martedì 1 ottobre 2024

Agosto - settembre 2024: da Skiathos a Marina di Ragusa

Con la nuova formazione (il sottoscritto, Attilio Bertani, Angelo, Attilio Mantovani e Claudia) martedì 13 agosto lasciamo Skiathos per Skopelos, distante 11 miglia. Arriviamo a destinazione alle 11.45, dopo una bella navigazione di bolina, ed ancoriamo nella baia Limnonari sul versante meridionale dell’isola, ben riparata dai venti dominanti. A terra una bella spiaggia; la baia è gremita di barche, fatichiamo non poco per trovare un posto per Refola (39°05.291’N 23°41.906’E).

Il 14 agosto ci spostiamo su Alonissos, a 19 miglia, dove facciamo una sosta per il bagno e il pranzo nella baia Ormos Milia. Alle 17.40 ripartiamo: solo 8 miglia per raggiungere la disabitata e piccola isola di Peristera; al nostro arrivo però troviamo la baia piena di barche e poco attraente, tanto che decidiamo di ritornare ad Alonissos, dove ancoriamo verso le 20.00, più o meno nello stesso punto della baia Milia che avevamo occupato nel pomeriggio (39°09.304’N 23°52.926’E).

Dormiamo tranquilli e il giorno dopo salpiamo con prua a Kyra Panagia, distante 15 miglia, una delle ultime isole del gruppo delle Sporadi settentrionali. Avanziamo in direzione NNE: il vento da N sui 18 nodi ci consente di tenere aperta solo la randa e procedere a motore. Arriviamo alle 13.30; sono già presenti 3 barche e non c’è molto spazio per restare alla ruota. Caliamo l’ancora e ci assicuriamo con due cime a terra (39°19.424’N 24°03.349’E); bellissima baia, acqua limpida e calda.

Il giorno seguente alle 6.35 salpiamo: la destinazione è Koufos, a 41 miglia, piccolo porto sull’estremità sud occidentale del secondo dito della penisola Calcidica (Sithonia). Dopo le prime miglia il vento rinforza sui 20-22 nodi da NE: la rotta è 350° e quindi il passaggio diventa una bella e veloce veleggiata di bolina. Arriviamo alle 12.50 e diamo ancora su un fondale di sabbia-fango di 7 metri (39°58.193’N 23°55.020’E).


Porto a terra Attilio B., Attilio M. e la Claudia per un giro di ricognizione. Verso sera anche io e Angelo li raggiungiamo: ne consegue un’ottima cena in un ristorantino sul porto.

Purtroppo per Attilio B. si avvicina il momento di tornare a casa; il suo volo parte da Salonicco il giorno 20. Nell’impossibilità di navigare fino a Salonicco (troppo distante) per avvicinarsi almeno un po’ decido di risalire per circa 30 miglia, verso nord-ovest, la profonda insenatura tra il primo dito (Kassandra) ed il secondo (Sithonia) della penisola Calcidica, fino alla località Gerakini. Da qui Salonicco dista solo (!) 80 chilometri ed Attilio B. potrà prendere un autobus.

Lasciamo Koufos al mattino, il vento è leggero e il mare piatto, ci fermiamo in una baia per un bagnetto ed alle 16 siamo a destino. Gerakini, un tempo polo industriale oggi dismesso ed ora località turistica, ha una grande spiaggia davanti alla quale ancoriamo su fondale sabbioso e profondità intorno a 6 metri (40°16.091’N 23°26.583’E).

Domenica 18 con il dinghy accompagniamo Attilio B. a terra, è stato un piacere ospitarlo, non solo per le sue indubbie capacità, ma anche per il grande contributo all’allegria di bordo. Grazie Attilio! Il giorno stesso mettiamo la prua verso SE per tornare indietro. Poiché la prossima destinazione è Limnos, a 59 miglia, passiamo la notte a Koufos, ancorando più o meno nello stesso posto.

Lunedì 19 agosto partiamo di buon’ora. Abbiamo rotta 99° ed un debole vento da ENE quindi procediamo aiutando la randa col motore. Ci fermiamo in una baia sul versante sud occidentale di Limnos, di fronte ad una grande spiaggia con ombrelloni, ancorando su fondale sabbioso di 6-7 metri (39°50.900’N 25°07.407’E).

Saltiamo il giorno di sosta che il programma prevedeva per Limnos, sia per riallinearci al piano di navigazione, sia perché il posto non sembra essere più di tanto interessante. Salpiamo quindi il 20 agosto per Lesbo, a 53 miglia. Il vento continua a scarseggiare e il motore resta quasi sempre acceso; alle 16.30 arriviamo a Lesbo, dove ancoriamo nella baia a sud del paese di Sigri, su un fondale sabbioso di 7 metri (39°12.477’N 25°51116’E).

Scendiamo a terra col dinghy, il paese è vivo e ridente; vado a verificare il porticciolo (evitato perché dalla cartografia Navionics mi sembrava piccolo e poco profondo): lo trovo ben attrezzato, con colonnine per elettricità e acqua, ma completamente vuoto. 


Una giornata di sosta a Sigri ed il 22 procediamo per la piccola isoletta di Oinoussai, a 48 miglia. Per le prime tre ore ci accompagna un vento da N sui 17-18 nodi e procediamo a vela al gran lasco; poi purtroppo gira a NW e cala sui 5-6 nodi, per rinforzare all’arrivo sui 15-22 nodi. Arriviamo alle 16.20 e ormeggiamo al molo del porto municipale (38°30.865’N 26°13.022’E).

Paghiamo 22 € per due notti, senza usufruire di elettricità ed acqua.

Una giornata di sosta anche a Oinoussai, in cui integriamo un po' la cambusa, presso un piccolo negozio di frutta e verdura al porto e nell’unico supermercato, in centro al paese, vicino alla chiesa.

Sabato 24 agosto siamo pronti a trasferirci a Chio; il vento soffia da NW a 20-25 nodi e ci permette di volare a 8,5 nodi di velocità. Alle 14.00 arriviamo alla baia di Agelia, nella parte SW dell’isola. Caliamo l’ancora su un fondo sabbioso di 6 metri (38°13.284’N 25°54.480’E).

Domenica 25 salpiamo; appena fuori troviamo un bel il vento sui 20-24 nodi che prendiamo al gran lasco, voliamo a 7 nodi con il solo genoa spiegato. Alle 15,30 circa raggiungiamo il piccolo arcipelago di Furni; per raggiungere l’ancoraggio prescelto imbocchiamo lo stretto (circa 200 metri) canale tra l’isola di Thymena e la piccola e disabitata Kisiria. Arrivati alla nostra destinazione, Kampi Furnon, realizziamo che le profondità sono importanti fino vicino alla riva e non consentono di stare alla ruota; ci spostiamo verso la punta W della baia, che presenta sulle rocce paletti in cemento. La manovra di ancoraggio, col vento che arriva a raffiche sui 20 nodi al traverso, ci fa tribolare non poco ma alla fine si conclude felicemente, con una cinquantina di metri di catena e due cime a terra (37°34.187’N 26°28.544’E).

Dopo una notte tranquilla la mattina di lunedì 26 agosto riprendiamo il mare per una tappa di 28 miglia, fino a Samos. Non c’è un alito di vento così ci sciroppiamo una bella smotorata. Siamo diretti al Samos Marina, sul versante SE dell’isola in prossimità della frazione di Pythagoreio. Prima di entrare facciamo il pieno di carburante, poi ci spostiamo all’ormeggio prenotato qualche giorno addietro (37°41.434’N 26°57.279’E). Il Samos Marina è da tenere in considerazione per lasciare la barca d’inverno: ha un bel piazzale, un grosso travel-lift, è anche molto vicino alla Turchia e perciò offre un’area di navigazione molto vasta.

Per la giornata dedicata al turismo noleggiamo un’auto, che ci viene consegnata al marina: facciamo il giro dell’isola, visitiamo la città di Samos sulla costa nord, molto frequentata e turistica, non manchiamo un supermercato per il rabbocco della cambusa.

Attilio e Claudia si rinfrescano
Giro dell'isola, sosta per il pranzo
Veduta del porto di Samos

Mercoledì 28 agosto salpiamo per la piccola isola Arkoi, che appartiene al distretto di Patmos. La distanza da coprire è 25 miglia, il vento è medio-leggero sui 10 nodi, lo prendiamo prima in poppa e poi, quando gira ad E, al gran lasco, ma non è sufficiente e quindi procediamo con vela e motore. Intorno a noi vediamo molte vele, d’altronde siamo entrati nelle acque del Dodecanneso, molto gettonato dalle imbarcazioni da diporto e dal charter. Alle 14.00 siamo a destino: ancoriamo nella baia Glipapa, su un fondale sabbioso di 7 metri (37°22.425’N 26°44.468’E).

Giovedì 29 con una tappa di 29 miglia ci spostiamo a Leros. Entriamo nella grande baia di Lakki, dove avevamo prenotato un ormeggio al Leros Marina Evros S.A.. Per fortunata fatalità il posto che ci hanno assegnato (37°07.161’N 26°51.444’E) ci ha messo a fianco di Amaltea, la splendida barca del mitico Mario Bonomi: avendo letto i suoi libri sono felice di conoscerlo di persona e di scambiare con lui idee sui possibili programmi futuri.


Il giorno successivo, dedicato al turismo, noleggiamo un’auto e giriamo tutta l’isola. Leros è una bellissima isola dal paesaggio dolce e vario, ricco di baie, colline e promontori; dalla strada principale si può godere di innumerevoli viste mozzafiato. 


Ho voluto tornare nella parte settentrionale dell’isola, vicino all’aeroporto, per rivedere il cantiere dove Lilli ed io avevamo lasciato Refola per due inverni, prima di cominciare la grande avventura con la prima traversata atlantica, nel lontano 2008. Per la mia esperienza Leros è un buon posto per lasciare la barca in inverno, sia nel cantiere a nord (che offre solo posti a terra ed è oggi gestito da Leros Moorings Moor & Dock) che al Marina Evros dove ci troviamo, che ha posti sia a terra che in acqua.

Sabato 31 agosto molliamo gli ormeggi: la nuova destinazione è Kos, a 29 miglia. Raggiungiamo l’estremità meridionale di Leros e passiamo tra le tre piccole isolette nello specchio di mare tra Leros e Kalimnos. Di quest’ultima scorriamo il versante orientale, altrettanto per la piccola Pserimos fino a doppiare la punta settentrionale di Kos, restando ad un miglio dalla costa per evitare i bassi fondali. Navighiamo sempre a vela, con un vento da 10 a 18 nodi che prendiamo in poppa/gran lasco.

Il tentativo di prenotare un ormeggio al porto municipale di Kos era fallito, ma riusciamo a fermarci (ormeggiando all’inglese sulla banchina orientale) giusto il tempo per far scendere Attilio e Claudia, che qui terminano la loro crociera. Con equipaggio ridotto (Angelo ed io) verso le 13 usciamo dal porto e andiamo ad ancorare poco distante, in direzione ESE, su fondale sabbioso di 6-7 metri (36°53.688’N 27°17.717’E).

Il giorno dopo ci concediamo una giornata di relax, con un piccolo giro a terra e tanto riposo. La stessa sera arriva Cristina, moglie di Angelo, che andiamo a prendere al molo con il dinghy.

Con il nuovo vecchio equipaggio (Angelo, Cristina ed il sottoscritto), ripartiamo il 2 settembre: in assenza di vento, ci aspetta un’altra smotorata di 36 miglia fino a Tilos. Ne scorriamo il versante occidentale, ammirando il panorama un po’ selvaggio, brullo e roccioso; Tilos è infatti poco abitata, poco turistica, in una parola bellissima. La nostra destinazione è Osmos Eristos, grande baia al centro del versante meridionale dell’isola: arriviamo alle 15.10 ed ancoriamo su fondale sabbioso di 5-6 metri (36°25.895’N 27°20.808’E).

Martedì 3 settembre ripartiamo. Aggirata la punta meridionale di Tilos, mettiamo la prua a NE e procediamo verso Simi, a 30 miglia.  Il vento è piuttosto debole (8-12 nodi) ma lo prendiamo al traverso e quindi ci consente una veleggiata tranquilla in un mare quasi piatto. L’ancoraggio che ho scelto è nella baia Panormitis, nel sud dell’isola, vi arriviamo alle 14.40 ed ancoriamo su un fondale sabbioso di 5-6 metri (36°33.127’N 27°50.786’E). La baia è ben protetta da tutti i quadranti, soprattutto nella parte di NE, che è proprio dove ci piazziamo noi; verso sera arrivano molte altre barche e improvvisamente ci ritroviamo pieni di “vicini”.

A terra il panorama è dominato dal grande Monastero di San Michele Arcangelo, ricostruito nel 1783 ed oggi ancora attivo. Lo andiamo a visitare la mattina seguente e apprendiamo che alcune aree del Monastero sono state affittate a privati, che gestiscono diverse attività commerciali dedicate ai pellegrini, che giungono numerosi soprattutto durante la stagione estiva: bar-caffè, ristorante-taverna, albergo.

Rientriamo in barca per un bagnetto, il pranzo, e poi … relax!



Giovedì 5 settembre salpiamo per Rodi, a 25 miglia. Interrompiamo la navigazione per un bel bagno in una placida baia nella zona orientale dell’isola di Troumpetto; ripartiamo alle 11.25, il vento arriva nel primo pomeriggio da W sui 10-15 nodi, consentendoci una discreta bolina. Alle 15.15 siamo al Rhodes Marina, dove avevamo prenotato un posto: ci assegnano un ormeggio tra grandi yachts (36°26.086N 26°14.301’E).

Quando eravamo stati a Rodi nel 2008 ci eravamo fermati a Mandraki, il vecchio porto pubblico, a ridosso del centro storico della capitale: fascinoso, recintato con alte mura d’epoca, con le caratteristiche cupole dei mulini a vento in bella mostra e servizi un po’ datati… Il Rodhes Marina è invece una struttura moderna, completamente nuova, dotata di tutti i servizi. Troviamo infatti appena fuori dal marina un auto noleggio di cui usufruiamo per dotarci di un’auto: facciamo la spesa la sera stessa dell’arrivo e ci lanciamo alla scoperta di Rodi il giorno dopo.

Compiamo il giro dell’isola in senso orario: scendiamo lungo la costa est fino a Lindos, seconda città di Rodi. Vorremmo fermarci a visitarla ma ci troviamo incastrati in un traffico esagerato… non siamo più abituati a queste situazioni, quindi rinunciamo. Un veloce dietro front e riprendiamo il percorso fino alla piccola penisola di Prasonisi, estremità meridionale di Rodi e paradiso per windsurf e kitesurf, da dove cominciamo a risalire la costa ovest fino al Marina.

Sabato 7 settembre molliamo gli ormeggi: vogliamo recuperare la mancata visita di Lindos e così navighiamo per 23 miglia (a vela con un venticello di 10-15 nodi) e alle 14,10 ancoriamo in una piccola baia adiacente la cittadina, su un fondo sabbioso di 5-6 metri (36°05.912’N 28°05.303’E).

Cristina ed io andiamo a terra col dinghy, lasciando a bordo Angelo che non ama camminare; infatti per vedere l’acropoli affrontiamo una bella salita, che però ci ripaga con una visita eccezionale.

Tornati in città gironzoliamo tra le strette vie del centro, piene di negozietti. Valeva la pena!

Il giorno dopo dovremmo partire per Karpatos, ma le previsioni non sono favorevoli: troveremmo un vento sui 35 nodi da NW che ci farebbe un po’ penare. Decido quindi di prolungare la sosta a Lindos di un giorno (che passiamo in grande relax).

Riprendiamo il mare lunedì 9 settembre: una bellissima veleggiata di bolina, con 16-18 nodi di vento da NW, ci porta dopo 58 miglia a Pigadia, capoluogo di Karpatos. Vi arriviamo alle 15.15, ancoriamo su fondale sabbioso di 6 metri (35°30.641’N 27°12.558’E), appena a W del nuovo porticciolo per le imbarcazioni da diporto.

Dopo pranzo ci facciamo prendere dalla pigrizia… un pisolino e siamo quasi pronti per l’aperitivo serale. Vedremo Pigadia la prossima volta!

Il giorno seguente partiamo per Creta. Il vento è girato a sud e noi navighiamo in direzione sud ovest: 55 miglia di bolina ci portano nella baia di Kouremenos, dove caliamo l’ancora su un fondale sabbioso, con qualche roccia isolata (35°12.338’N 26°16.355’E).

Mercoledì 11 settembre salpiamo quasi in assenza di vento con destinazione Sitia, che in linea d’aria dista circa 15 km. Per raggiungerla in barca invece ci dirigiamo prima a nord, aggirando una selvaggia e frastagliata penisola, totalmente disabitata, che ospita nella parte più meridionale il Parco naturale di Kyriamadi, e nella parte settentrionale una base militare. Aggirato il capo Sideros, proseguiamo in direzione SW fino a Sitia, dove arriviamo alle 12.20 dopo aver percorso 21 miglia quasi interamente a motore; entriamo in porto e troviamo un posto all’inglese sul molo di NE (35°12.520’N 26°06.549’E).

Sitia è una bella cittadina: il porto è in pieno centro, attigua c’è la principale ed animata via del passeggio, piena di ristoranti e bar. Andiamo a registrarci presso l’autorità portuale e ci chiedono se abbiamo pagato la tassa di navigazione per le imbarcazioni da diporto (Tepai). Ne avevo sentito parlare una volta dalla Capitaneria di Porto a Lavrio, ma poi nessuno ci aveva chiesto niente e me n’ero completamente dimenticato. La tassa è calcolata per ogni mese di permanenza sulla base della lunghezza della barca (se > di 12 metri, 8 € al metro); per non pagare una fortuna, dichiariamo di essere entrati in Grecia a Kos il primo settembre. Veniamo creduti e riceviamo un bollettino per pagare un solo mese (129 €); il giorno dopo ci precipitiamo in posta a pagare la gabella (prima che ci ripensino) e poi ci godiamo un meritato riposo oziando per le vie del centro.

Venerdì 13 settembre alle 7.40 lasciamo Sitia. Il mio minuzioso programma prevedeva una breve tappa fino al Marina di Agios Nikolaos (San Nicolò); ma poiché è in arrivo per sabato un ventone da NW (noi andiamo verso W) decido di saltare San Nicolò e dirigere la prua direttamente su Iraklio, a una cinquantina di miglia. Partiamo con poco vento e procediamo a motore; nelle ultime ore il previsto vento da NW comincia a farsi sentire, prima con 10, poi con 20 nodi. Alle 16.30, dopo aver percorso 51 miglia, arriviamo ad Iraklio ed entriamo nel porto Veneziano, occupato da imbarcazioni da diporto e piccole barche da pesca. Invano nei giorni precedenti avevamo cercato di prenotare un ormeggio, ma non siamo riusciti a trovare un interlocutore. Vediamo un posto libero ed ormeggiamo fiduciosi.

Ci rechiamo poi all’autorità portuale, che si trova sul largo molo in cemento che separa il porto Veneziano dal grande porto commerciale: ci dicono che non possiamo rimanere dove abbiamo ormeggiato perché il posto non è libero, e non ce ne sono altri disponibili. Le barche in transito, ci dicono, posso attraccare al grande (ed alto) molo in cemento sul versante del porto commerciale, a condizione di rimanere in barca e allontanarsi dal molo tra le 18 e le 19, quando arrivano i traghetti che sollevano molta onda.

Ringraziamo dei consigli, paghiamo per 2 notti la mite tariffa di 22 € e salutiamo ossequiosi, ma tornando alla barca incappiamo in Joannis, un simpatico signore che sembra avere un ruolo di “manager” nel porto Veneziano ma soprattutto essere piuttosto restio a digerire l’autorità portuale nella “sua” area. Chiediamo anche a lui se possiamo rimanere all’ormeggio che abbiamo occupato: subito ci dice di sì, ma in breve tempo viene invece ad avvisarci che dobbiamo spostarci di una decina di metri. Il motivo è che il posto è di un catamarano che fa uscite giornaliere; la nuova collocazione che ci viene indicata non è un ormeggio vero e proprio, dobbiamo dare ancora e infilarci tra l’ultima barca del pontile ed un peschereccio, con la passerella orientata sullo spigolo del pontile. Eseguiamo senza problemi la manovra (35°22.630’N 25°08.114’E) e stiamo benone, pronti per ricevere i nuovi ospiti in arrivo.  Grazie Joannis!


Per il giorno dopo, 14 settembre, è previsto l’arrivo di Andrea; nell’attesa, in mattinata, andiamo a vedere il Museo archeologico di Heraklion, molto bello ed interessante.

Accogliamo Andrea e riprendiamo l’attività turistica: saliamo su un autobus e andiamo a vedere il Palazzo Minoico di Cnosso, sulla collina di Kefala, che risale al 1600 a.C. circa; ricostruito a inizio Novecento, fu la sede del saggio re Minosse, e ad esso sono associati miti affascinanti, come quello del Labirinto con il Minotauro e quello di Dedalo con Icaro.

Il 15 settembre arrivano anche Adolfo e Sara, che dopo aver riposato ripercorrono il giorno dopo il nostro stesso giro turistico.

Martedì 17 settembre Refola ed il suo nuovo equipaggio sono pronti per mollare gli ormeggi e riprendere il mare: alle 7.10 salpiamo da Iraklio con destinazione Marathi, a 52 miglia. C’è poco vento, con vela e motore arriviamo alle 15.50 e ancoriamo su un fondale sabbioso sui 5 metri (35°30.203’N 24°10.630’E). La baia è molto riparata dai venti dominanti, e trascorriamo una notte tranquilla.

Il giorno seguente salpiamo per La Canea (Chania), a 17 miglia. Il vento è sempre scarso, copriamo la tratta a motore ed arriviamo alle 12.10. Troviamo un posto nel porto veneziano del XIV secolo, molto bello: ormeggio con ancora e cime a poppa (35°31.129’N 24°01.172’E). La Canea è una cittadina davvero gradevole, con strette stradine piene di ristoranti. Ne scegliamo uno per la cena, e siamo fortunati: cibo buono e prezzo accettabile.


Alle 9.30 di giovedì 19 settembre, dopo aver fatto il pieno di carburante con la bettolina che arriva sul molo, lasciamo la bellissima Chania diretti ad un altro ancoraggio molto gettonato: l’isola di Gramvousa.

In assenza di vento navighiamo a motore e dopo una trentina di miglia siamo a destino. Ancoriamo in una bellissima baia nel versante meridionale dell’isola (35°36.419’N 23°34.740’E), con acqua limpida e profondità sui 5 metri. Spettacolare la vista del castello veneziano, 137 metri sopra il livello del mare, che sovrasta la baia ogni giorno raggiunta da barche piene di turisti. Per fortuna alla sera siamo soli ad ammirare il cielo stellato.


Venerdì 20 settembre salpiamo con destinazione Kithera, a 44 miglia. Finalmente ci godiamo qualche ora di vela pura, bolina con vento da NNE 15-18 nodi, allietata dalla presa di un piccolo dorado, che viene subito sfilettato (sarà servito più tardi, crudo con pomodori e peperoni, “alla chevice”). Alle 11 arriva una sorpresa. Noto che il genoa ha preso un assetto un po’ strano: guardando col binocolo mi rendo conto che lo stroppo che lega il genoa al tamburo sulla sommità dello strallo ha ceduto e la vela è scesa di circa 10-20 centimetri. La avvolgiamo velocemente per evitare che scenda in coperta e proseguiamo con randa e motore.

Arriviamo alle 14.45 nella baia di Kapsali, nella parte meridionale dell’isola di Kithera, e troviamo posto al piccolo molo in cemento che delimita la baia a Sud, calando l’ancora e portando la poppa in banchina (36°08.579’N 22°59.976’E).

Proprio qui a Kapsali abbiamo appuntamento con due barche del Paterazzo, quelle di Gigi Baroni e Franco Guerini, che stanno navigando verso Atene nei cui paraggi resteranno per il rimessaggio invernale.

Arrivano poco dopo di noi e ormeggiano nello stesso modo; la sera grande cenone in compagnia presso uno dei tanti ristorantini del porto.

Il giorno seguente giornata di sosta e relax. Noi refoliani noleggiamo tre motorini e facciamo un’escursione lungo il versante sud-occidentale dell’isola: un pranzetto buono ed economico, e si ritorna alla barca.



Domenica 22 settembre ci spostiamo a Porto Kagio, stupenda insenatura sul versante orientale del dito centrale del Peloponneso. La distanza da coprire è di 32 miglia; il vento da NE ancora gagliardo ci spinge velocemente a destinazione. Alle 14.25 gettiamo l’ancora su un fondale sabbioso di 8 metri (36°25.767’N 22°29.151’E). Questa baia contornata da alte e brulle colline è da sempre la preferita di Lilli in Grecia, ed effettivamente ci affascina ogni volta con la sua bellezza.


Andrea ed io andiamo a terra col dinghy per vedere di trovare un po’ di verdura e frutta fresca. Chiediamo informazioni ad una signora che gestisce un ristorantino sulla spiaggia: per trovare frutta e verdura bisogna prendere un taxi ed andare in paese, a 16 km. In compenso gentilissimamente ci offre un bicchiere di vino, e non vuole essere pagata!

Lunedì 23 settembre trasferimento a motore con vento debolissimo: la destinazione è Methoni, sul versante sud occidentale del primo dito del Peloponneso. Copriamo le 51 miglia in 8 ore e 20 minuti, arriviamo alle 15.55 e ancoriamo su un fondale sabbioso di 3-4 metri (36°48.966’N 21°42.534’E).

Nel pomeriggio scendiamo a terra col dinghy; Andrea ed io facciamo una passeggiata fino ai resti del castello veneziano ed alla torre ottomana. Tornati a bordo, con un po’ di rammarico realizziamo che questa è la nostra ultima notte in Grecia. Già ci manca!


All’alba di martedì 24 settembre salpiamo per la traversata finale che in 346 miglia ci porterà direttamente a Marina di Ragusa. Il vento è scarso e instabile, con il motore sempre acceso cazziamo e laschiamo le vele al variare della direzione del vento.


La navigazione notturna è organizzata con i soliti (per noi) turni di 2 ore, con parziale sovrapposizione. All’imbrunire del secondo giorno peschiamo un bel tonno sui 5-7 chili, che al momento di tirarlo a bordo riesce a strappare la lenza lasciandoci tutti di stucco, delusi e avviliti.  

Alle 15.45 di giovedì 26 settembre, dopo aver fatto il pieno di gasolio, assicuriamo Refola al posto M24 del Porto Turistico Marina di Ragusa.


Anche questa stagione è finita; la riassumo in breve: dal 26 luglio al 26 settembre 2024, in due mesi, abbiamo percorso 2069 miglia. È stato un bel viaggio: sotto l’aspetto meteorologico abbiamo avuto sempre sole, vento quasi sempre in poppa e raramente forte; gli amici che si sono susseguiti a bordo sono stati, oltre che di ottima compagnia, sempre all’altezza della situazione. Li voglio ricordare, come nei film, in ordine di apparizione: Marcello Breda, Attilio Bertani, Angelo Marazzi, Attilio Mantovani, Claudia Loria, Cristina Stacchezzini, Andrea Pucciano, Adolfo e Sara Farronato. A tutti un grazie di cuore!


martedì 13 agosto 2024

Luglio - agosto 2024: dalla Sicilia a Skiathos

 

Il viaggio in aereo per tornare in Sicilia è un incubo: a causa delle attività eruttive dell’Etna il mio volo per Catania viene dirottato su Trapani; quello di Marcello, amico del Paterazzo che navigherà con me fino ad Atene, è invece dirottato su Palermo. Con grande fatica entrambi riusciamo a raggiungere Catania e a ritrovarci; finalmente, con innumerevoli ore di ritardo, riusciamo a salire su un ultimo autobus che ci porta a Marina di Ragusa. In pratica sono partito da casa alle 5.45 e arrivato in barca alle 23.00! Visto che poteva andare peggio, meglio dire “tutto bene quel che finisce bene…”

Nonostante il viaggio fantozziano da cui non è facile riprendersi, Marcello ed io dobbiamo subito darci da fare. Per prima cosa devo affrontare il problema che mi fa dannare da quando sono rientrato in Mediterraneo: l’elica di prua.

Un calvario iniziato l’11 agosto 2023 con la perdita dell’elica durante la manovra di ormeggio nel porto di Ceuta e proseguito con sostituzioni di componenti ma soprattutto con ore e ore di lavoro a Benalmadena e Aguadulce, dove con l’aiuto di Angelo e prima di volare a casa credevo di aver risolto il problema. Mi sbagliavo: tornato a bordo mesi dopo, ad ottobre 2023, realizzo che l’elica di prua ancora non funziona. Chiamo Hyeres, sede Amel in Costa Azzurra, ordino un kit di ricambi e lo faccio spedire ad Ibiza, dove arriva il 27 ottobre: altre ore di fatica, ma a lavoro concluso l’elica di prua sembra funzionare perfettamente.

Altra mera illusione. Pochi giorni dopo, a Maiorca, l’elica di prua mi abbandona nuovamente nel bel mezzo della manovra di ormeggio. A questo punto mi rassegno: rinuncerò all’ausilio dell’elica fino alla Sicilia. Dal Marina di Ragusa, dove arrivo il 14 novembre, spedisco in Francia alla base Amel di Hyeres l’elica di prua con tutto il suo albero, per una revisione e manutenzione generale.

Quando torno a bordo, nella primavera 2024, trovo ad attendermi l’elica revisionata, che monto senza troppe difficoltà. Fine del calvario? Macché!

Anche se non ne ho parlato nei blog precedenti (per non tediarvi? perché non ne potevo più io stesso?) il problema continua a perseguitarmi anche durante la circumnavigazione della Sicilia di maggio-giugno 2024. Durante la manovra di ormeggio a Sciacca perdo l’elica a causa di un cordino che univa le due trappe di prua. Grazie ad un sub locale l’elica viene ritrovata, la rimontiamo. Qualche settimana di tranquillità, fino alla baia di Taormina, dove accostando alla boa perdo nuovamente l’elica; la profondità è sui 20 metri, sta per far buio, il giorno successivo dobbiamo essere a Catania dove scendono Matteo e Beatrice. Rinuncio quindi al recupero e ripartiamo senza elica, arrangiandoci nelle soste successive fino a destino. Una volta rientrati al Marina di Ragusa, a giugno 2024, ordino all’Amel di Hyeres due nuove eliche di prua (una da montare, l’altra di rispetto).

Torniamo al racconto: il 24 luglio, appena arrivati a bordo, Marcello ed io ci dedichiamo all’ennesimo montaggio dell’elica di prua. Speriamo sia la volta buona…

Il 25 noleggio un’auto e facciamo la spesa per la cambusa.

Il 26 salpiamo alle 9.00 per Marzamemi, dove arriviamo alle 15.15. Durante la manovra di attracco, incredibile a dirsi, perdo nuovamente l’elica di prua. Nessuna causa apparente, non abbiamo toccato alcuna cima o cavo. Nulla. Ancora una volta ingaggio un sub per il recupero, ma il suo primo tentativo non ha successo.

Nel frattempo installiamo l’elica di scorta, e ci accorgiamo che quella precedente è saltata con tutte le viti; sembra inspiegabile, ma poi notiamo che le ultime viti arrivate da Hyeres sono più corte di quelle usate finora.

La mattina successiva, 27 luglio, il sub tenta ancora di trovare l’elica, ma anche la seconda immersione fallisce. Rinuncio definitivamente: ordinerò un’altra elica di prua, me la farò portare a bordo da qualcuno degli amici che mi raggiungeranno in Grecia, e affronterò il primo tratto di questo viaggio con una sola elica di prua, senza pezzo di ricambio.  

A questo punto non ci resta che partire: alle 8.55 molliamo gli ormeggi e mettiamo la prua verso Est. La destinazione è Messolongi, all’inizio del Golfo di Patrasso, a 321 miglia. C’è poco vento, da NE, e per le prime 24 ore procediamo a motore. Il vento arriva la mattina successiva, mentre avviciniamo il passaggio tra Cefalonia e Zacinto.

Arriviamo a Messolongi alle 12.50 del 29 luglio, dopo 52 ore di navigazione. Ci accoglie un bel marina con tutti i servizi, facciamo un giretto in paese e ceniamo al ristorante del marina. 


Il 30 luglio salpiamo all’alba per Itea, a 57 miglia. Inizialmente, in assenza di vento, procediamo a motore; solo verso metà mattina una leggera brezza ci permette di aprire la randa. Navigando con vela e motore arriviamo a destinazione alle 16.30.

Come spesso succede dopo una giornata di calma, il vento si alza proprio quando non se ne avrebbe bisogno, cioè durante la manovra di ormeggio: per contrastarlo mi affido all’elica di prua che però, dopo qualche minuto di sforzo, mi molla! L’abbiamo persa di nuovo. Anche in questo caso non c’è stato alcun contatto con cavi o cime, il problema devono essere le maledette viti, troppo corte. Sentito il cantiere Amel, infatti, mi viene consigliato di metterci sopra un po' di silicone. La mattina dopo ingaggio un sub locale per la ricerca, che questa volta va a buon fine.


Ennesimo rimontaggio, col silicone, e speriamo che sia l’ultimo!

A Itea, presso gli uffici della Guardia Costiera, registriamo l’ingresso di Refola in Grecia, pagando la modica cifra di 15 €. Il porticciolo dove abbiamo ormeggiato è dotato di colonnine per acqua ed elettricità; sembra che siano in procinto di aprire un vero e proprio marina, ma al momento non ci sono uffici né addetti e pertanto la sosta è gratuita. Bene!

Il 1° agosto lasciamo Itea alle 9.00 per raggiungere Corinto, a 38 miglia, all’estremità ovest del canale. Arriviamo verso le 15.00. Se possibile vorremmo passare il canale già nel pomeriggio, senza fermarci per la notte. Chiamiamo col VHF l’autorità del Canale, ci dicono di ancorare fuori dai segnali di ingresso, nell’area a NE dell’entrata.

L’attesa non dura molto. Verso le 16 viene aperto il nostro senso di marcia: la stazione ci richiama via radio invitandoci ad avvicinarsi, con la raccomandazione di tenere una velocità massima di 7 nodi, senza superarla.

Entriamo nel canale. La larghezza è di circa 20 metri quindi navighiamo tenendoci al centro; superato il primo tratto in cui sembra di essere in un canale “normale”, ci si addentra nella parte scavata: su entrambi i lati si elevano alte pareti rocciose, di 60 metri e oltre. Un panorama innegabilmente spettacolare. Ci precede un catamarano; all’inizio siamo vicini ma poi lui accelera (contravvenendo le istruzioni) e si allontana. Lo lascio andare. Spengo il pilota automatico e timono a mano. A circa metà percorso vediamo il cantiere, ora inattivo, usato per la rimozione dei detriti provocati dalla frana del 15 gennaio 2021, a seguito della quale il Canale è stato a lungo chiuso al traffico.

La lunghezza del Canale di Corinto è molto ridotta, circa 3 miglia, quindi in mezz’ora siamo alla fine. Alle 16.30, per pagare il passaggio, ormeggiamo al lungo molo dove hanno sede gli uffici dell’Isthmia Port Authority: la tariffa per Refola è di 371€, non proprio economica, ma tutto sommato non esagerata per un’esperienza davvero interessante e suggestiva.



Ancoriamo per la notte appena a nord dell’uscita dal canale (37°55.161N 23°00.721E). La mattina dopo, visto che siamo in anticipo sul programma di navigazione, decidiamo di fare una piccola deviazione prima di raggiungere Atene. Come prima tappa scegliamo la baia a nord est di Agios Thomas, una piccola isola disabitata; per fare il bagno e pranzare ancoriamo su un fondale sabbioso di 15 metri, con acqua cristallina (37°48.765N 23°15.403E). Alle 15,30 proseguiamo per l’isola di Aegina; ho individuato un buon ancoraggio nel suo versante SW, in località Profitis Ilias, dove arriviamo alle 17.40.

Il 3 agosto salpiamo alle 9.00, aggiriamo la punta meridionale di Aegina, risaliamo la sua costa orientale fino ad Agia Marina dove ancoriamo su fondale sabbioso, 6-7 metri di profondità (37°44.695N 23°32.713E).

Cominciamo la ricerca di un marina ad Atene, dove ci sarà il primo avvicendamento di equipaggio: Attilio (un vecchio amico, come me tra i fondatori del circolo velico “Il Paterazzo”) arriverà il 4 agosto, Marcello tornerà a casa il 5. La ricerca purtroppo risulta infruttuosa, nessun porto intorno ad Atene è in grado di ospitarci; alla fine troviamo un posto all’Olympic Marina, che si trova nella cittadina di Laurio, o Lavrio, sul versante orientale dell’Attica, ad una settantina di chilometri da Atene. Avvisiamo Attilio di questo cambiamento di programma, dovrà trovare il modo di raggiungerci lì.

Il 4 agosto partiamo di buon mattino per la tappa di circa 30 miglia. Mettiamo la prua sull’estremità meridionale dell’Attica, Capo Sunion, dove si trova il meraviglioso tempio di Poseidone, che riusciamo a intravvedere dalla barca con l’ausilio del binocolo. 


Alle 14.00 siamo a destino: l’Olympic è un bellissimo marina dotato di tutti i servizi, molto grande. Prima di ormeggiare facciamo il pieno di carburante.

La sera stessa Attilio riesce ad arrivare in barca, non senza qualche peripezia. Il suo piano era noleggiare all’aeroporto un’auto che Marcello avrebbe riconsegnato il giorno dopo, ma la compagnia non ha accettato il cambio di guidatore; lui ha tentato di convincerli, ma alla fine si è rassegnato a prendere un taxi.

La stessa cosa fa Marcello il giorno dopo. Averlo a bordo è stato un piacere: un buon compagno di viaggio, sempre pronto a dare una mano, sempre vigile e attento.

Dopo la sua partenza, Attilio ed io ci rechiamo al porto di Laurio per aggiornare la crew-list, ma la capitaneria ci risponde che la modifica non è necessaria. Passiamo quindi al compito successivo: visita al supermercato per integrare la cambusa.

Il 6 agosto lasciamo l’Olympic Marina diretti ad Aliveri, nell’isola di Eubea, a 44 miglia. Navighiamo verso nord, inizialmente abbiamo il vento sul naso e quindi andiamo a motore, poi nel pomeriggio il vento gira a NE consentendoci di procedere a vela. Eubea, dopo Creta, è la seconda isola greca per grandezza, è poco popolata, aspra e montagnosa. Aliveri è un paesino carino con il proprio porto, vicino ad un complesso industriale; alle 17.10 ancoriamo all’inizio dell’area portuale, protetti dal frangiflutti (38°23.695N 24°02.759E).

Il giorno successivo continuiamo a risalire il tratto di mare che separa la terraferma dall’isola di Eubea, che si fa sempre più stretto man mano che ci avviciniamo al capoluogo dell’isola, Calcide (Khalkis sulle carte nautiche). Passiamo prima sotto un ponte alto 36 metri, poi una volta arrivati a Calcide troviamo un ponte le cui tracce si perdono nella notte dei tempi (pare che già esistesse, in legno, nel 411 a.C.): ora è un ponte mobile, molto basso sull’acqua e molto trafficato. Accostiamo alla banchina a dritta, a sud del ponte, dove c’è l’ufficio che gestisce il passaggio delle barche, paghiamo la nostra quota di € 35 e con un certo disappunto apprendiamo che il ponte verrà aperto solo l’indomani sera, dopo le 21.00.



In assenza di alternative, facciamo buon viso; alle 14.00 ancoriamo nella vasta area di fronte agli uffici (38°27.606’N 23°35.288’E), dove sono già presenti altre 3-4 barche. Mettiamo in acqua il gommone ed andiamo a terra.

Facciamo un giro di perlustrazione. Calcide-Khalkis è un’animata località turistica; vagabondando tra le stradine del centro apprendiamo che proprio qui morì, nel 322 a.C., niente meno che Aristotele. La banchina a nord del ponte è costellata da una miriade di alberghi e ristoranti, uno dei quali ci ospita per la cena.

Giovedì 8 agosto torniamo a terra al mattino per fare un po’ di spesa e poi ci predisponiamo ad aspettare l’apertura del ponte. Col passare delle ore aumenta il numero delle barche in attesa. Arrivano le 21.00 e non succede niente; seguitiamo ad aspettare con pazienza, mentre alla radio VHF sentiamo ogni tanto qualche comunicazione, per lo più incomprensibile. Finalmente, alle 23.30, vediamo accendersi le luci sul palo di segnalazione per l’apertura del ponte. Iniziano con il traffico diretto verso sud (tre luci: verde, bianca, verde). Vediamo passare una ventina di imbarcazioni grandi e piccole. Alle 23.50, il segnale che aspettavamo (tre luci: rossa, bianca, rossa). Tocca a noi! Velocemente tiriamo su l’ancora per non perdere la pole position e affrontiamo decisi, per primi, il passaggio. Abbiamo una debole corrente contraria. Alla radio VHF continuano messaggi per noi indecifrabili, ma proprio quando siamo all’altezza del ponte realizziamo che una grossa nave sta avanzando dietro di noi, emettendo segnali sonori e luminosi. È troppo tardi per farci da parte, non posso far altro che superare il ponte e poi finalmente farla passare. Non proprio una bella figura, per fortuna senza gravi conseguenze.

Avanziamo altre due miglia per portarci fuori dalla zona turistica e soprattutto lontano dalla musica a tutto volume dei locali. In assenza di vento, ancoriamo senza problemi nonostante il buio (38°28.694’N 23°37.025’E).

Venerdì 9 agosto salpiamo alle 9.15, continuando a risalire il canale tra la terraferma e l’isola di Eubea; abbiamo vento da NW sui 15 nodi, giusto sul naso per la nostra rotta. Ancora una volta nel pomeriggio gira a NE, permettendoci di fare un po' di vela; per essere completamente riparati decidiamo di fermarci in prossimità della terraferma. Dopo circa 38 miglia ancoriamo nella baia di Theologos, super protetta, a sud est del porticciolo (38°39.535’N 23°11.063’E).

Sabato 10 agosto salpiamo alle 10.10 e proseguiamo in direzione NW nel canale tra la terraferma e l’isola di Eubea. Dopo aver aggirato capo Kavos, estremità occidentale di Eubea, seguendo il canale la nostra direzione diventa NE e, ovviamente, è proprio da lì che viene il vento! Primo assaggio di Meltemi, sui 20 nodi, sul naso. Tengo fuori solo la randa e aumento i giri motore; dopo 32 miglia, alle 15.50 siamo a destino, nella baia superprotetta di Ormos Vathikelou, in terraferma. Ancoriamo su fondale fangoso, ottimo tenitore (38°56.634’N 22°56.290’E).

Nel pomeriggio ci dedichiamo alla manutenzione. Il focus è il boma della randa, dove si erano formate due piccole crepe nella scanalatura dei carrelli di attacco e rinvio della scotta. Tempo addietro avevo fatto una riparazione provvisoria, spostando i carrelli a una ventina di centimetri dalle crepe. Grazie al prezioso aiuto di Attilio riusciamo a sfilare i carelli (è stato necessario trapanare le viti), riparare il morsetto del punto di scotta (con l’inserimento di una piastrina in acciaio), fissare nuovamente (con nuove viti) i carrelli. Alla fine siamo molto soddisfatti: la riparazione ci sembra solida, quando sarà possibile smonterò il boma per affidare ad un’officina la saldatura delle crepe.

Domenica 11 agosto partiamo alle 7.00 diretti a Skiathos, isola dell'arcipelago delle Sporadi Settentrionali: una tappa di 32 miglia che riusciamo a fare di bolina, visto che il Meltemi è girato a ENE, sui 13-18 nodi. Arriviamo alle 12.30 e attracchiamo alla banchina, a nord della zona di ormeggio dei traghetti di linea.  

Sentiamo al telefono Angelo, che è atterrato sull’isola e ci sta raggiungendo in taxi. Interviene nel frattempo l’omino dell’ormeggio, che ci invita ad andarcene perché non abbiamo la prenotazione; solo per un pelo riusciamo ad accogliere Angelo a bordo.

Molliamo le cime, ci allontaniamo di qualche centinaio di metri e diamo ancora; non passa mezz’ora che arriva la guardia costiera: dobbiamo spostarci nuovamente perché ci troviamo in un’area in cui l’ancoraggio è proibito a causa della prossimità con l’aeroporto. Finalmente, alle 15,30, troviamo pace ormeggiando sul lato nord del pontile galleggiante (39°09.894’N 23°29.653’E).

Il giorno dopo, 12 agosto, ci raggiungono Attilio e Claudia, ospiti veterani di Refola. Con il nuovo equipaggio siamo pronti a riprendere l’avventura.



mercoledì 24 luglio 2024

Estate 2024: dopo 16 anni Refola ritorna in Grecia


Rientrato a Verona dopo la circumnavigazione della Sicilia, mi dedico sostanzialmente a due attività: una serrata sequenza di controlli medici e la preparazione del piano di navigazione per la prima stagione mediterranea di Refola, dalla Sicilia a Creta e ritorno.

Stante che Lilli ancora una volta resterà a casa per proseguire la riabilitazione del ginocchio, e che il giro durerà un po’ più di due mesi, particolare cura mi richiede la definizione dell’equipaggio, con relativi luoghi e date di avvicendamento.

Ho una discreta esperienza sul tema, quindi in poco tempo il programma dell’estate è pronto nei minimi dettagli: in Sicilia faremo solo un piccolo tratto giornaliero fino a Marzamemi, poi attraverseremo il mar Ionio approdando a Messolongi, all’inizio del Golfo di Patrasso, ci inoltreremo nel Golfo di Corinto per poi passere l’omonimo canale. A seguire una breve sosta a Egina, isola a Sud Ovest di Atene, poi doppieremo il capo Sunion, ad est di Atene, per risalire il canale che separa la costa dell’Attica dall’isola di Eubea; tornati in Egeo, soste alle Sporadi: Skiathos, Skopelos, Alonissos. Da qui risaliremo verso la penisola Calcidica: atterreremo al dito centrale (Koufos) e ci addentreremo fino a Gerakini, per facilitare il cambio di equipaggio. Tornati in Egeo, con soste a Limnos, Lesbo, Kios e Samos raggiungeremo il Dodecanneso per scendere fino a Rodi e Karpatos. Costeggeremo il versante settentrionale di Creta e da qui risaliremo verso il Peloponneso. Brevi soste a Kythira, Porto Káyio e Methoni, da dove affronteremo l’ultima traversata fino a Marina di Ragusa.





Per quanto riguarda l’equipaggio, gli ospiti a bordo saranno complessivamente nove, tra vecchi amici veterani su Refola, ‘acquisti’ più recenti e ‘new entry’.

Quando tutto è pronto, dopo aver passato a casa ben 32 giorni, il 23 luglio “abbandono” nuovamente Lilli e riparto per raggiungere Refola a Marina di Ragusa.

 



venerdì 28 giugno 2024

Maggio 2024: circumnavigazione della Sicilia

 Il 2024 segna grandi cambiamenti per Refola.

Innanzitutto è il primo anno in cui si navigherà esclusivamente in Mediterraneo, dopo tanto tempo passato in giro per il mondo (dal 2012).

Altro elemento importante è l’installazione delle batterie al litio FeP04: un complesso impianto di alimentazione che ho potuto realizzare grazie all’aiuto di Paolo di ZoomaX e Max Terragni di Y2K che mi hanno supportato nell’acquisto dei materiali, nel montaggio e nella messa a punto.



Altra novità. Lilli non sarà a bordo per tutto l’anno: io l’ho abbandonata per
Refola, lei mi ha abbandonato per il suo chirurgo ortopedico (due operazioni al ginocchio negli ultimi sei mesi). Ognuno ha le sue priorità!

Nell’ultimo blog ho raccontato della navigazione fino al Marina di Ragusa; quest’anno, dopo l’esecuzione dei lavori per le nuove batterie ed il rimessaggio, ho fatto il giro della Sicilia in senso orario.

Il 5 maggio, con gli amici comaschi Angelo e Cristina (da anni veterani su Refola), partiamo da Marina di Ragusa per fermarci prima a Licata, dove assistiamo alla festa del Patrono, poi a Sciacca, a Marsala, a Cala Azzurra nell’isola di Favignana, a Trapani dove facciamo un’escursione alla bellissima Erice. Dopo una tappa a Cala Bianca nella riserva dello Zingaro raggiungiamo Palermo, dove lascio Refola per una settimana.  Angelo e Cristina rientrano a casa, io volo a Bergamo per visitare Lilli che il 15 maggio viene operata al secondo ginocchio.

La festa del patrono a Licata


Sciacca
Marsala
Favignana


Erice

Palermo

Ritorno a Palermo il 19 maggio. A bordo di Refola ho con me un nuovo amico, Antonio, navigatore ed ex armatore, simpatico e attivo. 

Riprendiamo il mare e navighiamo con grande godimento fermandoci prima a Cefalù, poi alle Eolie: Filicudi, Stromboli, Panarea, Lipari, Vulcano e Salina.

Cefalu'

Filicudi

Stromboli

Lipari

Vulcano

Dalle Eolie ci spostiamo a Milazzo per imbarcare Matteo e Beatrice. Matteo è il giovane fisioterapista di Lilli: durante le loro sedute Lilli gli aveva raccontato delle nostre esperienze e lo aveva invitato a partecipare alla crociera di maggio/giugno. Invito accolto con entusiasmo!

Con il nuovo equipaggio, visto il meteo clemente, rifacciamo il giro alle Eolie: Vulcano, Salina, Lipari.

tramonto a Vulcano

Refola a Lipari

Proseguiamo la navigazione e ci spostiamo a Messina, poi in baia a Taormina e infine a Catania, dove Matteo e Beatrice scendono per tornare a Verona. L’esperienza con questi due giovani ospiti è stata davvero bella e piacevole.

Taormina

Catania

Rimasti soli, Antonio ed io proseguiamo verso Siracusa; un’ultima sosta a Marzamemi prima di tornare a Marina di Ragusa, punto di partenza di questo bel giro, il 13 giugno.

Marzameni
 

Il tempo di rimettere in sesto la barca dopo 40 giorni di navigazione costiera ed il 21 giugno prendo un aereo per tornare a casa. Devo fare numerose visite mediche, ma il successivo programma è già pronto: il 23 luglio lascerò Lilli alle sue fisioterapie e tornerò da Refola, a Marina di Ragusa.