05:33.16N 87:02.51W Mercoledi’ 3 marzo, alle 14.30, salpiamo da Puerto Armuelles, dopo aver fatto scorta di frutta e verdura, aver timbrato sui passaporti l’uscita ed aver reso omaggio all’amico Omar. A motore le prime 16 miglia per arrivare alla Punta Burica con un po’ di vento sul naso, e poi, proprio quando raggiunta la punta avremmo potuto poggiare verso SW, rotta 240°, il vento e’ calato del tutto e quindi … ancora motore. In questa tranquilla navigazione, abbiamo a bordo un vice-skipper: Morale un po’ basso, perche’ abbiamo da 1 a 2 kn di corrente contraria e la velocita’ media a 2000 g/m non supera i 4-4,5 kn; abbiamo la carena sporca che anch’essa ci penalizza di 1 kn; in qualche tratto non riusciamo a fare piu’ di 3.8 kn. A completare il quadro, di notte temporali continui e lampi tutto intorno. Solo nei pomeriggi riusciamo a fare 4-5 ore a vela, giusto per far respirare il motore, con una velocita’ variabile tra 2 e 4 kn; per fare 315 M abbiamo impiegato 3 giorni, con 60 ore di motore! Ci siamo chiesti se non sarebbe stato meglio da Panama andare diretti alle Galapagos: in realta’ la scelta di navigare sulla costa ovest di Panama e’ stata azzeccata, siamo stati in baie ed isole disabitate, in un enorme parco marino dove è vietata la pesca, acqua calda e pulita, tanto pesce, a confronto il tanto nominato Arcipelago di Las Perlas puo’ andare a nascondersi. I nostri amici francesi di Bellissima, che hanno scelto di andare diretti a Galapagos, hanno “tribulato” altrettanto con vento e corrente; abbiamo sentito anche Marzia ed Alessandro che erano fermi a Las Perlas in attesa che arrivasse un po’ di vento; tutto sommato l’alternativa non ci avrebbe riservato una sorte migliore, mentre in compenso noi abbiamo visitato e conosciuto qualcosa di piu’. Alle 11.00 di sabato 6 aprile arriviamo all’isola del Coco, baia Chatham, ad attenderci il gommone dei ranger, che ci fanno segno di prendere la boa. I ranger salgono a bordo per il controllo dei documenti; non avendo il permesso di navigazione, ne’ i timbri di ingresso in Costa Rica, siamo gia’ preparati a dichiarare la solita “emergenza” (ahime’, vera!): mancanza di vento, scarsita’ di gasolio…, loro con gentilezza ed altrettanta fermezza ci spiegano che: -per sostare all’isola del Coco ci vuole un permesso che va formalizzato in Costarica. -per situazioni di emergenza ci si puo’ fermare 8 ore, aumentabili fino alle 6 del mattino successivo. -non è possibile fare il bagno, nemmeno intorno alla barca (e’ pericoloso per la presenza degli squali), solo con la guida e con il permesso del parco si possono visitare alcuni specifici siti, meno pericolosi, -si può andare a terra con il tender, ma solo sulla spiaggia, senza fare i turisti in giro per l’isola, -in compenso per questa breve sosta non dobbiamo pagare nulla -se abbiamo veramente necessità di gasolio, c’è una barca nell’altra baia che lo vende. Dopo la visita dei ranger, il caldo opprimente ci fa sfidare il pericolo squali e ci gettiamo in acqua per un bagno ristoratore (non tutti, Erna e Lilli resistono al caldo e non sfidano gli squali). Facciamo una visita a terra dove c’è la stazione dei ranger (stile rambo, immortalato nella foto qui sotto), acqua dolce e fresca scende dalla collina ricca di vegetazione, approfittiamo per fare una piccola scorta da portare in barca. Refola è in buona compagnia… La nostra visita all’isola del Coco termina qui, domani mattina presto si riparte, finalmente con destinazione Galapagos (420 M). |