Meteorologicamente parlando, a New York, siamo stati davvero sfortunati. In particolare la prima parte del soggiorno - dall’arrivo il 26 aprile fino al 3 maggio, quando eravamo alla boa nella Sheepshead Bay a sud di Brooklyn - è stata segnata da brutto tempo, con tanta pioggia e vento forte.
Frank decide di sbarcare la stessa sera
del 26, per trasferirsi da sua cugina che abita proprio a Brooklyn; ci
salutiamo con una cena di commiato da “Randazzo”, un ristorante un tempo famoso
per gustosi piatti a base di vongole. Probabilmente, col passare degli anni, la
tradizione della cucina italiana si è un po’ “diluita” (letteralmente); fatto
sta che ad Ornella e Umberto sono stati serviti spaghetti alle vongole che
annegavano nel brodo, mentre è andata meglio a chi aveva ordinato calamari o
bistecca. Con l’occasione della cena conosciamo la cugina di Frank, Loretta,
che ci consegna la pompa Whale MK5, che avevamo ordinato su Amazon.
Il 27 aprile, nostra prima giornata
newyorkese, si presenta con un cielo già poco rassicurante. Non scendiamo dalla
barca: Ornella e Lilli si dedicano alle pulizie ed alla selezione delle cose da
vedere in città, Umberto ed io alla manutenzione della barca. Sostituiamo la
pompa di sentina, controlliamo la cinghia dell’alternatore da 12 V che ricarica
la batteria di avviamento, la cui spia sul quadro motore si era accesa durante
la notte di navigazione precedente all’arrivo. La troviamo un po’molla,
proviamo a smontarla ma non riusciamo: la vite che sostiene l’alternatore è
troppo stretta e non si riesce ad allentare.
Occorre chiamare un meccanico. Viene a
bordo il giovane Will. Appura subito che le cinghie che ho a bordo di scorta
sono per l’altro alternatore di potenza (a 24V), e quella per i 12V va
ordinata; in ogni caso fallisce anche lui il tentativo di rimuovere la cinghia
da sostituire.
Ci diamo appuntamento per la settimana
successiva, quando ci sposteremo all’Hudson Point Marina.
Con i loro studi approfonditi Ornella e Lilli hanno scoperto come muoverci a NYC facilmente ed in economia: compriamo un abbonamento settimanale per bus e metropolitana (Metrocard, 33 $ a testa, corse illimitate).
Il 28 aprile, in una giornata grigia, fredda e ventosa, affrontiamo il “viaggio” verso il ponte di Brooklyn (autobus B4 fino alla stazione Metro, poi linea Q, circa 50 minuti di percorrenza). Non si può negare che la vista dei due ponti, denominati senza troppa fantasia di Brooklyn e di Manhattan, con sullo sfondo i grattacieli della city, mantiene intatto il suo fascino nonostante le nuvole.
Pranziamo al Time Out Market, in un grande,
suggestivo fabbricato in mattoni rossi originariamente adibito a magazzino.
Ci aspetta purtroppo una notte un po’ agitata: 30-35 nodi di vento, pioggia a tratti torrenziale. Il mattino dopo il vento è sceso sui 25 nodi, ma il cielo continua ad essere minaccioso, con nuvole cariche di pioggia.
Il dinghy, che incautamente non avevamo tirato su, è pieno d’acqua, col serbatoio della benzina che galleggia. Lilli si veste da palombaro (stivali, cerata, tuta termica) e procede allo svuotamento, sgottando con energia. Per precauzione pensiamo sia meglio rinforzare con un ulteriore cavo l’ormeggio alla boa, così Umberto ed io trainiamo a prua il dinghy, Lilli passerà la nuova cima nell’anello della boa e ce la porgerà da sotto. L’operazione si conclude in pochi minuti, Lilli risale a bordo e siamo tutti più tranquilli. La giornata però è un vero schifo, la più brutta della nostra permanenza a New York. FOTO Non ci moviamo dalla barca, verso le 18 in un momento di calma, vado ad informare Tino e gli amici del circolo che non parteciperemo alla festa.Domenica 30 tentiamo nuovamente la sorte;
vorremmo vedere Prospect Park e lo storico quartiere di Park Slope, a detta di
molti tra i più affascinanti di Brooklyn, ma purtroppo ci coglie nuovamente la
pioggia. Cambiamo programma: riprendiamo la metropolitana e ci avviamo a Central,
la stazione ferroviaria di cui Lilli ed io ci eravamo innamorati nel lontano
2002. In particolare abbiamo un bellissimo ricordo di un Oyster Bar, con un
lungo buffet di ostriche di mille qualità diverse. Per ritrovarlo giriamo la
stazione, gremita di gente, in lungo e in largo ma dopo un po’ ci rassegniamo: nessuna
traccia del nostro Oyster Bar, e per giunta un ristorante per nulla di charme
che serve ostriche ed altri piatti è chiuso per turno settimanale! Si risolve
con l’ennesimo panino …
Dedichiamo un’altra buona mezz’ora alla
ricerca del negozio della compagnia ferroviaria in cui avevamo comprato nel
2002 la locandina della metro di NYC, di cui vorremmo comprare l’edizione 2023.
Lilli si incaponisce e dopo aver chiesto ad almeno 10 persone riusciamo a
trovare il negozio e a fare l’acquisto. Mettiamo il naso fuori dalla stazione
giusto per realizzare che piove a dirotto. Neanche parlarne di fare una
passeggiata nella vicina 5th Avenue!
Un po’ mogi, affrontiamo il viaggio di
ritorno per raggiungere Refola. Ci attende un finale a sorpresa: la pioggia
che ci ha accompagnato tutto il giorno, aumenta via via che ci avviciniamo al
Miramar, per diventare letteralmente torrenziale non appena saliamo sul dinghy.
Raggiungiamo la barca completamente fradici. In materia di sfortuna Fantozzi,
rispetto a noi, è solo un dilettante.
Lunedì primo maggio Lilli ed Ornella partono
in autobus alla ricerca di una lavanderia a gettoni (impossibile asciugare il bucato
in barca); Umberto ed io, invece, incontriamo Tino nella sede del circolo, che
si offre di accompagnarci in macchina a fare la spesa da un importatore
italiano.
A questo punto, visto il tempo
inclemente, prolunghiamo di due giorni la permanenza a Sheepshead Bay.
In tutto questo, Lilli è sempre più
preoccupata per il suo ginocchio. Dopo la scivolata sul pontile di Atlantic
City, le fa spesso male e non riesce a caricare il peso sulla gamba sinistra.
Ha comprato un bastone a cui si appoggia per camminare, ma preferisce stare a
riposo.
Martedì 2 maggio infatti decide di
restare in barca, mentre Umberto, Ornella ed io ci rechiamo al quartiere Little
Italy di Manhattan, pranziamo da “Amici”, un ristorante italiano, e poi giriamo
un po' l’attigua China Town.
Giovedì 4 maggio, lasciando Lilli in
barca sempre a causa del ginocchio, prendiamo il traghetto che attraversa l’Hudson
e visitiamo il Ground Zero, compreso il museo dedicato all’11 settembre 2001.
Il 6 maggio programmiamo un giro in bici a Central Park. Finalmente il cielo è azzurro e Lilli, che non lascia Refola da una settimana, rompe gli indugi e decide di partecipare. Il parco è super affollato (è sabato, la prima bella giornata dopo tante nuvole e pioggia) ma comunque estremamente gradevole. Pedaliamo piacevolmente per oltre 10 km tra alberi, prati e laghetti; Lilli regge bene la prova della bicicletta, ma un po' meno la camminata sulla 5th Avenue e a Time Square.
Domenica 7 maggio, Umberto Fabrizio ed
io ci rechiamo in taxi ad un distributore dove carichiamo la bombola del gas. Le
indicazioni per trovarlo ci sono state fornite dai nostri preziosi amici
americani Fabrizio (omonimia) e Jesus, che nel pomeriggio ci vengono a trovare (abitano
poco distante da qui, in New Jersey) e si fermano a cena per gustare l’insalata
di avocado e arance preparata da Ornella ed il risotto di zucca cucinato dal
sottoscritto.
Si conclude così la nostra avventura nella
Grande Mela: domani 8 maggio inizia il nostro percorso nel Long Island Sound,
che separa il versante meridionale del Connecticut da Long Island.