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Una volta arrivati in Nuova
  Zelanda siamo stati travolti dalle mille cose da fare per preparare Refola
  all'invernaggio e noi stessi all'imminente partenza per l'Italia. Questo il
  motivo del nostro lungo silenzio, che colmiamo da casa raccontando gli ultimi
  giorni della terza stagione del nostro giro del mondo a tappe. 
La sosta ad Opua dura solo un paio
  di giorni, il tempo di riprendere fiato dopo l'avventurosa traversata. Lunedì
  2 novembre, insieme a Yaya, salpiamo alla volta di Whangarei. 
Programmiamo una sosta per la
  notte a Tutukaka Harbour, dove ancoriamo su un fondale di 4-5 metri di
  sabbia/fango (35°37.033'S 174°32.121'E). Baia tranquilla, in cui ci eravamo
  fermati anche l'anno scorso. Fa sempre freddo ed i bagni in mare sono ormai
  un lontano ricordo. 
Il giorno seguente, al momento di
  salpare, una nuova sorpresa: il verricello non funziona, siamo costretti a
  tirare su la catena a mano, fortunatamente in assenza di vento! 
Prima di arrivare all'ingresso del
  canale che conduce a Whangarei, incontriamo stormi di uccelli che a centinaia
  banchettano sulla superficie del mare. 
Abbiamo programmato l'arrivo con
  l'alta marea, poiché i fondali nelle ultime 3 miglia sono in qualche tratto
  inferiori ai 2 metri (noi peschiamo 2,05): alle 13.45 ormeggiamo al marina nel
  centro di Whangarei, Town Basin, dove ritroviamo Gerard e Claudine di
  Cassiopee. 
Sostiamo al marina otto giorni,
  dedicati ai lavori di rimessaggio: lavaggio di scotte, drizze, cime di
  ormeggio, disarmo e piegatura del genoa, cambio olio generatore e motore e
  riparazioni varie. 
Mercoledi 11 novembre ci spostiamo
  di 2 miglia ed ancoriamo davanti al cantiere Norsand, dove lasceremo la
  barca; siamo già stati qui lo scorso anno, pertanto siamo pratici del luogo e
  conosciamo le procedure di alaggio con il carrello che trainato da un
  trattore porterà Refola fuori dall'acqua. 
Ultimi giorni per completare le
  manutenzioni: ripristino della massa nel pozzo della sentina, infruttuoso
  tentativo di sostituire la control box del salpaancora,  che cercherò di
  procurare in Italia. 
Lunedì 16 novembre si parte:
  pullman per Aukland, poi volo a Melbourne, sosta tecnica a Kuala Lampur
  (Malesia), Dubai, Milano, dove arriviamo dopo circa 45 ore di viaggio. 
Ora scriviamo da casa, dopo aver
  smaltito un po' alla volta il cambio di 12 ore di fuso orario; abbiamo circa
  4 mesi per riprendere le nostre relazioni, coccolare i nostri anziani
  genitori e studiare il prossimo itinerario... | 
domenica 29 novembre 2015
SIAMO DI NUOVO A CASA!
domenica 1 novembre 2015
ARRIVATI IN NUOVA ZELANDA
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Lasciamo la Nuova Caledonia
  giovedì 22 ottobre. Coi nostri compagni di viaggio, Leopoldo da solo a bordo
  di “Yaya” (Gran Soleil 46), Gerard e sua moglie Claudine su “Cassiopee” (Amel
  SM gemella di Refola), concordiamo due appuntamenti radio SSB ogni giorno:
  alle 8 del mattino e alle 18, quando in frequenza ci sono anche gli altri
  navigatori italiani in Pacifico. 
Il piano di navigazione che ci ha
  preparato il “meteo-guru” Bob prevede che ci spingiamo molto ad ovest (la
  linea diretta sarebbe SE), con un doppio zig-zag, sostanzialmente per evitare
  una profonda bassa pressione e mare grosso, che altrimenti incontreremmo
  sotto la latitudine 30° sud. 
Gerard di “Cassiopee” non è molto
  convinto di questa strategia: parte due ora prima di noi e da subito tiene
  una rotta molto più diretta sulla Nuova Zelanda, ipotizzando anche di
  fermarsi a circa metà percorso a Norfolk (piccola isola appartenente
  all'Australia), per meglio valutare l'evoluzione meteo. 
Noi invece, insieme a “Yaya”, ci
  teniamo su una rotta intermedia tra quella consigliata da Bob e quella scelta
  da Gerard, in modo da poter optare per l'una o per l'altra, quando la
  situazione fosse più definita. 
I primi due giorni trascorrono
  tranquilli: navigazione veloce, con poca onda e nel sole. 
Al terzo giorno di navigazione, 24
  ottobre, siamo 70 miglia a NW di Norfolk. Una previsione meteo scaricata via
  radio SSB ci informa che la rotta consigliata da Bob non evita più la
  burrasca ed il mare grosso da sud, ma ci va dritto in mezzo. Gerard decide di
  fermarsi a Norfolk, mentre io invio una mail a Bob chiedendogli un
  aggiornamento del piano, e una valutazione sull'opportunità di fermarci anche
  noi. 
Bob risponde subito: la sosta a
  Norfolk non ci conviene, ribadisce che per sfuggire la perturbazione è meglio
  proseguire per altre 48 ore verso SW, poi invertire la rotta a ESE e poi
  finalmente puntare a SE, solo quando il peggio sarà passato. 
Salutiamo via radio Gerard (che
  con il senno di poi ha fatto la scelta migliore), e con Yaya 
  proseguiamo verso SW, con il vento da SE. Non stiamo andando precisamente in
  Nuova Zelanda (anzi Lilli conta le miglia che ci separano da Sydney e ci fa
  un pensierino), ma in compenso il mare è poco mosso e la navigazione
  confortevole. 
Tengo sempre sotto controllo
  l'evoluzione meteo. Due volte al giorno scarico i grib files e “Subtropic” in
  testo, che descrive i movimenti dei fronti nel Pacifico occidentale a sud di
  25° S. Man mano che andiamo avanti, purtroppo, queste previsioni non
  promettono niente di buono.  Sembra davvero difficile riuscire ad
  evitare la vasta perturbazione che incontreremo il 28-29 ottobre, con onda
  fino a 7 metri e venti di burrasca. 
Abbiamo 12 ore di anticipo sul piano
  di Bob, e ce le teniamo strette perché potrebbero rivelarsi utili, al momento
  dell'incontro fatidico. Continuiamo a navigare comodi, ma con la sgradevole
  sensazione che la navigazione tranquilla stia per finire e che dobbiamo
  prepararci al peggio. 
L'aggiornamento meteo del 26
  ottobre ci annuncia che fra tre giorni, il 29, avremo vento da 30 nodi al
  traverso e onde da 5 a 7,5 metri. Ci siamo! Cerchiamo di guadagnare miglia e
  giocare d'anticipo, non si sa mai che la perturbazione decida di rallentare
  all'ultimo momento. Con Leopoldo concordiamo di aggiungere un ulteriore
  appuntamento via radio SSB, alle ore 13. 
Mercoledì 28 ottobre, alle 7.30
  del mattino, Lilli scarica via radio la posta elettronica e riceve una nuova
  mail di Bob:  “Attenzione! c'è un avviso di burrasca, con onde superiori
  a 5 metri. Se siete nella posizione prevista dal piano (31°09'S 168°15'E),
  mettete subito la prua a nord verso Norfolk e non fermatevi fino a 29° S; se
  non ce la fate, fate rotta su NE e appena possibile girate a nord. Datemi
  conferma di aver ricevuto questa mail e comunicatemi le vostre decisioni”. 
Lilli era stata tranquilla fino a
  questo momento, ma mentre mi traduce il messaggio di Bob sento che la sua
  voce si incrina... All'appuntamento delle 8.00 aggiorno Leopoldo sulle nuove
  informazioni ricevute; anche lui resta abbastanza spiazzato, ma ci chiediamo:
  possiamo ignorarle? 
A malincuore mettiamo prua a NE
  (Lilli tenta di scherzare dicendo “Addio Sydney, noi torniamo alle Fiji”),
  pensando già di doverci rassegnare ad allungare la traversata di ulteriori
  3-4 giorni. 
Ma non sono del tutto convinto, e
  d'altronde chi mi conosce sa che la parola “rassegnazione” compare poco nel
  mio vocabolario: scarico altri aggiornamenti meteo, e valuto che il nostro
  anticipo sul piano di Bob potrebbe consentirci di passare noi prima della
  perturbazione, invece che aspettare che passi lei. Invio quindi a Bob
  un'altra mail: lo aggiorno sulla nostra posizione, gli prospetto l'ipotesi di
  una rotta diretta sul North Cape della Nuova Zelanda, che si trova a 250
  miglia, e chiedo il suo parere. 
Nel giro di mezz'ora Bob risponde:
  “Le 100 miglia di anticipo che avete fanno una grande differenza: se riuscite
  a tenere una velocità media superiore ai 7 nodi, potete arrivare al North
  Cape prima della burrasca; le successive ultime 100 miglia sono sottovento
  alla costa, perciò più facili. Fatemi sapere cosa decidete”. 
E qui le mie budella cominciano a
  contorcersi: quale sarà la scelta giusta? Meglio fuggire al maltempo ed
  aspettare che la situazione migliori o rischiare ed arrivare 3-4 giorni
  prima? Quante pagine sono state scritte su questo tema! Ma ora non stiamo
  facendo dispute teoriche; siamo per mare, anzi, in mezzo all'Oceano Pacifico,
  e tocca a me decidere, anche se sinceramente preferirei essere da un'altra
  parte... 
Faccio una prova: metto prua a SE,
  direzione North Cape. Con genoa, randa e mezzana la barca fila a 8 nodi e il
  vento dovrebbe aumentare da nord. È la scossa di cui avevo bisogno: “Ok
  Lilli, andiamo diretti”. Sono le 11.30 del 28 ottobre. Invio a Leopoldo e a
  Bob una mail col mio nuovo piano di navigazione. 
Leopoldo però non scarica la posta
  e apprende la notizia solo alle 13, al nostro appuntamento radio. Sulle
  prime, comprensibilmente, resta sconcertato; sono 5 ore che ha la prua a NE e
  io ribalto la frittata comunicandogli di aver virato a SE. Ci pensa un po':
  “Sì, forse è la cosa migliore - dice - ma la devo digerire, ci risentiamo
  alle 18”. 
Nel frattempo il vento rinforza da
  nord e poi da nord-ovest, a 20-25 nodi in poppa, mentre il mare aumenta
  velocemente con onda da NW sui 3-4 metri; la velocità della barca raggiunge
  punte di 10-11 nodi, in planata sulle onde. Abbiamo fatto la scelta giusta!
  Se avessimo proseguito con rotta NE, ci saremmo trovati, per almeno 24 ore, a
  combattere questa situazione di bolina. Invece stiamo andando veloci col
  vento in poppa, finalmente verso la meta, e abbiamo un buon margine per arrivare
  al North Cape prima dell'arrivo della burrasca da SW.  
Dal momento che la velocità è
  adesso un fattore cruciale, teniamo monitorata la percorrenza ogni due ore,
  per verificare che sia sempre superiore a 15 miglia (7,5 nodi di media).
  All'appuntamento radio delle 18 gli amici navigatori ci chiedono subito di
  comunicare la nostra posizione e come sta andando, tutti sono in pensiero per
  noi e fanno il tifo perché riusciamo ad arrivare indenni. Anche Leopoldo ha
  digerito la nuova rotta ed è contento, la sua Yaya fila a 11 nodi. 
Per la notte avevo già riavvolto
  la randa, perché con il vento girato a NW copriva il genoa; quando arriva il
  turno di Lilli avvolgo anche la mezzana, visto che le raffiche sono arrivate
  a 30 nodi. 
Verso la fine del turno di Lilli arriva
  un groppo, con rinforzo di vento e una fitta pioggia: il genoa, che lavorava
  a 10-15° da fil di ruota, va a collo ed il pilota automatico entra in
  allarme. Lilli è nel panico, afferra il timone e grida per svegliarmi. Corro
  fuori, accendo il motore, riduco il genoa e piano piano riporto la barca in
  rotta. Ormai è quasi l'ora del cambio turno, per cui resto di guardia e
  spedisco Lilli, un po' scossa, a riposare. 
Le ore passano e la Nuova Zelanda
  si avvicina di 15/18 miglia ogni due ore. Nei momenti in cui il vento cala
  e  la velocità scende sotto i 7 nodi, ci diamo “un aiutino” col motore. 
La mattina del 29 ottobre
  l'aggiornamento “Subtropic” ci avverte che la bassa che stiamo tentando di
  evitare, in spostamento verso est, ha aumentato la sua velocità da 5 a 20
  nodi. Dovrebbe arrivare al North Cape verso mezzanotte, ma noi possiamo
  ancora farcela, perché dovremmo raggiungere il capo verso le 22.30 (LT New
  Zeland), dopo di che saremo sottovento alla costa, perciò l'onda non dovrebbe
  infastidirci più di tanto. 
Noi arriviamo a North Cape
  puntuali, ma la bassa, birichina, è in anticipo di un'ora: non appena
  doppiamo il capo il vento rinforza da SW a 20-25 nodi. Dopo mezz'ora di
  assaggio, abbiamo 30-35 nodi di vento reale e 35-40 di apparente: con il
  genoa ridotto ad un fazzoletto di 13 mq. e la randa  ridotta come mai
  prima d'ora, filiamo a 8 nodi. La falchetta è quasi in acqua, le onde ci
  prendono al mascone e spazzano la coperta, ma la barca non batte e accelera
  sotto raffica senza straorzare. Il pilota automatico lavora bene con piccoli
  angoli di timone e questo mi rassicura, ma in ogni caso non stacco gli occhi
  dagli indicatori del vento. Il cielo è nuvoloso, ma il mare si illumina
  diventando argentato e scintillante ogni volta che la luna, piena, trova un
  varco tra le nuvole. 
Quando inizia il turno di Lilli,
  alle 23, riduciamo ulteriormente la randa. La manovra riesce agevolmente e la
  barca reagisce bene alle raffiche; il ventone continua fino alle 2.00, quando
  riprendo il turno io. Poco dopo scende a  20-25 nodi, così aggiungo un
  po' di tela e continuiamo a viaggiare a 7-8 nodi di velocità. 
All'alba entriamo nella grande Bay
  of Islands, il vento è calato ulteriormente sui 15-20 nodi, sempre da SW, e
  ci consente di andare a vela fino a 3 miglia dall'arrivo. 
Alle 10.00 del 30 ottobre
  arriviamo ad Opua; Leopoldo, che abbiamo raggiunto durante la notte, è a meno
  di un miglio da noi. Ormeggiamo al pontile della quarantena, dove ci
  raggiungono subito i funzionari di dogana/immigrazione e la Bio-Security per
  le pratiche di ingresso in Nuova Zelanda. Stappiamo una bottiglia di Cartizze
  e poi ci concediamo un meritato riposo; questa volta abbiamo proprio la
  sensazione di aver guadagnato e sudato una meta. Per la prima volta, dopo una
  lunga traversata, non provo quel sottile dispiacere di veder finire una bella
  esperienza, ma prevale un grande senso di sollievo, e di soddisfazione. 
Il piano originario di Bob
  prevedeva che avremmo dovuto percorrere 1326 miglia, la rotta diretta
  passante per Norfolk  sarebbe stata 915 miglia; noi ne abbiamo percorse
  1249 in 8 giorni, alla media di 6,5 nodi. 
Gerard è arrivato il giorno prima
  di noi, nel pomeriggio, dopo aver sostato 12 ore a Norfolk, senza tutte le
  nostre apprensioni e senza incappare nella burrasca che noi abbiamo preso per
  fortuna solo di striscio. Si vede che anche i meteorologi, come tutti,
  possono sbagliare. | 
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