Con l’equipaggio
parzialmente rinnovato, fatto rifornimento di gasolio, domenica 29 ottobre
lasciamo il Marina Ibiza alla volta di Cala Negra, a 13 miglia, sulla costa
ovest dell’isola. Ci accompagna un venticello da SSW sui 12 nodi, praticamente
quasi in poppa. Dopo due ore siamo a destinazione, ancoriamo su fondale
sabbioso di 6-7 metri (39°01.718’N 1°37.051’E); il posto è bello e ben riparato
da un alto costone roccioso.
Il giorno seguente,
lunedì 30 ottobre, alla super alba (5.40, c’è ancora buio) partiamo per Cabrera,
piccola isola a SSW di Cap de Ses Salines, la punta più meridionale di Maiorca.
Vogliamo visitare il Parco nazionale marittimo-terrestre dell'arcipelago di
Cabrera, area naturale protetta istituita nel 1991 che protegge l'isola di
Cabrera e altri 18 piccoli isolotti in sua prossimità.
Il vento da SW è
rinforzato e varia tra i 15 ed i 28 nodi, e anche l’onda è aumentata fino a 1,5-2
metri. Con una bella veleggiata di otto ore percorriamo le 63 miglia, tenendo
una velocità media di 7,8-7,9 nodi; alle 13.50 entriamo nella stretta e lunga baia
di Puerto de Cabrera, disseminata di gavitelli. Ne prendiamo uno arancione, tra
i più vicini al pontile, su un fondale di 17-18 metri (39°08.953N 2°55.966E).
Caliamo in acqua il
dinghy per andare a terra, anche per regolarizzare il pagamento del gavitello;
in un primo tempo un addetto al controllo ci comunica che siamo a posto, avendo
io chiesto ed ottenuto l’autorizzazione per navigare nel parco. Il giorno
successivo, invece, la responsabile dei guardiani ci chiede di esibire la
ricevuta del pagamento dell’ormeggio. Ne siamo sprovvisti, ma per fortuna in
prossimità del bar c’è un segnale WiFi: proviamo e riproviamo a pagare l’obolo
richiesto, utilizzando tutte le nostre carte di credito, ma non ne veniamo a
capo. Non ci resta che chiamare Lilli, a casa. Ottima idea visto che infatti,
con una connessione stabile, lei riesce ad eseguire l’operazione in pochi
secondi. La “capa” dei guardiani ci aveva anche detto che dovevamo cambiare boa:
quelle arancioni sono per barche fino a 15 metri, mentre per noi ci vuole una boa
rossa (per barche fino a 18 metri). Ci adeguiamo alle disposizioni e ci spostiamo
sul lato opposto della baia.
Trascorriamo due giorni
ben riparati dal vento e dal mare: lunghe camminate sull’isola, nonostante la
stagione avanzata alcuni di noi hanno perfino fatto il bagno. Nel frattempo la
baia si è riempita di barche in cerca di riparo dal vento, che fuori continua a
soffiare bello tosto.
Mercoledì 1° novembre
alle 7.30 molliamo il gavitello. Navigheremo lungo la costa ovest di Maiorca,
ma la destinazione non è ancora definita. Il primo marina contattato, Porto
Colom, offre ormeggi solo a barche sotto i 15 metri; dalla barca seguitiamo a
chiamare via cellulare i vari porti e finalmente, dopo vari tentativi,
riusciamo a prenotare un posto al pontile a Porto Cristo.
Ci sospinge un vento da
WSW, 15-20 nodi che prendiamo al giardinetto; in cinque ore, percorse 33 miglia
alla velocità media di 6,7 nodi, giungiamo a destino. La manovra di ormeggio si
conclude alle 12.15 (39°32.367N 3°20.077E), ma nell’eseguirla ho purtroppo una brutta
sorpresa: l’elica di prua ha nuovamente smesso di funzionare e non mi spiego il
perché. La smontiamo per l’ennesima volta e contattiamo un meccanico in zona,
che viene a trovarci il giorno successivo: scompone e ripulisce uno alla volta
ogni singolo pezzo, riscontrando il consumo anomalo dei denti del pignone. Il
verdetto finale è che il pignone va sostituito; la buona notizia (si fa per
dire) è che lui e un suo collega andranno a Palma nei prossimi giorni e proveranno
a trovarne uno di ricambio, anche se sarà difficile. Prende in consegna l’elica
di prua e promette di darci notizie al più presto.
Scrivo all’Amel per
comunicare il mancato funzionamento dell’elica di prua, nonostante il montaggio
del loro kit nuovo di zecca; mi rispondono che non resta che inviare a Hyeres
tutto il piede, in modo che possano controllare tutti i componenti. Boh!
Sono un po’ amareggiato
da questo contrattempo. Come se non bastasse, anche le previsioni meteo non
sono fantastiche: nei prossimi giorni il vento aumenterà con raffiche a 60
nodi.
A questo punto,
considerato che il volo di Laura e Marteen per rientrare in Italia parte da qui
domenica 5 e che il meteo ci consiglia di restare al sicuro a Porto Cristo,
modifico il programma e posticipo la partenza per Minorca.
Ci organizziamo su
come passare il tempo. Mentre cerchiamo informazioni turistiche apprendiamo che
a Porto Cristo abita il famoso tennista spagnolo Nadal; a pochi metri dalla
nostra prua c’è il suo grosso catamarano a motore di 72 piedi e a Manacor, a 10
km, c’è un centro dove ha avviato una grande scuola di tennis. Attilio e
Claudia partono in avanscoperta col pullman e visitano una grande grotta nei
dintorni. Il giorno successivo noleggiamo due auto per girare l’isola: Laura,
Marteen, Giovanna ed io andiamo nella parte nord e poi proseguiamo nella zona
montagnosa ad est fino a Soller; Attilio e Claudia visitano il centro sportivo
di Nadal e la capitale Maiorca. Ci ritroviamo alla sera al porto de Soller
prima di rientrare a Porto Cristo.
Nel primo pomeriggio di
domenica 5 novembre Laura e Marteen prendono l’autobus per l’aeroporto. Ho molto
apprezzato la loro presenza a bordo, per la loro disponibilità ed allegria.
Dopo la loro partenza
faccio il punto della situazione: l’amico Gigi arriverà a Mahon il 7, le
condizioni meteo sono migliorate e consentirebbero di raggiungere Mahon a vela,
le probabilità che il meccanico trovi a Palma il pezzo di ricambio per l’elica
sono davvero remote.
La decisione è presto
presa: chiamo il meccanico per annullare la ricerca e farci riportare a bordo
l’elica di prua. Lui esegue prontamente, cosicché possiamo rimontarla. Siamo
pronti per riprendere il mare.
Lunedì 6 novembre, con il vento calato a 8-12 nodi,
salpiamo per Minorca a 54 miglia.
Una volta imboccato il
canale di Mahon telefoniamo ai vari marina per cercare un ormeggio per la notte.
Lo troviamo dopo la Punta de Cala Figuera, su una sorta di “isola galleggiante”,
un insieme di pontili attaccati l’uno all’altro a formare un quadrato con lato
di circa 15 metri (39°53.555 N 4°16.378’E). Abbiamo acqua ed elettricità,
possiamo andare a terra col dinghy atterrando in prossimità de “La sirena”, una
bella statua in bronzo sul lungomare occidentale di Mahon.
Il giorno successivo,
martedì 7 novembre, ci raggiunge Gigi, altro amico del Paterazzo, che ci
accompagnerà fino a Ragusa. Controllata la situazione meteo, che prevede ancora
vento da ovest - quindi sempre portante per la nostra rotta - decidiamo di
partire l’indomani.
Mercoledì 8 novembre alle
7.45 molliamo gli ormeggi. La destinazione è Carloforte, a 200 miglia. Siamo in
alta pressione, ci accompagnano il sole e un bel cielo sereno; il vento è un
po’ scarso, sui 10 nodi, così procediamo a vela e motore sul mare appena mosso
da un’onda di 0,5-1 metro da WSW; la sera c’è un piccolo rinforzo di vento,
possiamo spegnere il motore.
Arriviamo a Carloforte
alle 15.00 e ormeggiamo al Marina Sifredi (39°08.856’N 8°18.622’E). Facciamo un giro di ricognizione nel paese, che ci appare un po’ spento nelle strade più interne, mentre la zona portuale si vivacizza assai all’arrivo del traghetto dalla terraferma.
Rientrato in barca
torno a verificare la situazione meteo: la pressione si è abbassata a 1015-1016
mb, il vento è mediamente rinforzato sui 15-20 nodi da W-SW e la tendenza è al
peggioramento. In queste condizioni, decido di saltare la tappa prevista a
Teulada e partire l’indomani puntando direttamente su Favignana, a 222 miglia.
E così venerdì 10
novembre, alle 8 del mattino, lasciamo Carloforte sotto un cielo grigio, coperto
da nuvole. Un bel venticello al giardinetto, un’onda da W sui 2-3 metri che
prendiamo in poppa; procediamo tranquillamente a vela per 32 ore.
Nel pomeriggio di sabato
11 novembre siamo a destino: aggiriamo la punta orientale di Favignana,
costeggiamo il lato meridionale ed alle 16.30 caliamo l’ancora nella baia
Calamoni; il fondale è sabbioso sui 4-5 metri (37°55.020’N 12°19.950’E).
Purtroppo Punta Longa,
a W del nostro ancoraggio, ci protegge dal vento solo parzialmente e quindi per
tutta la sera e fino all’una di notte siamo martellati da raffiche fino a 35
nodi.
Le previsioni meteo
annunciano per i prossimi giorni un ulteriore peggioramento. A questo punto non
ci resta che anticipare l’arrivo a Marina di Ragusa, in modo da raggiungere la
destinazione finale e programmare il rientro a casa. Domenica 12, alle 8 del
mattino, salpiamo per raggiungere a Sciacca, distante 50 miglia.
Durante la navigazione
tentiamo di contattare i due Marina di Sciacca, quello della Lega Navale ed il
circolo nautico “Il Corallo”, ma non otteniamo alcuna risposta. Nonostante
questo, una volta arrivati, entriamo in porto. Abbiamo così modo di constatare
che il Marina della Lega Navale, oltre ad essere pieno, ha in corso grossi
lavori di ristrutturazione; anche il circolo nautico “Il Corallo” sembra non
avere spazi disponibili. Decido quindi di attraccare al molo del distributore
di carburante. La manovra, senza elica di prua e con raffiche di vento sui 20
nodi, non è semplicissima. Il primo tentativo di avvicinamento non mi riesce; il
secondo va meglio, Gigi e Attilio riescono a scendere e fissare le cime a terra
(37°30.200’N 13°04.595’E).
Terminata la manovra
di ormeggio e rassettata la barca, abbiamo ancora tempo per una passeggiata; ci
arrampichiamo su per la cittadella, molto frequentata, da cui si gode una
spettacolare vista sul porto.
Ormai la nostra
tabella di marcia è serrata. Lunedì 13 alle 7.30 lasciamo Sciacca; la
destinazione è Licata, a 51 miglia. La pressione è tornata alta, a 1022 mb; partiamo
con un venticello da ovest sugli 8-10 nodi, che rinforza nel pomeriggio a 10-20
nodi. Nel primo pomeriggio siamo a destino e nonostante il vento la manovra con
la poppa in banchina riesce bene: alle 15.30 siamo ben ormeggiati al Marina
Cala del Sole (37°05.804’N 13°56.613’E).
Il Marina è molto
bello: spazioso, tante belle barche, bagni e docce impeccabili, servizio di
lavanderia etc … Scopro che anche qui offrono l’ormeggio invernale: per la mia
barca di 16 metri dal 1° ottobre al 30 aprile il prezzo è 2.800€, più economico
del Marina di Ragusa che ho già prenotato a 3.000 €. Da tener presente per un
eventuale futuro !
Il giorno successivo,
martedì 14 novembre, lasciamo Licata alle 8.50 per l’ultima tappa della
stagione: con sole 37 miglia raggiungeremo Marina di Ragusa. Il vento è assente
alla partenza ma in compenso siamo in alta pressione (1023 mb); a metà mattina
arriva un bel venticello da ovest sui 15-17 nodi che ci porta a destino alle
14.30. Come sempre voglio lasciare la barca col pieno di gasolio, ci accostiamo
quindi al pontile del distributore, che però è al momento inattivo a causa di
lavori in corso (manca l’elettricità e le pompe non funzionano). Ci armiamo di
pazienza e dopo un paio d’ore arriva la corrente, facciamo rifornimento e ci
spostiamo al posto che il Marina ha riservato per Refola (36°46.847’N
14°32.829’E).
Ormai siamo ai compiti
finali: dobbiamo smontare l’elica di prua e spedirla in Francia alla base Amel
di Hyeres, tirar giù il genoa e portarlo in veleria per alcune piccole
riparazioni, smontare drizze e scotte, passare al loro posto i testimoni,
pulire a fondo sottocoperta, lavare la biancheria. Con il volo di rientro fissato per tutti il
giorno 18, abbiamo il tempo di concederci qualche escursione nei dintorni.
Prendiamo un’auto a noleggio; Attilio, che conosce la zona essendo stato qui
recentemente con il suo camper, ci fa da Cicerone. Visitiamo Donnalucata,
Scicli, Ragusa, Modica, tutti posti stupendi. Dal punto di vista culinario, come
dimenticare i cannoli del Caffè delle Rose nella piazza principale di Marina di
Ragusa?
Non mi resta che
ringraziare tutti gli amici che hanno partecipato a questo trasferimento. Un ringraziamento
particolare va ad Attilio, che oltre ad avermi segnalato il Marina di Ragusa è
stato un prezioso sostegno per tutta la navigazione aiutandomi a smontare
l’elica di prua innumerevoli volte e da ultimo facendomi conoscere i suoi preziosi
“contatti” sul posto.
Torno a casa, ad
assistere Lilli che è stata operata il 15 novembre ed ora dovrà affrontare la
riabilitazione del suo ginocchio nuovo.
Alle prossime !!!