mercoledì 11 luglio 2018

SEYCHELLES: Mahe, Victoria


Dopo una lunga pausa, riprendiamo il racconto del nostro giro.
Eravamo rimasti a sabato 16 giugno quando, appena arrivati dalle Chagos alle Seychelles, ancoriamo nell’area di quarantena in attesa che gli ufficiali di dogana e immigrazione ci raggiungano a bordo per le pratiche. Alle 16.30 il Port Control ci comunica che la lancia arriverà entro un’ora. Infatti, alle 17.30, ecco arrivare la pilotina che sbarca gli uomini di immigrazione, custom e quarantena; le operazioni si svolgono alla velocità della luce, non c’è nemmeno il tempo di fare qualche domanda: in fretta e furia mi fanno compilare e firmare svariati moduli, ci rilasciano un avviso di pagamento di 300 Rupie (18 €) per la Capitaneria, dopo di che ci dicono di ammainare la bandiera gialla e se ne vanno con la pilotina, rimasta a breve distanza ad aspettare.
Forse perché era sabato pomeriggio, ma questa è stata in assoluto la procedura di ingresso più veloce che abbiamo mai sostenuto fino ad oggi.
Domenica mattina ci spostiamo di due miglia dall’ancoraggio quarantena alla baia denominata Harbour Marine Charter; Hodoul Island divide la baia in due zone, quella a sud più ampia per il diporto, quella a nord occupata dal Fishing Port, dove sono ormeggiate piccoli pescherecci e, nella parte più prossima all’ingresso, gigantesche navi da pesca. Gettiamo l’ancora nella parte esterna della baia, su un fondale di 6-7 metri di sabbia (4°37.510’S 55°27.527’E).


Ci sono numerosi gavitelli, alcuni liberi dove spesso le barche di passaggio si attaccano temporaneamente.
In fondo alla baia, nella parte SW, il Mahe Yacht Club gestisce un pontile per piccole barche, ed un pontiletto per i dinghy; bagni, docce e lavanderia sono a disposizione diventando soci temporanei al costo di 150 Rp/settimana per barca (circa 10 €); un bar ed un ristorante completano la struttura.
La zona ovest della baia è occupata invece dai pontili galleggianti del distributore di carburante e dalla base del Marina Charter, la cui attività principale consiste in escursioni giornaliere con grandi catamarani.
Caliamo in acqua il dinghy e ci rechiamo allo Yacht Club: il bar è aperto, ma apprendiamo che di domenica tutti i negozi sono chiusi, tranne quelli indiani e che lo stesso sarà lunedì (“Public Holiday”, festa nazionale).  
Ci avviamo a piedi verso il centro della cittadina di Victoria, poco distante. Siamo fortunati, troviamo l’ATM per prelevare valuta locale ed un piccolo emporio indiano che vende anche le sim-card telefoniche. Lilli è sollevata perché può finalmente mettersi in contatto con la sua famiglia e organizzare il rientro a casa.
Per volare entrambi in Italia dobbiamo trovare un posto sicuro dove lasciare Refola senza patemi, così nel pomeriggio andiamo con il dinghy all’Angel Fish Bayside Marina, dove Adina aveva trovato posto per lasciare la barca ed aveva conosciuto il gestore Graham, persona competente e disponibile.
L’Angel Fish, costituito da due piccoli pontili più una passerella galleggiante, si trova di fronte al lussuoso Eden Island Marina, sulla sponda ovest del ponte che collega Mahe ad Eden Island.
Graham non c’è (è domenica!), ma grazie alla guardia del servizio di sicurezza riusciamo a parlare con lui al telefono e ci diamo appuntamento per l’indomani.
Tramite e-mail prendiamo contatto con l’assicurazione sanitaria, che prevede in caso di decesso di un congiunto il rimborso del biglietto aereo; ci viene confermato il rimborso, per una persona, del solo biglietto di andata.
L’indomani lunedì 18 giugno, Graham ci comunica che all’Angel Fish non c’è posto per noi, ma ci rende disponibile la bassissima passerella in plastica, utilizzabile mettendo ancora e cime a terra. È una soluzione precaria, che non ci farebbe stare tranquilli. Lo ringraziamo per la sua gentilezza ma decliniamo l’offerta. Mostrandosi molto comprensivo, ci dice che possiamo contare su di lui per qualsiasi altra cosa di cui avessimo bisogno.
Facciamo un giro anche all’Eden Island Marina, dove vediamo alcuni posti liberi nell’area di ampliamento di fronte all’Angel Fish, ma gli uffici sono chiusi e non è possibile avere informazioni né sui prezzi, né sulla reale disponibilità.
A questo punto l’idea di tornare in Italia insieme comincia a sfumare. Lilli ha fretta di raggiungere la famiglia e Refola non può restare una settimana abbandonata all’ancora. In breve la decisione è presa: volerà da sola ed io rimarrò all’ancora nell’Harbour Marine Charter.  In serata acquistiamo on-line il suo biglietto aereo.
Dopo il lungo weekend, finalmente martedì 19 riaprono gli uffici: prima andiamo all’immigrazione per ottenere per Lilli il permesso di rientrare alle Seychelles senza un biglietto aereo di uscita e, già che ci siamo, analogo permesso anche per gli amici che ci raggiungeranno il 23 luglio; poi passiamo in capitaneria per saldare l’avviso di pagamento consegnatoci al check-in: la signorina, molto gentile, ritira i documenti originali della barca e ci consegna i passi da seguire per la procedura di uscita ed un prospetto di calcolo delle tasse di stazionamento e navigazione; si pagherà tutto all’uscita e solo allora ci verranno restituiti i documenti della barca.
La sera stessa Lilli prende il volo per l’Italia, ed io rimango solo, senza la mia metà.
Casualmente, prima della partenza di Lilli, allo Yacht Club conosciamo Pino, velista romano in pensione dopo aver lavorato a lungo nelle ambasciate africane. Almeno potò parlare in italiano con qualcuno, visto che per tutto il resto dovrò arrangiarmi senza la mia traduttrice privata. Non bisogna perdersi d’animo, ci sono molte cose da fare!
Comincio subito mercoledì 20 giugno inviando un messaggio a Graham con una lista di cose che devo acquistare, oltre alla bombola del gas da caricare. Mi risponde subito, dicendomi che ha tempo e che mi può accompagnare con la sua auto. “Splendido” dico io, così passa a prendermi allo Yacht Club.
La zona per gli acquisti (hardware shop, articoli nautici ecc) è concentrata in una località chiamata “Providence”, circa 4 km a sud dell’Harbour Marine Charter, sulla strada verso l’aeroporto; purtroppo non trovo molto di quello che cerco.
Per caricare la bombola invece si va alla società che gestisce anche i distributori di carburante e che si trova vicino all’autorità portuale e vicino anche al nostro ancoraggio. Graham mi dice che da alcuni mesi sono diventati molto fiscali: prima di essere caricata, la bombola deve essere certificata da un ente locale, che deve verificarne l’integrità e le scadenze di revisione. 
La mia bombola quanto ad integrità è nuova, comprata lo scorso anno a Phuket, ma la signora a cui abbiamo chiesto di risparmiarci questa verifica è inflessibile.
Passiamo all’ente certificatore, che sancisce: “Sì la bombola è in buono stato, ma non si vedono la data di fabbricazione, né le scadenze di revisione, perciò per essere utilizzata bisogna cambiare la valvola ed acquistare un nuovo regolatore di pressione”.
Per fortuna Graham intuisce le scritte in lingua Thai sulla bombola e mi viene in soccorso “In Thailandia hanno un calendario diverso, questo numero stampato corrisponde a marzo 2017!”. Fa vedere al dirigente certificatore la corrispondenza delle date con internet; la faccenda si conclude positivamente, il dirigente invierà via mail al distributore la certificazione.
Nel centro di Mahe c’è un bel mercato ortofrutticolo, un piccolo mercato del pesce, una boulangerie con ottime baguette e molti altri piccoli negozi, oltre a due ristoranti di cui uno, “La dolce vita”, dichiara inequivocabilmente l’origine italiana.
Circa 1 km a sud dell’Harbour Marine Charter, c’è l’Hypermarket, ben fornito di tutti i prodotti, dai surgelati alla verdura ecc..
Nella zona del Fishing Port c’è un negozio fornitissimo per la pesca ed un altro specializzato per revisioni delle zattere ed elettronica SEYCMI, dove porto per un controllo la mia radio SSB Icom. Risultato: la radio è a posto; vengono a bordo per una verifica dell’impianto ed anche questo funziona regolarmente; in effetti dopo aver ricollegato antenna accordatore ecc., qualcosa è cambiato, probabilmente il connettore tra accordatore e radio era un po' ossidato. Verificheremo se funziona davvero quando saremo nuovamente in navigazione…
Tra una cosa e un’altra faccio quattro chiacchiere con Pino. Lui conosceva già le Seychelles per esserci stato in vacanza più volte ed ha pensato bene di venirci con la barca e di fare base qui, dopo aver ottenuto l’“Esportazione permanente” della barca, che lo libera dai limiti (e dai costi) delle barche in transito. È arrivato dall’Italia con il suo vecchio Dufour in marzo, attraverso il Mar Rosso, con un viaggio che sembra più una Odissea, tra guasti e sorprese; con lui c’era un giovane italiano, Francesco, che appena messo piede a terra ha preso il primo aereo al volo! Ed eccolo qui solo soletto, come me, ad aspettare alcuni pezzi di ricambio per il suo motore.
I giorni passano abbastanza velocemente, sento Lilli al telefono mattina e sera, e mi conforta il fatto di saperla circondata dai suoi familiari e dall’affetto delle sue amiche.
La mia solitudine comunque è praticamente finita. Il 26 giugno arrivano gli amici di Kiwi Dream conosciuti alle Chagos, il 28 Umberto, fratello di Lilli, con Mirella ed il 29 finalmente ritorna anche Lilli.
Ricomposto l’equipaggio, ci dedichiamo ad un po’ di turismo: noleggiamo un’auto per un paio di giorni, giriamo tutta l’isola, belle le spiagge a nord riparate in questa stagione e belle anche le spiagge ad ovest.







Leghiamo molto anche con Alan e Anne di Kiwi Dream: gli inviti a cena si susseguono con frequenza, e decidiamo di partire insieme il 5 luglio per il giro alle isole limitrofe, Praslin e La Digue.