche locali.
Poco distante in linea d'aria (e d'acqua) e raggiungibile a piedi con una bella passeggiata c'è lo Zulu Land Marina, leggermente più grande e attrezzato, dove si trova anche un negozio per la nautica.
Continuo
a monitorare le previsioni meteo: voglio capire quando sarà la prima
finestra utile per percorrere le 90 miglia che ci separano da Durban,
destinazione finale per questa stagione. Individuo in giovedì 27
settembre una giornata che mi sembra favorevole ed invio una mail a
Des, nostro fidato consulente meteo, chiedendogli un parere su questa
ipotesi. Lui non è d'accordo: ci risponde che la finestra è troppo
breve, che se succede qualche inconveniente non ci sono possibilità
di riparo, e conclude “...comunque la decisione è vostra, era solo
mio dovere avvertirvi”.
Al 27
mancano ancora due giorni, c'è tempo di seguire l'evoluzione del
tempo... ma il problema è che, dopo questa -breve- finestra, per
parecchi giorni ci saranno forti venti da sud. La domanda è: se non
ora, quando sarà possibile partire? Gianca, Angelo e Cristina, messi
al corrente della situazione, cominciano a pensare di prenotare
l'aereo da qui...
Ci
viene in aiuto Leo, che inizialmente aveva deciso di fermarsi più a
lungo a Richards Bay, ma poi viste le scarse attrattive del luogo sta
pensando di anticipare la partenza: anche lui è convinto che il 27
sia una buona data. È deciso: molleremo gli ormeggi di notte, tra
l'1 e le 2 del 27, in modo da arrivare a Durban nel pomeriggio di
venerdì 28. Chiamiamo il Marina di Durban e ci dicono che non hanno
problemi a darci un posto in banchina.
Mercoledì
26 settembre, insieme a Leo, ci dedichiamo alle pratiche di uscita.
In Sudafrica, anche solo per navigare da un porto all'altro, è
necessario presentare al Port Control un “Flight Plan”, documento
di quattro pagine in cui sono riportati i dati della barca, delle
dotazioni di sicurezza, dell'equipaggio. Questo modulo va compilato
in ogni sua parte, portato all'ufficio immigrazione per ottenere il
primo timbro, poi alla Custom per il secondo. A Richards Bay va
timbrato e firmato anche dai due Marina (Zulu Land e Tuzi Gazi), per
dimostrare che si è pagato quanto eventualmente dovuto. L'ultimo
passaggio va fatto con la Polizia di frontiera (al 3° piano del
palazzo che si affaccia sul Tuzi Gazi Waterfront): anche loro mettono
un timbro di “nulla osta alla partenza”. A questo punto il modulo
è completo e andrebbe faxato al Port Control. Gentilmente Elize, la
segretaria del Tuzi Gazi Waterfront Marina (anche lei al 3° piano
del medesimo palazzo), provvede ad inviarlo per noi via mail al Port
Control (rcbportcontrol@transnet.net),
mettendo in copia anche il nostro indirizzo. Talvolta, ci dice, dopo
averlo ricevuto lo perdono, quindi è meglio che voi possiate
inviarlo di nuovo in caso di necessità.
Coi
documenti siamo a posto e siamo pronti per partire. Giusto per
sicurezza, richiamiamo il Marina di Durban per confermare il nostro
arrivo il pomeriggio del 27. E arriva la batosta: “Non c'è posto,
mettetevi all'ancora, vi chiameremo appena si libera un posto”. A
nulla valgono le proteste di Lilli (“Ma come, ieri avevate detto,
noi abbiamo già fatto l'uscita etc etc...), la comunicazione si
interrompe bruscamente.
Questa
notizia mi atterra: la baia di Durban non offre buone possibilità di
ancoraggio, tanto meno col tempaccio che sta per arrivare. Comincio a
pensare: “Che sia un segno del destino, per invitarci a non
partire?” Ancora incertezze, non se ne può più... dopo un po' mi
riprendo: partiamo ugualmente, un posto lo troveremo!
All'una
siamo tutti in piedi, pronti a mollare gli ormeggi. Chiamiamo Leo al
VHF: anche lui è pronto. Comunichiamo entrambi al Port Control la
nostra intenzione di uscire; non hanno perso il nostro “Flight
Plan”, ci accordano il permesso di imboccare il canale. Leo parte
per primo, seguito a ruota da noi. Attraversiamo il folto gruppo di
navi all'ancora e poi volgiamo la prua prima a sud e poi a sud-ovest;
essendoci allontanati abbastanza dalla costa riusciamo a beccare la
corrente di Aghulas e filiamo a 8 nodi. Leo invece ha scelto una
rotta sottocosta, e infatti dopo poche miglia lo perdiamo di vista.
Il
vento da NE ci consentirebbe di non accendere il motore, ma vogliamo
arrivare a Durban prima possibile per trovare un posto al marina,
quindi avanziamo a vela e motore.
Sono
quasi le 15 quando siamo a 6 miglia da Durban. Lilli come prescritto
chiama il Port Control via VHF canale 9 e chiede l'autorizzazione per
entrare: accordata, ci dicono di procedere, di richiamare prima di
imboccare il canale di ingresso, che dovremmo percorrere tenendoci
sul lato destro.
Alle 15.50 siamo davanti al Marina, formato da due lunghi pontili (circa 400 metri). Ci spingiamo all'interno fino all'International Jetty, che dovrebbe essere quello di accoglienza, ma è pieno di grosse barche a motore. Siamo già pronti al peggio quando tornando indietro vediamo sul pontile un ormeggio libero; inizio la manovra, ma immediatamente arriva un addetto del Marina, che ci fa segno di andare dalla parte opposta del pontile, al n° 65.
Alle 15.50 siamo davanti al Marina, formato da due lunghi pontili (circa 400 metri). Ci spingiamo all'interno fino all'International Jetty, che dovrebbe essere quello di accoglienza, ma è pieno di grosse barche a motore. Siamo già pronti al peggio quando tornando indietro vediamo sul pontile un ormeggio libero; inizio la manovra, ma immediatamente arriva un addetto del Marina, che ci fa segno di andare dalla parte opposta del pontile, al n° 65.
Bene,
non ci stanno cacciando! Infatti alle 16.10 siamo ben ormeggiati, il
marinaio ci dice che è un posto provvisorio e l'indomani ci
assegneranno un nuovo ormeggio, “Ok a domani”(29°51.853'S
31°01.481'E).
Leo arriva circa 3 ore dopo, lo sentiamo annunciarsi via radio al Port Control, ma è già buio e non lo vediamo passare quando entra al marina e si infila nel primo buco che trova.
Leo arriva circa 3 ore dopo, lo sentiamo annunciarsi via radio al Port Control, ma è già buio e non lo vediamo passare quando entra al marina e si infila nel primo buco che trova.
Il
giorno dopo, 28 settembre, è ancora una volta dedicato alla
burocrazia: prima al Marina, dove ci registrano prendendo anche le
impronte digitali (l'ingresso e l'uscita dai pontili avviene col
riconoscimento dell'impronta), poi velocemente a Immigrazione e
Custom, dove ci rechiamo in taxi, anche se non sono distanti, perché Lilli ha preso una brutta storta alla caviglia e non può camminare.
L'avventurosa
navigazione di questa sesta stagione del nostro giro del mondo è
finita. Faremo ancora solo poche miglia all'interno del bacino di
Durban per raggiungere lo Yacht Lift, spartano cantiere dove aleremo
Refola l'11 ottobre.
Per noi cominciano i lavori di preparazione della barca per la sosta
a terra. I nostri amici Gianca, Angelo e Cristina visiteranno un po'
la città e i suoi dintorni prima di volare a casa il 4 ottobre.