Con la nuova formazione (il sottoscritto, Attilio Bertani, Angelo, Attilio Mantovani e Claudia) martedì 13 agosto lasciamo Skiathos per Skopelos, distante 11 miglia. Arriviamo a destinazione alle 11.45, dopo una bella navigazione di bolina, ed ancoriamo nella baia Limnonari sul versante meridionale dell’isola, ben riparata dai venti dominanti. A terra una bella spiaggia; la baia è gremita di barche, fatichiamo non poco per trovare un posto per Refola (39°05.291’N 23°41.906’E).
Il 14 agosto ci spostiamo su Alonissos, a 19 miglia, dove facciamo una sosta
per il bagno e il pranzo nella baia Ormos Milia. Alle 17.40 ripartiamo: solo 8
miglia per raggiungere la disabitata e piccola isola di Peristera; al nostro
arrivo però troviamo la baia piena di barche e poco attraente, tanto che
decidiamo di ritornare ad Alonissos, dove ancoriamo verso le 20.00, più o meno
nello stesso punto della baia Milia che avevamo occupato nel pomeriggio
(39°09.304’N 23°52.926’E).
Dormiamo tranquilli e il giorno dopo salpiamo con prua a Kyra Panagia,
distante 15 miglia, una delle ultime isole del gruppo delle Sporadi
settentrionali. Avanziamo in direzione NNE: il vento da N sui 18 nodi ci
consente di tenere aperta solo la randa e procedere a motore. Arriviamo alle
13.30; sono già presenti 3 barche e non c’è molto spazio per restare alla
ruota. Caliamo l’ancora e ci assicuriamo con due cime a terra (39°19.424’N
24°03.349’E); bellissima baia, acqua limpida e calda.
Il giorno seguente alle 6.35 salpiamo: la destinazione è Koufos, a 41 miglia,
piccolo porto sull’estremità sud occidentale del secondo dito della penisola
Calcidica (Sithonia). Dopo le prime miglia il vento rinforza sui 20-22 nodi da
NE: la rotta è 350° e quindi il passaggio diventa una bella e veloce veleggiata
di bolina. Arriviamo alle 12.50 e diamo ancora su un fondale di sabbia-fango di
7 metri (39°58.193’N 23°55.020’E).
Porto a terra Attilio B., Attilio M. e la Claudia per un giro di
ricognizione. Verso sera anche io e Angelo li raggiungiamo: ne consegue
un’ottima cena in un ristorantino sul porto.
Purtroppo per Attilio B. si avvicina il momento di tornare a casa; il
suo volo parte da Salonicco il giorno 20. Nell’impossibilità di navigare fino a
Salonicco (troppo distante) per avvicinarsi almeno un po’ decido di risalire per
circa 30 miglia, verso nord-ovest, la profonda insenatura tra il primo dito
(Kassandra) ed il secondo (Sithonia) della penisola Calcidica, fino alla
località Gerakini. Da qui Salonicco dista solo (!) 80 chilometri ed Attilio B.
potrà prendere un autobus.
Lasciamo Koufos al mattino, il vento è leggero e il mare piatto, ci
fermiamo in una baia per un bagnetto ed alle 16 siamo a destino. Gerakini, un
tempo polo industriale oggi dismesso ed ora località turistica, ha una grande
spiaggia davanti alla quale ancoriamo su fondale sabbioso e profondità intorno
a 6 metri (40°16.091’N 23°26.583’E).
Domenica 18 con il dinghy accompagniamo Attilio B. a terra, è stato un
piacere ospitarlo, non solo per le sue indubbie capacità, ma anche per il
grande contributo all’allegria di bordo. Grazie Attilio! Il giorno stesso
mettiamo la prua verso SE per tornare indietro. Poiché la prossima destinazione
è Limnos, a 59 miglia, passiamo la notte a Koufos, ancorando più o meno nello
stesso posto.
Lunedì 19 agosto partiamo di buon’ora. Abbiamo rotta 99° ed un debole
vento da ENE quindi procediamo aiutando la randa col motore. Ci fermiamo in una
baia sul versante sud occidentale di Limnos, di fronte ad una grande spiaggia
con ombrelloni, ancorando su fondale sabbioso di 6-7 metri (39°50.900’N
25°07.407’E).
Saltiamo il giorno di sosta che il programma prevedeva per Limnos, sia
per riallinearci al piano di navigazione, sia perché il posto non sembra essere
più di tanto interessante. Salpiamo quindi il 20 agosto per Lesbo, a 53 miglia.
Il vento continua a scarseggiare e il motore resta quasi sempre acceso; alle
16.30 arriviamo a Lesbo, dove ancoriamo nella baia a sud del paese di Sigri, su
un fondale sabbioso di 7 metri (39°12.477’N 25°51116’E).
Scendiamo a terra col dinghy, il paese è vivo e ridente; vado a
verificare il porticciolo (evitato perché dalla cartografia Navionics mi
sembrava piccolo e poco profondo): lo trovo ben attrezzato, con colonnine per
elettricità e acqua, ma completamente vuoto.
Una giornata di sosta a Sigri ed il 22 procediamo per la piccola
isoletta di Oinoussai, a 48 miglia. Per le prime tre ore ci accompagna un vento
da N sui 17-18 nodi e procediamo a vela al gran lasco; poi purtroppo gira a NW
e cala sui 5-6 nodi, per rinforzare all’arrivo sui 15-22 nodi. Arriviamo alle
16.20 e ormeggiamo al molo del porto municipale (38°30.865’N 26°13.022’E).
Paghiamo 22 € per due notti, senza usufruire di elettricità ed acqua.
Una giornata di sosta anche a Oinoussai, in cui integriamo un po' la
cambusa, presso un piccolo negozio di frutta e verdura al porto e nell’unico
supermercato, in centro al paese, vicino alla chiesa.
Sabato 24 agosto siamo pronti a trasferirci a Chio; il vento soffia da
NW a 20-25 nodi e ci permette di volare a 8,5 nodi di velocità. Alle 14.00 arriviamo
alla baia di Agelia, nella parte SW dell’isola. Caliamo l’ancora su un fondo
sabbioso di 6 metri (38°13.284’N 25°54.480’E).
Domenica 25 salpiamo; appena fuori troviamo un bel il vento sui 20-24
nodi che prendiamo al gran lasco, voliamo a 7 nodi con il solo genoa spiegato.
Alle 15,30 circa raggiungiamo il piccolo arcipelago di Furni; per raggiungere
l’ancoraggio prescelto imbocchiamo lo stretto (circa 200 metri) canale tra
l’isola di Thymena e la piccola e disabitata Kisiria. Arrivati alla nostra
destinazione, Kampi Furnon, realizziamo che le profondità sono importanti fino
vicino alla riva e non consentono di stare alla ruota; ci spostiamo verso la
punta W della baia, che presenta sulle rocce paletti in cemento. La manovra di
ancoraggio, col vento che arriva a raffiche sui 20 nodi al traverso, ci fa
tribolare non poco ma alla fine si conclude felicemente, con una cinquantina di
metri di catena e due cime a terra (37°34.187’N 26°28.544’E).
Dopo una notte tranquilla la mattina di lunedì 26 agosto riprendiamo il
mare per una tappa di 28 miglia, fino a Samos. Non c’è un alito di vento così
ci sciroppiamo una bella smotorata. Siamo diretti al Samos Marina, sul versante
SE dell’isola in prossimità della frazione di Pythagoreio. Prima di entrare
facciamo il pieno di carburante, poi ci spostiamo all’ormeggio prenotato
qualche giorno addietro (37°41.434’N 26°57.279’E). Il Samos Marina è da tenere
in considerazione per lasciare la barca d’inverno: ha un bel piazzale, un grosso
travel-lift, è anche molto vicino alla Turchia e perciò offre un’area di
navigazione molto vasta.
Per la giornata dedicata al turismo noleggiamo un’auto, che ci viene consegnata
al marina: facciamo il giro dell’isola, visitiamo la città di Samos sulla costa
nord, molto frequentata e turistica, non manchiamo un supermercato per il
rabbocco della cambusa.
Mercoledì 28 agosto salpiamo per la piccola isola Arkoi, che appartiene
al distretto di Patmos. La distanza da coprire è 25 miglia, il vento è medio-leggero
sui 10 nodi, lo prendiamo prima in poppa e poi, quando gira ad E, al gran lasco,
ma non è sufficiente e quindi procediamo con vela e motore. Intorno a noi
vediamo molte vele, d’altronde siamo entrati nelle acque del Dodecanneso, molto
gettonato dalle imbarcazioni da diporto e dal charter. Alle 14.00 siamo a
destino: ancoriamo nella baia Glipapa, su un fondale sabbioso di 7 metri (37°22.425’N
26°44.468’E).
Giovedì 29 con una tappa di 29 miglia ci spostiamo a Leros. Entriamo nella grande baia di Lakki, dove avevamo prenotato un ormeggio
al Leros Marina Evros S.A.. Per fortunata fatalità il posto che ci hanno assegnato
(37°07.161’N 26°51.444’E) ci ha messo a fianco di Amaltea, la splendida
barca del mitico Mario Bonomi: avendo letto i suoi libri sono felice di conoscerlo
di persona e di scambiare con lui idee sui possibili programmi futuri.
Il giorno successivo, dedicato al turismo, noleggiamo un’auto e giriamo
tutta l’isola. Leros è una bellissima isola dal paesaggio dolce e vario, ricco
di baie, colline e promontori; dalla strada principale si può godere di innumerevoli
viste mozzafiato.
Ho voluto tornare nella parte settentrionale dell’isola, vicino
all’aeroporto, per rivedere il cantiere dove Lilli ed io avevamo lasciato Refola
per due inverni, prima di cominciare la grande avventura con la prima
traversata atlantica, nel lontano 2008. Per la mia esperienza Leros è un buon
posto per lasciare la barca in inverno, sia nel cantiere a nord (che offre solo
posti a terra ed è oggi gestito da Leros Moorings Moor & Dock) che al
Marina Evros dove ci troviamo, che ha posti sia a terra che in acqua.
Sabato 31 agosto molliamo gli ormeggi: la nuova destinazione è Kos, a 29
miglia. Raggiungiamo l’estremità meridionale di Leros e passiamo tra le tre
piccole isolette nello specchio di mare tra Leros e Kalimnos. Di quest’ultima
scorriamo il versante orientale, altrettanto per la piccola Pserimos fino a
doppiare la punta settentrionale di Kos, restando ad un miglio dalla costa per
evitare i bassi fondali. Navighiamo sempre a vela, con un vento da 10 a 18 nodi
che prendiamo in poppa/gran lasco.
Il tentativo di prenotare un ormeggio al porto municipale di Kos era
fallito, ma riusciamo a fermarci (ormeggiando all’inglese sulla banchina
orientale) giusto il tempo per far scendere Attilio e Claudia, che qui terminano
la loro crociera. Con equipaggio ridotto (Angelo ed io) verso le 13 usciamo dal
porto e andiamo ad ancorare poco distante, in direzione ESE, su fondale sabbioso
di 6-7 metri (36°53.688’N 27°17.717’E).
Il giorno dopo ci concediamo una giornata di relax, con un piccolo giro
a terra e tanto riposo. La stessa sera arriva Cristina, moglie di Angelo, che andiamo
a prendere al molo con il dinghy.
Con il nuovo vecchio equipaggio (Angelo, Cristina ed il sottoscritto),
ripartiamo il 2 settembre: in assenza di vento, ci aspetta un’altra smotorata
di 36 miglia fino a Tilos. Ne scorriamo il versante occidentale, ammirando il panorama
un po’ selvaggio, brullo e roccioso; Tilos è infatti poco abitata, poco
turistica, in una parola bellissima. La nostra destinazione è Osmos Eristos, grande
baia al centro del versante meridionale dell’isola: arriviamo alle 15.10 ed
ancoriamo su fondale sabbioso di 5-6 metri (36°25.895’N 27°20.808’E).
Martedì 3 settembre ripartiamo. Aggirata la punta meridionale di Tilos,
mettiamo la prua a NE e procediamo verso Simi, a 30 miglia. Il vento è piuttosto debole (8-12 nodi) ma lo
prendiamo al traverso e quindi ci consente una veleggiata tranquilla in un mare
quasi piatto. L’ancoraggio che ho scelto è nella baia Panormitis, nel sud
dell’isola, vi arriviamo alle 14.40 ed ancoriamo su un fondale sabbioso di 5-6 metri
(36°33.127’N 27°50.786’E). La baia è ben protetta da tutti i quadranti,
soprattutto nella parte di NE, che è proprio dove ci piazziamo noi; verso sera
arrivano molte altre barche e improvvisamente ci ritroviamo pieni di “vicini”.
A terra il panorama è dominato dal grande Monastero di San Michele
Arcangelo, ricostruito nel 1783 ed oggi ancora attivo. Lo andiamo a visitare la
mattina seguente e apprendiamo che alcune aree del Monastero sono state
affittate a privati, che gestiscono diverse attività commerciali dedicate ai pellegrini,
che giungono numerosi soprattutto durante la stagione estiva: bar-caffè, ristorante-taverna,
albergo.
Rientriamo in barca per un bagnetto, il pranzo, e poi … relax!
Giovedì 5 settembre salpiamo per Rodi, a 25 miglia. Interrompiamo la
navigazione per un bel bagno in una placida baia nella zona orientale dell’isola
di Troumpetto; ripartiamo alle 11.25, il vento arriva nel primo pomeriggio da W
sui 10-15 nodi, consentendoci una discreta bolina. Alle 15.15 siamo al Rhodes
Marina, dove avevamo prenotato un posto: ci assegnano un ormeggio tra grandi
yachts (36°26.086N 26°14.301’E).
Quando eravamo stati a Rodi nel 2008 ci eravamo fermati a Mandraki, il
vecchio porto pubblico, a ridosso del centro storico della capitale: fascinoso,
recintato con alte mura d’epoca, con le caratteristiche cupole dei mulini a
vento in bella mostra e servizi un po’ datati… Il Rodhes Marina è invece una
struttura moderna, completamente nuova, dotata di tutti i servizi. Troviamo infatti
appena fuori dal marina un auto noleggio di cui usufruiamo per dotarci di un’auto:
facciamo la spesa la sera stessa dell’arrivo e ci lanciamo alla scoperta di
Rodi il giorno dopo.
Compiamo il giro dell’isola in senso orario: scendiamo lungo la costa
est fino a Lindos, seconda città di Rodi. Vorremmo fermarci a visitarla ma ci
troviamo incastrati in un traffico esagerato… non siamo più abituati a queste
situazioni, quindi rinunciamo. Un veloce dietro front e riprendiamo il percorso
fino alla piccola penisola di Prasonisi, estremità meridionale di Rodi e paradiso
per windsurf e kitesurf, da dove cominciamo a risalire la costa ovest fino al
Marina.
Sabato 7 settembre molliamo gli ormeggi: vogliamo recuperare la mancata visita di Lindos e così navighiamo per 23 miglia (a vela con un venticello di 10-15 nodi) e alle 14,10 ancoriamo in una piccola baia adiacente la cittadina, su un fondo sabbioso di 5-6 metri (36°05.912’N 28°05.303’E).
Cristina ed io andiamo a terra col dinghy, lasciando a bordo Angelo che
non ama camminare; infatti per vedere l’acropoli affrontiamo una bella salita,
che però ci ripaga con una visita eccezionale.
Tornati in città gironzoliamo tra le strette vie del centro, piene di
negozietti. Valeva la pena!
Il giorno dopo dovremmo partire per Karpatos, ma le previsioni non sono
favorevoli: troveremmo un vento sui 35 nodi da NW che ci farebbe un po’ penare.
Decido quindi di prolungare la sosta a Lindos di un giorno (che passiamo in
grande relax).
Riprendiamo il mare lunedì 9 settembre: una bellissima veleggiata di bolina, con 16-18 nodi di vento da NW, ci porta dopo 58 miglia a Pigadia, capoluogo di Karpatos. Vi arriviamo alle 15.15, ancoriamo su fondale sabbioso di 6 metri (35°30.641’N 27°12.558’E), appena a W del nuovo porticciolo per le imbarcazioni da diporto.
Dopo pranzo ci facciamo prendere dalla pigrizia… un pisolino e siamo
quasi pronti per l’aperitivo serale. Vedremo Pigadia la prossima volta!
Il giorno seguente partiamo per Creta. Il vento è girato a sud e noi
navighiamo in direzione sud ovest: 55 miglia di bolina ci portano nella baia di
Kouremenos, dove caliamo l’ancora su un fondale sabbioso, con qualche roccia
isolata (35°12.338’N 26°16.355’E).
Mercoledì 11 settembre salpiamo quasi in assenza di vento con
destinazione Sitia, che in linea d’aria dista circa 15 km. Per raggiungerla in
barca invece ci dirigiamo prima a nord, aggirando una selvaggia e frastagliata
penisola, totalmente disabitata, che ospita nella parte più meridionale il Parco
naturale di Kyriamadi, e nella parte settentrionale una base militare. Aggirato
il capo Sideros, proseguiamo in direzione SW fino a Sitia, dove arriviamo alle
12.20 dopo aver percorso 21 miglia quasi interamente a motore; entriamo in
porto e troviamo un posto all’inglese sul molo di NE (35°12.520’N 26°06.549’E).
Sitia è una bella cittadina: il porto è in pieno centro, attigua c’è la
principale ed animata via del passeggio, piena di ristoranti e bar. Andiamo a
registrarci presso l’autorità portuale e ci chiedono se abbiamo pagato la tassa
di navigazione per le imbarcazioni da diporto (Tepai). Ne avevo sentito parlare
una volta dalla Capitaneria di Porto a Lavrio, ma poi nessuno ci aveva chiesto
niente e me n’ero completamente dimenticato. La tassa è calcolata per ogni mese
di permanenza sulla base della lunghezza della barca (se > di 12 metri, 8 €
al metro); per non pagare una fortuna, dichiariamo di essere entrati in Grecia
a Kos il primo settembre. Veniamo creduti e riceviamo un bollettino per pagare un
solo mese (129 €); il giorno dopo ci precipitiamo in posta a pagare la gabella
(prima che ci ripensino) e poi ci godiamo un meritato riposo oziando per le vie
del centro.
Venerdì 13 settembre alle 7.40 lasciamo Sitia. Il mio minuzioso
programma prevedeva una breve tappa fino al Marina di Agios Nikolaos (San
Nicolò); ma poiché è in arrivo per sabato un ventone da NW (noi andiamo verso
W) decido di saltare San Nicolò e dirigere la prua direttamente su Iraklio, a
una cinquantina di miglia. Partiamo con poco vento e procediamo a motore; nelle
ultime ore il previsto vento da NW comincia a farsi sentire, prima con 10, poi
con 20 nodi. Alle 16.30, dopo aver percorso 51 miglia, arriviamo ad Iraklio ed entriamo
nel porto Veneziano, occupato da imbarcazioni da diporto e piccole barche da
pesca. Invano nei giorni precedenti avevamo cercato di prenotare un ormeggio,
ma non siamo riusciti a trovare un interlocutore. Vediamo un posto libero ed
ormeggiamo fiduciosi.
Ci rechiamo poi all’autorità portuale, che si trova sul largo molo in
cemento che separa il porto Veneziano dal grande porto commerciale: ci dicono
che non possiamo rimanere dove abbiamo ormeggiato perché il posto non è libero,
e non ce ne sono altri disponibili. Le barche in transito, ci dicono, posso
attraccare al grande (ed alto) molo in cemento sul versante del porto
commerciale, a condizione di rimanere in barca e allontanarsi dal molo tra le
18 e le 19, quando arrivano i traghetti che sollevano molta onda.
Ringraziamo dei consigli, paghiamo per 2 notti la mite tariffa di 22 € e
salutiamo ossequiosi, ma tornando alla barca incappiamo in Joannis, un
simpatico signore che sembra avere un ruolo di “manager” nel porto Veneziano ma
soprattutto essere piuttosto restio a digerire l’autorità portuale nella “sua”
area. Chiediamo anche a lui se possiamo rimanere all’ormeggio che abbiamo
occupato: subito ci dice di sì, ma in breve tempo viene invece ad avvisarci che
dobbiamo spostarci di una decina di metri. Il motivo è che il posto è di un
catamarano che fa uscite giornaliere; la nuova collocazione che ci viene
indicata non è un ormeggio vero e proprio, dobbiamo dare ancora e infilarci tra
l’ultima barca del pontile ed un peschereccio, con la passerella orientata sullo
spigolo del pontile. Eseguiamo senza problemi la manovra (35°22.630’N 25°08.114’E)
e stiamo benone, pronti per ricevere i nuovi ospiti in arrivo. Grazie Joannis!
Per il giorno dopo, 14 settembre, è previsto l’arrivo di Andrea; nell’attesa, in mattinata, andiamo a vedere il Museo archeologico di Heraklion, molto bello ed interessante.
Accogliamo Andrea e riprendiamo l’attività turistica: saliamo su un
autobus e andiamo a vedere il Palazzo Minoico di Cnosso, sulla collina di
Kefala, che risale al 1600 a.C. circa; ricostruito a inizio Novecento, fu la
sede del saggio re Minosse, e ad esso sono associati miti affascinanti, come
quello del Labirinto con il Minotauro e quello di Dedalo con Icaro.
Il 15 settembre arrivano anche Adolfo e Sara, che dopo aver riposato
ripercorrono il giorno dopo il nostro stesso giro turistico.
Martedì 17 settembre Refola ed il suo nuovo equipaggio sono
pronti per mollare gli ormeggi e riprendere il mare: alle 7.10 salpiamo da Iraklio
con destinazione Marathi, a 52 miglia. C’è poco vento, con vela e motore
arriviamo alle 15.50 e ancoriamo su un fondale sabbioso sui 5 metri
(35°30.203’N 24°10.630’E). La baia è molto riparata dai venti dominanti, e
trascorriamo una notte tranquilla.
Il giorno seguente salpiamo per La Canea (Chania), a 17 miglia. Il vento è sempre scarso, copriamo la tratta a motore ed arriviamo alle 12.10. Troviamo un posto nel porto veneziano del XIV secolo, molto bello: ormeggio con ancora e cime a poppa (35°31.129’N 24°01.172’E). La Canea è una cittadina davvero gradevole, con strette stradine piene di ristoranti. Ne scegliamo uno per la cena, e siamo fortunati: cibo buono e prezzo accettabile.
Alle 9.30 di giovedì 19 settembre, dopo aver fatto il pieno di carburante con la bettolina che arriva sul molo, lasciamo la bellissima Chania diretti ad un altro ancoraggio molto gettonato: l’isola di Gramvousa.
In assenza di vento navighiamo a motore e dopo una trentina di miglia siamo a destino. Ancoriamo in una bellissima baia nel versante meridionale dell’isola (35°36.419’N 23°34.740’E), con acqua limpida e profondità sui 5 metri. Spettacolare la vista del castello veneziano, 137 metri sopra il livello del mare, che sovrasta la baia ogni giorno raggiunta da barche piene di turisti. Per fortuna alla sera siamo soli ad ammirare il cielo stellato.
Venerdì 20 settembre salpiamo con destinazione Kithera, a 44 miglia. Finalmente
ci godiamo qualche ora di vela pura, bolina con vento da NNE 15-18 nodi,
allietata dalla presa di un piccolo dorado, che viene subito sfilettato (sarà servito
più tardi, crudo con pomodori e peperoni, “alla chevice”). Alle 11 arriva una
sorpresa. Noto che il genoa ha preso un assetto un po’ strano: guardando col
binocolo mi rendo conto che lo stroppo che lega il genoa al tamburo sulla
sommità dello strallo ha ceduto e la vela è scesa di circa 10-20 centimetri. La
avvolgiamo velocemente per evitare che scenda in coperta e proseguiamo con
randa e motore.
Arriviamo alle 14.45 nella baia di Kapsali, nella parte meridionale
dell’isola di Kithera, e troviamo posto al piccolo molo in cemento che delimita
la baia a Sud, calando l’ancora e portando la poppa in banchina (36°08.579’N 22°59.976’E).
Proprio qui a Kapsali abbiamo appuntamento con due barche del Paterazzo,
quelle di Gigi Baroni e Franco Guerini, che stanno navigando verso Atene nei
cui paraggi resteranno per il rimessaggio invernale.
Arrivano poco dopo di noi e ormeggiano nello stesso modo; la sera
grande cenone in compagnia presso uno dei tanti ristorantini del porto.
Il giorno seguente giornata di sosta e relax. Noi refoliani noleggiamo
tre motorini e facciamo un’escursione lungo il versante sud-occidentale dell’isola:
un pranzetto buono ed economico, e si ritorna alla barca.
Domenica 22 settembre ci spostiamo a Porto Kagio, stupenda insenatura
sul versante orientale del dito centrale del Peloponneso. La distanza da
coprire è di 32 miglia; il vento da NE ancora gagliardo ci spinge velocemente a
destinazione. Alle 14.25 gettiamo l’ancora su un fondale sabbioso di 8 metri
(36°25.767’N 22°29.151’E). Questa baia contornata da alte e brulle colline è da
sempre la preferita di Lilli in Grecia, ed effettivamente ci affascina ogni
volta con la sua bellezza.
Andrea ed io andiamo a terra col dinghy per vedere di trovare un po’ di
verdura e frutta fresca. Chiediamo informazioni ad una signora che gestisce un
ristorantino sulla spiaggia: per trovare frutta e verdura bisogna prendere un
taxi ed andare in paese, a 16 km. In compenso gentilissimamente ci offre un bicchiere
di vino, e non vuole essere pagata!
Lunedì 23 settembre trasferimento a motore con vento debolissimo: la destinazione
è Methoni, sul versante sud occidentale del primo dito del Peloponneso.
Copriamo le 51 miglia in 8 ore e 20 minuti, arriviamo alle 15.55 e ancoriamo su
un fondale sabbioso di 3-4 metri (36°48.966’N 21°42.534’E).
Nel pomeriggio scendiamo a terra col dinghy; Andrea ed io facciamo una
passeggiata fino ai resti del castello veneziano ed alla torre ottomana. Tornati
a bordo, con un po’ di rammarico realizziamo che questa è la nostra ultima
notte in Grecia. Già ci manca!
All’alba di martedì 24 settembre salpiamo per la traversata finale che
in 346 miglia ci porterà direttamente a Marina di Ragusa. Il vento è scarso e
instabile, con il motore sempre acceso cazziamo e laschiamo le vele al variare
della direzione del vento.
La navigazione notturna è organizzata con i soliti (per noi) turni di 2
ore, con parziale sovrapposizione. All’imbrunire del secondo giorno peschiamo
un bel tonno sui 5-7 chili, che al momento di tirarlo a bordo riesce a
strappare la lenza lasciandoci tutti di stucco, delusi e avviliti.
Alle 15.45 di giovedì 26 settembre, dopo aver fatto il pieno di gasolio,
assicuriamo Refola al posto M24 del Porto Turistico Marina di Ragusa.
Anche questa stagione è finita; la riassumo in breve: dal 26 luglio al 26 settembre 2024, in due mesi, abbiamo percorso 2069 miglia. È stato un bel viaggio: sotto l’aspetto meteorologico abbiamo avuto sempre sole, vento quasi sempre in poppa e raramente forte; gli amici che si sono susseguiti a bordo sono stati, oltre che di ottima compagnia, sempre all’altezza della situazione. Li voglio ricordare, come nei film, in ordine di apparizione: Marcello Breda, Attilio Bertani, Angelo Marazzi, Attilio Mantovani, Claudia Loria, Cristina Stacchezzini, Andrea Pucciano, Adolfo e Sara Farronato. A tutti un grazie di cuore!